Sai, James, c’è una frase, di te, che non ho mai dimenticato, né potrò mai.
Una frase che mi è rimasta scolpita dentro, nel profondo della mia anima, del mio cuore, del mio essere.
Delle parole, tue, che mi hanno accarezzata come da una vita non ricordavo più, e mi sono sentita tornare ragazzina, per l’intensità di emozioni, sensazioni, sentimenti che mi hanno catturata senza scampo, lasciandomi però in eredità una gioia interiore che ho voluto nascondere e conservare in un angolino ben occultato dentro me stessa, ed alla quale attingere, ancora e sempre, anche oggi, anche ora, nei momenti in cui più forte si fanno sentire la nostalgia, il ricordo, il desiderio di momenti vissuti, realmente o idealmente non ha poi grande importanza, ora…

Fu quando, all’inizio di quell’estate, mi dicesti della tua intenzione di raggiungere quella piccola località di mare, per incontrarci, per conoscerci, per “toccarci”, anche de visu, come già era ormai avvenuto ad un livello interiore e profondo, attraverso chilometrici messaggi quotidiani che mi (ci?) avevano scavato dentro, e mi avevano toccata nel profondo, annidandosi dentro, dapprima in modo impercettibile, poi via via sempre più forte, crescente, inesorabile.
Irrinunciabile.
Quando mi scrivesti ” … Vengo al mare, lì, da te. Parliamo. Facciamo quello che vuoi: andiamo in spiaggia, camminiamo sulla sabbia, a piedi nudi, usciamo a cena, a passeggiare, ti porto anche a ballare, se vuoi…
Mi sono rimaste scolpite dentro, sai, quelle parole.
Nessuno, mai, da un tempo infinito che abbraccia più generazioni, mi aveva più parlato così.

Ti porto a ballare…

Io che da bambina amavo ballare, che da ragazzina adoravo volteggiare sulla punta di piedi, e la vita mi ha poi condotta su strade di doveri, obblighi, responsabilità.
Ed ho dimenticato di come si faccia a ballare…
Balliamo, James.
Balliamo, io e te.
Lasciamoci prendere dalla gioia e dall’incanto di qualche passo di danza condiviso, abbracciati, ridenti, entusiasti, leggeri…
Anche a 70 anni, sì.
Anzi, ancora di più!
Balliamo.
Prendiamoci il tempo, per farlo.
Per gioire, per ridere, per condividere.
Per Vivere.
Quel Tempo che veloce fugge via, e noi con lui, senza poter tornare indietro.
Ma lui, il Tempo, resterà. Noi no.
Ed è prezioso, molto, il Tempo, sai. È la cosa più preziosa che abbiamo, senza poterla possedere né modificare.
Prenditi il tempo, James.
Ri-prenditi il Tempo.
Finché c’è, per noi. Finché ci sarà.
E vale anche per me.

È così che quelle tue parole (e le mille altre di mille altri preziosi dolcissimi passionali profondi e partecipati messaggi) mi sono rimaste dentro.
Le conservo
Le custodisco
Le ricordo
Le accarezzo.
Perché sono importanti, per me. Perché mi fanno del bene. Perché mi fanno sentire ancora e finalmente desiderata, apprezzata, “amata”, anche a questa nostra età, perché no…
Come da tanto, da troppo tempo non era.

Balliamo, James.
Vieni.
Apriamo le danze.
Volteggiamo, anche goffi e impacciati, non importa. Balliamo.

“Mi sei entrata dentro”, dicevi, allora.
E non mi accorgevo che lo stesso, ormai, stava succedendo a me.
Anche a me.
Quella che di solito, invece, si negava.
Aveva imparato a negarsi.
Per non farsi colpire, per non farsi trafiggere, per non starci male, per non soccombere.
Mentre invece anche QUESTO è vivere.
Ancora.

E così è stato.
E così è ora, per me.
Ora, che le parti si sono incredibilmente e inaspettatamente invertite; ora, che sono io ad annegarmi nel tuo pensiero, nel tuo ricordo, che vorrei solo tale non fosse; io, che mi ritrovo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto del mio tempo irrimediabilmente “persa” in te, questo tempo amabile e beffardo, che da un lato ti seduce e dall’altro ti inganna…
Io, dall’alto fragile piedistallo di gesso di un’età ormai vissuta ma ancora bambina, dentro.
Preoccupante.
Coinvolgente.
Invadente.

Irrinunciabile.

Balliamo, James?