Il bosco è spaventoso la notte, eppure Cappuccetto Rosso l’attraversa impavida, diretta a quella casetta nel profondo dove la nonna l’attende.

Lo so, non è questo il suo vero nome, lei si chiama Eloisa e non è una bambina. Percorre quasi tutte le notti quel sentiero, forse con la segreta speranza che qualcuno esca dal folto e l’afferri per trascinarla via dalla sua squallida vita, dalle carezze non volute, da un futuro più buio del presente.

Lei  sa che i veri mostri non sono nella foresta, ma nelle case illuminate della sua gente, negli occhi porcini degli uomini vogliosi, nelle mani adunche di donne interessate, mediatrici, mammane.

Così, alla sera, quando smette gli abiti eleganti, i tacchi alti e le sciarpe di seta, indossa quel suo vestitino rosso di quando era una bambina e che ormai non riesce più a coprirle le gambe, e scende a piedi nudi sul sentiero di aghi di pino, forse cercando una catarsi nell’annullamento di sé, nel dolore, nella morte. Ma io vedo i suoi passi, e tolgo i rami di spine dalla sua strada perché non possa ferirsi, e tengo lontani i pericoli del suo cammino, così che non senta ringhiare e strisciare vicino ai piedi.

Alla luce della luna la sua pelle è diafana, verdi come le foglie i suoi occhi. Nei miei pensieri è una creatura di magia, un elfo, una fata che attraversa per poche ore la mia vita e i miei sogni, leggera come una nuvola nel cielo di primavera. Verrà il giorno in cui questa magia finirà e il bosco tornerà silenzioso e triste, lo so. Uno dei mostri della città spezzerà questo fiore tra le sue dita unte e grasse, e io non potrò fare niente per difenderla. Vorrei uscire dall’ombra per manifestarle il mio amore e la mia devozione, per salvarla e portarla con me, ma non oso perché so che lei proverebbe soltanto paura ed orrore, perché lei è la bella e io sono il lupo, la bestia. Il vero amore esiste, sì, ma solo nelle fiabe.

Tutte le sere cammino lungo questo sentiero con il mio cestino in mano, facendo finta di portare le mie cose alla vecchietta che un tempo viveva nella casa nel bosco. Tutte le notti arrivo all’uscio, spingo la vecchia porta di legno ed entro nell’unica stanza vuota, accendo il lume a petrolio e consumo la colazione in silenzio, per poi ritornare lentamente a casa. Lui è là fuori, lo sento: una presenza silenziosa e potente che veglia sui miei passi e segue il mio cammino. Non so chi o che cosa sia, e se non temessi di essere pazza direi che mi ama, ma questo è soltanto il mio sogno. La realtà è la vita brutale della città, i mille uomini che incontro e che mi rubano ogni giorno un poco di bellezza e di vita, lasciandomi  in cambio le loro scorie e brandelli del loro unico dio, il denaro. Non so perché venga qui, che cosa speri; quello che so è che se il bosco è così silenzioso… ci deve essere una presenza nascosta, e nei miei sogni più assurdi spero che balzi fuori dall’ombra per prendermi per mano e portarmi via con lui. Così spio ogni ombra e immagino ogni respiro, ma sono sogni. L’amore puro esiste, forse, ma solo nelle fiabe.