LA FOTOGRAFIA

Elsa prende fra le mani la cornice appoggiata sul comò in camera da letto,
si avvicina alla finestra, scosta la tendina per avere più luce e  si mette
a guardare attentamente la fotografia. Un sorriso amaro affiora alle sue labbra nel
vedere l’uomo lì immortalato, eternamente giovane e bello. Oh sì, era bello il suo Ermes.
Ricordava esattamente il momento in cui gliel’aveva scattata.

Avevano programmato una gita quel giorno, lei portò con sé la macchina fotografica, le piaceva fotografare i luoghi che visitava. Uscì dal portone e lo vide: l’aspettava appoggiato all’automobile con un braccio sul cofano, indossava un completo di lino bianco, cravatta e cappello scuri e l’immancabile sigaretta fra le labbra. Quanto era affascinante!

Prese la macchina fotografica e lo chiamò, lui si girò verso di lei … Click!  Lui rise divertito.

Era pazza di lui, quando lo vedeva si sentiva pervadere da un desiderio irrefrenabile. Avrebbe voluto dirgli “Non andiamo da nessuna parte, restiamo in casa a fare l’amore”.

Si sofferma ad osservare i lineamenti del viso passando leggermente l’indice sul vetro della cornice ; occhi neri dallo sguardo malandrino, bocca sensuale, i contorni del volto ben squadrati e le fossette sulle guance. Insieme al fisico asciutto ed elegante facevano di lui un maschio irresistibile.

Purtroppo non piaceva solo a lei… piaceva a tutte. Elsa si rabbuia, quanta sofferenza, quanta gelosia nel vedere gli sguardi languidi delle altre donne, anche le sue amiche gli dedicavano sorrisi

ammiccanti, senza curarsi della sua presenza, senza accorgersi di quanto soffriva. Lui le assicurava che non gli importava nulla delle altre, ma si vedeva chiaramente che ne era lusingato.

 

Elsa si stacca dalla finestra e si avvicina al letto: eccolo ora il suo Ermes, dieci anni dopo, ancora giovane ma ridotto a una larva, capelli radi, occhi spenti; lo guarda e le lacrime le riempiono gli occhi, un dolore sale a stringerle lo stomaco in una morsa. I ricordi riprendono a martellare la sua mente…

 

Quella sera che gli aveva fatto una sorpresa recandosi al suo ufficio perché avrebbe lavorato fino a tardi, e lo aveva trovato avvinghiato alla sua migliore amica. Era fuggita senza farsi vedere col cuore che batteva all’impazzata. Non fu l’unica volta, folle di gelosia lo seguiva di nascosto, scoprendo così i suoi molti tradimenti. Non disse nulla, mai, non voleva perderlo, l’importante era che tornasse a casa da lei ogni sera, e le dicesse “Ti amo”.

 

Ermes apre gli occhi e la guarda; le lacrime gli bagnano le guance, avrà capito? Che importa, ormai sta morendo.

 

Elsa lo guarda indifferente, la gelosia, l’amore e la sopportazione col passare del tempo si sono trasformate in odio. Lo guarda e pensa che il veleno per topi somministrato pazientemente nel cibo per molto tempo in piccolissime dosi, ha dato i suoi frutti.

 

Torna alla finestra e riprende ad osservare la fotografia: ecco, quello è il suo Ermes, eternamente bello, eternamente suo.