Prendo spunto da Patrizia Benetti “Mi sveglio in un’epoca che non è la mia”

Ero solo un ragazzo quando incontrai Walter, fu un puro caso, eravamo al bar, io ordinai un caffè, poi mi accorsi di aver lasciato a casa il portafogli. Lui fu così gentile da offrirmelo, iniziò così una bella amicizia, che mi permise di conoscere molti particolari della sua vita. Era sposato, senza figli, annoiato, deluso da un matrimonio già stanco, avrebbe voluto lasciare tutto e andarsene ma si faceva molti scrupoli, in fondo la moglie era una brava ragazza, gli voleva bene ma, avevano pochissimo in comune e poi lui era un tipo piuttosto volubile. Io me ne innamorai all’istante, lo guardavo adorante; lui parlava e pareva non accorgersi di nulla, ma mi sbagliavo. Un giorno mi guardò negli occhi in un modo diverso, molto diverso… cominciò così la nostra storia “diversa”. Non durò molto perché una mattina Walter venne al bar con un’espressione sofferente, disperata. Gli avevano diagnosticato un cancro, non gli restava molto da vivere. Io restai annichilito da quella notizia, ormai l’amavo oltre ogni limite, sarei morto al posto suo. Un mese dopo mi comunicò la sua decisione: si sarebbe fatto ibernare. Lo avrebbero risvegliato fra cent’anni e il cancro sarebbe diventato sicuramente un male debellato, glielo avevano assicurato.
“No! Non ti lascerò andare da solo, verrò con te!”
“Sei pazzo, tu sei giovane e non sei malato”.
“Senza di te non potrei vivere”…

– Ho tanto freddo, che succede? Apro gli occhi piano piano, non posso muovermi, sono chiuso in un contenitore trasparente, che gelo! Ora ricordo… Walter, l’ibernazione, sì ricordo tutto adesso, ma lui dov’è? Giro lo sguardo alla mia sinistra e… Eccolo è lui, sì è proprio lui, si è svegliato, che gioia! Mi ha visto e mi sorride. Ora lo cureranno e vivremo sempre insieme in un mondo nuovo. Due persone, senz’altro due assistenti, lo hanno tirato fuori dal contenitore e disteso su un tavolo bianco. Guardo i medici che lo stanno visitando, sono strani, esangui, inespressivi, inquietanti. Walter gira la testa verso di me, ha gli occhi sbarrati, muove la bocca ma io non posso sentire cosa dice chiuso qui dentro. Intuisco solo che è terrorizzato… ma perché? Poi capisco. Un assistente ha applicato a fianco di Walter un piccolo cartello: “CAVIA 10334”
Quello che credo sia un dottore estrae un bisturi e comincia a tagliargli il petto.
Walter ha la bocca spalancata, sta urlando, ma che succede!? Cosa gli fanno?
Vedo con orrore il petto squarciato di Walter, gli hanno tolto il cuore, ora lui non grida più… è morto! Io tremo, tremo di paura, di freddo, di orrore. I medici, ma ormai dubito che lo siano, volgono il loro sguardo vacuo verso di me. Uno di loro mi indica, due assistenti si avvicinano al mio contenitore, stanno per aprirlo. Il corpo esanime di Walter è già stato portato via. Mi estraggono da quel loculo ghiacciato e mi depositano su quel tavolo. Con raccapriccio vedo un  cartello “CAVIA 10335”. L’uomo che ha ucciso Walter ora si avvicina a me col bisturi ancora insanguinato. Dio aiutami! Uccideranno anche me… Noooooo!  “