L’uomo scese dal letto sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, andò in cucina e accese la macchinetta del caffè. Poi tornò in camera, guardò la moglie che dormiva beatamente, per non disturbarla lasciò le tende chiuse e tornò in cucina. Aspirò con voluttà il delizioso aroma del caffè, se ne versò una bella tazza e uscì sulla veranda.
Un grido di raccapriccio uscì dalle sue labbra, la tazza del caffè gli cadde dalle mani frantumandosi al suolo. Cos’era successo al suo bel giardino? Gli alberi da frutto rinsecchiti, sul terreno arido, pieno di crepe, non c’era neppure l’ombra dei magnifici fiori e delle aiuole che la moglie curava con tanto amore. Il cielo coperto di nuvoloni scuri gettava una luce sinistra e desolante tutto intorno.
“Ma che succede? – gridò l’uomo – sto sognando?”
Terrorizzato tornò in casa e corse in camera da letto:
“Marta, Marta svegliati! Vieni a vedere”.
La moglie non rispondeva, lui si avvicinò velocemente e la scosse…
Con orrore si ritrovò tra le mani una camicia da notte vuota, il corpo della moglie sparito.
“Oh mio Dio… sto impazzendo! Marta! Dove sei? Dove sono io?”
Attraversò correndo tutte le stanze, di lei nessuna traccia. Passando davanti allo specchio in anticamera vide qualcosa che lo tramortì: la sua immagine riflessa mostrava un uomo senza volto, un fantasma con addosso gli abiti. Sulla mensola giaceva un orologio deforme, quasi liquefatto, come se fosse stato esposto ad un fortissimo calore.
“Ho capito, sì sì, ho capito tutto – mormorava – sono morto, sì sono morto e questo è l’adilà”.
Una voce cavernosa lo scosse:
“Sei stato privilegiato uomo, hai potuto vedere ciò che accadrà in un prossimo futuro a causa dell’incuria e della malvagità degli esseri umani, che si autodistruggeranno con guerre, corruzione, sopraffazione”.
“Chi c’è? Chi sta parlando? Io non ho fatto del male a nessuno, sono innocente”.
“Nessuno è innocente!” – sentenziò la voce.
“Non è vero! Io sono una brava persona, non ho fatto niente di male, sono innocente… sono innocente… sono inn…”
“Anselmo! Anselmo cos’hai da gridare? Che significa ‘sono innocente’? Hai avuto un incubo!?”
L’uomo si drizzò a sedere sul letto, sudato e stravolto, guardò la moglie che lo osservava preoccupata:
“Marta, oh Marta ci sei!”
“Certo che ci sono, ma sei impazzito? Cos’avevi da gridare!”
“Oh, sapessi, è stato terribile!”
Scese dal letto e andò subito davanti allo specchio… e cominciò a ridere, convulsamente, istericamente:
“Ho ancora la mia faccia, ho sognato, oh Dio ti ringrazio! Credevo di essere morto”.
“Vieni – disse Marta con compatimento – andiamo in cucina, ti faccio un caffè doppio”.

L’aroma del caffè caldo gli penetrò le narici, aspirò con voluttà, se ne versò una tazza e uscì sulla veranda. Il giardino era là, tutto fiorito, gli alberi erano carichi di buoni frutti. Al colmo della felicità si addentrò fra le aiuole, accarezzò i fiori e allungò la mano per cogliere un frutto.
Un senso di vertigine lo assalì vedendo alcuni rami dell’albero privi di foglie e rinsecchiti.