Prima Parte

PERSONAGGI E INTERPRETI

LA CONCHIGLIA Marilda NICOLINI
LA PATELLA Editore e filosofo
IL GAMBERO Scrittore
IL POLPO PRETE Medico Scrittore
IL PESCE PILOTA Pittore
IL POLPO MARIO Avventuriero
LA STELLA MARINA Donna Affascinante
I MUGGINI Gruppo Politici
IL DELFINO Sacerdote

Era una dolce mattinata d’autunno, mare calmo e trasparente, cielo con qualche nuvoletta rosa.
Il sole illuminava già le case di Portobello dove Miche stava varando la sua barca a remi per la solita ricognizione mattutina della Baia
Salutò da lontano la Milli che arrancava sulla salita dei Frati, ancora in ombra a quell’ora.
Entrambi avevano la bellissima abitudine di fotografare quel piccolo angolo di Paradiso, dando la possibilità a chi era stregato da esso, di gioirne anche da lontano.
E così, ogni giorno, gli amici di F.B. vedevano il luogo dove avevano lasciato il cuore.
Ma non succedeva lo stesso con il fondale del golfo, esso rimaneva nascosto alle macchine fotografiche e solamente chi lo aveva esplorato con la maschera nel corso degli anni lo conosceva bene.
Era molto vario: sabbia, scogli di ogni tipo, alghe, pezzi di cemento della terrazza di un Albergo distrutta anni prima da una mareggiata, tronchi di agavi.
Il tutto però era diventato un paesaggio armonioso e affascinante.

Arrivato il sole anche dall’altra parte della Baia, la popolazione dei fondali cominciò a risvegliarsi: qualche piccolo movimento, bollicine e increspature sulla superficie del
mare.
La Conchiglia che viveva sulla Careghetta, si nascose nella fessura dello scoglio anche se, visto il suo aspetto disastrato, non interessava a nessuno.
Era stata massacrata da una scheggia di cemento durante quella famosa mareggiata.
Però era ancora lì, nella sua postazione dalla quale, non vista, controllava tutto.
Come, per esempio, il suo vicino di fronte, la Patella, che sul suo scoglio, la Sardegna, stava cercando di fare colazione grattando un po’ di alghe con la sua radula.
Era uno strano personaggio La Patella, sapeva di tutto e di tutti perché anche se non andava per il mondo, era quello che veniva da lui.
Grande filosofo, aveva fatto dell’immobilità la sua ragione di vita ma il pensiero
viaggiava, eccome!
Era un punto di riferimento per molti, come per esempio per quello strano gambero troppo grosso e troppo rosso per quei fondali che arrivava tutte le mattine a trovarlo partendo dai Trei Frè ; regolarmente si impigliava nelle alghe, rimaneva sepolto sotto la sabbia, perdeva la direzione e ritornava al punto di partenza
Finalmente raggiunta la meta, non aveva più fiato, ma la Patella non si scomponeva e aspettava.
Anche il linguaggio del Gambero era un po’ confuso: lunghe pause, frasi a metà, argomenti affrontati a ritroso.
Ma i due si capivano perfettamente, anche scambiandosi timidi segnali al passaggio di gruppi di ziguelle e occhiatine.
Che nostalgia del passato!
Ed era questo il loro scopo; recupero delle tradizioni e diffusione della conoscenza nel “loro” mare.
Lo scoglio Sardegna era appunto il laboratorio di tutto ciò e i vecchi pesci del Golfo lo raggiungevano quando ne avevano le forze.
C’era il Pesce Prete il quale viveva tra le rocce che si tuffavano in mare dalla Chiesetta di San Nicolò
Veniva dai mari del sud ma, scontroso e introverso, si era inserito bene in quella Baia silenziosa dove tutti si facevano i fatti loro.
Mentre arrancava verso la Sardegna lo sorpassò il Pesce Pilota che arrivava addirittura dalla Baia di Ponente dove aveva tutto lo spazio che gli serviva per disegnare i suoi ghirigori con velocità e perfette traiettorie che stupivano tutti.
Piombò sul povero Gambero che trafficando con le sue antenne, si era appena trovato un bel posticino vicino alla Patella.
Dalla Chiappa del Lupo arrivò colui che era il più presuntuoso e si credeva il padrone del Tigullio: Polpo Mario passato avventuroso e presente dedicato al Gruppo della Patella con il quale condivideva i ricordi di una vita intensa.
Passando davanti alla Marinetta, deviò per godere meglio della vista di un gruppetto di Ricci e Gritte che si crogiolavano al sole, nelle pozzanghere che si formavano tra quegli scogli piatti e lisci.
Polpo Mario lanciò una spruzzatina di nero, raggiunse gli amici della Tana della Patella e tutti insieme iniziarono le loro elucubrazioni.

Guardarono con sufficienza due Granchi che tutte le mattine sfoggiavano i loro fisici e la loro forza andando a Punta Manara dove si arrampicavano su quella ripida parete rocciosa dalla quale dominavano tutto il Golfo, sopra e sotto il mare.
Esperienze indimenticabili che a volte condividevano con due belle Riccette che lasciavano il relax della Marinetta per seguirli. Erano toste e se la cavavano bene nelle arrampicate.
Solo una volta una riccetta rotolò giù ma il Granchio la afferrò con le sue chele e, pur spaccandole qualche aculeo,la salvò.
Tutto finì bene.

In tarda mattinata la spiaggia si popolava di bimbi che inventavano mille giochi, mamme che si abbronzavano e pensionati che passeggiavano sulla battigia.
Ma i nostri amici in fondo al mare erano tranquilli perché l’acqua già fredda, non invitava a bagni fuori stagione.
Quello che gettò lo scompiglio in tutto il Golfo, fu invece un banco di Muggini che, usciti dal porto di Genova, andavano in cerca di acque più pulite e più sicure
Saltavano come grilli e avevano attirato tanti altri pesci nel loro percorso.
Tra questi Stella Marina che con le sue cinque braccia faceva una gran fatica a seguirli, ma era battagliera e niente l’avrebbe fermata.
Arrivati davanti alla Baia suscitarono l’interesse di tutti.
Dalla sua tana persino la Patella era tentata di lasciare lo scoglio per rendersi conto del significato di quello Tsunami
Il Gambero, in confusione completa, voleva andare ad intervistare il capo dei Muggini
Le Ziguelle e le Occhiate, curiose e pettegole, si mischiarono al Banco mentre Ricci e Granchi si godevano il tutto dall’alto della roccia.
La Conchiglia della Careghetta che nella vita ne aveva visto di tutti i colori, pensò: la solita fregatura!
Ma poi riconobbe Stella Marina laggiù vicino alla diga e cominciò ad agitarsi per farsi notare: riuscì nel suo scopo e si incastrarono in una specie di abbraccio.
Strani disegni del destino le aveva fatte incontrare e un profondo legame si era stabilito tra di loro.
Un amico comune, un meraviglioso Delfino, nato e cresciuto nella Baia che con la sua eleganza e i suoi “ultra” suoni allietava tutti gli abitanti del fondale.
Purtroppo era rimasto impigliato nella rete di un antipatico pescatore inglese, un certo Parkinson che lo tenne prigioniero e lo fece soffrire a lungo.
Il Delfino riusciva lo stesso a mandare segnali agli amici e a tenerli uniti; era stato veramente speciale, anche ora che fisicamente non c’era più, la sua presenza era costante.
Stella Marina strinse ancora la Conchiglia e si affrettò a raggiungere quel variopinto Banco che marciava verso altri lidi.
Il sole volgeva al tramonto e disegnava le ombre lunghe delle case di Portobello sulla spiaggia; Miche aveva tirato in secco la sua barchetta.
Le campane dei Frati suonavano l’Ave Maria.
Sul fondale ognuno ritornò ai suoi scogli prima di essere colto dal buio.
Era trascorso un altro giorno uguale ai precedenti e a quelli che sarebbero venuti.
La Conchiglia lanciò un’ultima occhiata alla Patella e pensò: “Che sia questa l’Eternità?.