Qualche giorno fa sono andata a trovare un’amica che non vedevo da un po’ di tempo. Anche vivendo nella stessa città, magari neanche tanto distanti, non sempre è facile coltivare i rapporti e vedersi quanto si vorrebbe, anche con persone a noi molto care. Ci eravamo sentite per telefono, aggiornandoci sulle nostre vite, dunque sapevo che nella sua erano avvenuti dei cambiamenti che, come spesso accade ad una certa età, avevano un sapore definitivo. Finalmente riesco a trovare il tempo e il modo per vederci.  La trovo in gran forma, nei suoi soliti jeans, con un viso più disteso e il suo sorriso di sempre. Due donne insieme in una stanza, con un arretrato di racconti e chiacchiere, fanno piangere le pareti. Mi spiega che in seguito ad un problema di salute, in via di risoluzione, ha deciso di lasciare il “lavoro” che aveva. Per più di quindici anni aveva lavorato in un pub, rigorosamente al nero, incastrando le serate con le sue incombenze di madre divorziata. Adesso, avendo da un pezzo superato l’età media di una cameriera da pub italiana (nei paesi anglosassoni e anglofoni nessuno si stupisce di essere servito anche da una signora con i capelli bianchi, al contrario di quello che accade da noi) aveva deciso di smettere, anche perché cominciava a pesarle tornare a casa alle due di notte avendo una vita di giorno che l’aspettava. Era in cerca di qualcos’altro, ben sapendo che non sarebbe stata un’impresa da poco in questo che non è un Paese per giovani, figuriamoci per “vecchi”!  Era fiduciosa, sanamente realista, ma ottimista.”Qualcosa troverò” mi disse mentre si infilava le scarpe per scendere insieme a me a fare una passeggiata.    Sul mobile nella sua stanza notai tre barattolini trasparenti con dentro delle monete. “Ti sei data al collezionismo?” le chiesi. Lei mi guardò ridendo “Non conosci il ‘metodo salvadanaio’?”             Un punto interrogativo mi si disegnò sulla faccia. Mi spiegò indicandomi i barattoli: “ Ho fatto il calcolo che vado dal parrucchiere all’incirca ogni due mesi per tagliarmi i capelli e spendo  30 euro (capelli cortissimi e cliente da anni), perciò con 50 centesimi al giorno copro la spesa. Quest’altro barattolo è per il taxi che mi serve per portare Matteo dalla dottoressa due volte al mese, non avendo la macchina: un euro al giorno e sono a posto, poi torniamo a piedi o con l’autobus (l’andata è quella più difficile e sono stretta con i tempi ). Il terzo, come vedi , è quello più vuoto: lì butto dentro le monetine più piccole e quando sono abbastanza e danno un film che voglio proprio vedere vado al cinema.  Ho tagliato i caffè al bar, il giornale (leggo le notizie online), sono più attenta nel fare la spesa. Sono piccole cose, ma possono fare la differenza. In fondo il salvadanaio è la banca dei bambini”. E’ vero, chi di noi da bambino non ha messo da parte i soldi, faticosamente risparmiati, per comprare qualcosa a cui teneva particolarmente? E, dunque, nei momenti difficili, in quelli in cui ci si deve basare sull’essenziale e dare delle priorità, l’organizzazione mentale di un bambino, che si basa su concetti elementari e accessibili a tutti, ci viene in aiuto e forse ci fa riscoprire la semplicità e il vero valore dei soldi, ci spinge a farne un uso diverso e più corretto.                                            Un salvadanaio ci salverà?