Mi chiamo Nessy e vivo negli abissi. Che siano le verdi profondità di uno specchio d’acqua o gli oscuri recessi dell’animo umano poco conta, sono un mostro. Che cosa significa? Che spavento la gente, la terrorizzo e soprattutto posso reagire malissimo quando mi arrabbio.
Ci sono tante cose che mi fanno arrabbiare e spesso ho paura delle mie reazioni. Per questo cerco di rimanere nascosto, silenzioso, cerco di apparire poco, di non venire mai in superficie.
A volte emergo per curiosità, e solo quando sono sicuro che non ci sia nessuno in giro. Lo faccio per guardarmi intorno, per cercare di capire il mondo, per non sentirmi solo. Sono quelle le volte in cui mi trovo addirittura bello. Mi specchio nel riflesso dell’acqua e ammiro il mio lungo collo e quel musino che non capisco perché debba fare tanta paura.
Ma come ho detto sono un mostro e per sopravvivere devo mangiare anche io. Di cosa mi nutro?
Soprattutto di sentimenti. Qui nel mio rifugio, negli abissi del mio lago, ne trovo di tutti i tipi La verità è che i sentimenti sono variegati, non esiste il sentimento assoluto. Buoni o cattivi che siano, i sentimenti non sono mai puri. Il bene contiene sempre un po’ di male e il male sempre un po’ di bene. Non esiste il rancore senza la malinconia, la vendetta senza l’amore, l’amore senza la gelosia, la gelosia senza un pizzico di pazzia. Qualsiasi sentimento è permeato da altri e questo rende la mia alimentazione variegata. Così variegata quanto la natura umana.
Ciò rende però anche la mia caccia sofisticata. Sono un predatore e questo crea già nell’immaginario collettivo l’idea di un mostro cattivo. È solo che ho bisogno di mangiare, come tutti voi, ma a differenza di voi non ho bisogno di farlo tutti i giorni. Se il pasto è stato abbastanza nutriente posso digiunare anche dei mesi. In quel periodo non ho fame ma mi dedico alla scelta delle prede.
Come faccio? Sembra facile a dirsi, ma in realtà non è così facile a farsi. Ci vuole strategia, esperienza e soprattutto tanta pazienza. Per un piatto appetitoso non bisogna prendere abbagli. Scelgo le mie prede con calma, senza farmi vedere, sfiorando appena la superficie, in modo che i miei movimenti vengano scambiati per il riverbero della luce sull’acqua. Mi prendo tutto il tempo che mi serve: giorni, settimane o mesi, se subodoro che ne valga la pena. Come vi ho detto, io mi limito a scegliere le prede, non me le vado a cercare: sono loro che vengono inconsapevolmente da me. Non potete immaginare quante persone affidino i loro sentimenti ad uno specchio d’acqua! Alcune scelgono le sponde del mio lago per la loro passeggiata giornaliera, altre le vedo solo durante il fine settimana, soprattutto quando comincia a fare caldo e le giornate si allungano, altre ancora vengono solo quando ne hanno bisogno. Queste sono le migliori, perché riversano su di me, senza volerlo e senza saperlo, tutto il loro guazzabuglio di delusioni, amarezze, rimpianti, rabbie. Più il tutto è ingarbugliato, meno calma si annida nei loro animi, più il mio cibo è condito e ricco di vitamine, proteine, carboidrati o tutte quelle cose con cui voi vi spappolate la mente cercando un equilibrio nella vostra alimentazione, voi che non lo avete nella vostra routine.
In primavera-estate, dicevo, ingrasso un bel po’, ma solitamente di bei sentimenti. Pare che il sole faccia bene allo spirito e voi umani riuscite a vedere tutto da un’altra prospettiva. Qui da me è sempre buio e solo il calore dell’acqua mi avverte del cambiare delle stagioni. D’inverno e specie col buio emergono invece i lati peggiori delle persone. Chi viene qui spesso lo fa da solo. I cattivi sentimenti mi rendono più forte e potente. Sono come vitamine. Sono come una droga. Vorrei smettere ma non riesco. Loro non si accorgono che mi basta guardarli negli occhi per trovare lo spiraglio per entrare dentro di loro e continuare a nutrirmi senza sosta. Sono accecati da rabbia, rancore, risentimento, come fanno a notarmi? Eppure non son piccolino.
Sono un mostro, dicevo, ma non sono cattivo. La mia è solo fame. Non avete anche voi fame di sentimenti? Io le mie prede non le odio, anzi, talvolta mi ci affeziono addirittura. Ho avuto anche la mia preferita: una graziosa fanciulla che veniva qui quasi ogni giorno. Magra ma non esile, sempre sorridente, mai smorfiosa. Aveva molto stile nel vestirsi ma non lo definirei un abbigliamento raffinato: oserei più dire con carattere. Veniva a passeggiare lungo il lago quasi tutti i giorni e faceva sempre una sosta vicino a quell’albero lì. Credo fosse il suo posto preferito. Si sporgeva a osservare l’acqua, a volte fermandosi anche una decina di minuti. Che specchiasse la sua immagine o cercasse il riflesso di se stessa poco importa, quella ragazzina sorrideva con gli occhi. Con lei dimenticavo di cacciare e immaginavo come sarebbe stata la mia vita se avessi potuto farmi vedere anche io alla luce del sole, come voi umani.
Quella ragazzina piena di vita e di sorrisi ha rischiato di farmi morire di fame! Per qualche giorno non l’ho più vista e ho sentito la sua mancanza: la mancanza della sua vita nella mia. Anche noi mostri abbiamo bisogno di amici e io l’avevo scelta come amica anche se non potevo essere ricambiato. Le mie immersioni si facevano sempre più corte e cercavo di non tenermi lontano dalla vista del suo albero. È un posto un po’ isolato e non è che passi molta altra gente di là. Insomma, nessuno spuntino nell’attesa ma non riuscivo ad starne distante se non per brevi momenti.
Poi un giorno è tornata, ma non rideva più. Non era neanche da sola, c’era un giovanotto al suo fianco. Quel tipo non mi è piaciuto dalla prima occhiata, ma io sono solo uno spettatore, un divoratore di sentimenti, non avevo modo di dire la mia alla mia giovane amica. Lui la teneva sotto braccio ma non mi sembrava un gesto amorevole. Ne ho viste di coppie sotto braccio, ma questa mi sembra più una stretta. Sento che iniziano a discutere e lei comincia a singhiozzare. Mi avvicino rimanendo in profondità: non posso rischiare di essere scoperto. Sento che la discussione si fa più animata e i singhiozzi di lei mi arrivano come urla di disperazione, frustrazione, delusione. Sono sentimenti forti, potenti, ma tutti passivi: lei è triste ma non si ribella. Ecco il sentimento preponderante: la paura. Non sento più sofferenza ma terrore. Nessun sentimento arriva attutito nelle profondità ma le sue strilla mi straziano timpani e cuore. Sapevo che era pericoloso, che nessuno doveva vedermi. E poi lei, già terrorizzata, l’avrei spaventata a morte. Ma quelle grida, oddio quelle grida ancora ora non riesco a dimenticarle. E poi l’eco di quello schiaffo… di tutto quello che è successo dopo ricordo poco. Ricordo i miei battiti del cuore accelerati, ricordo che non sono riuscito a trattenere le mie zampe, ricordo lo slancio, l’esplodere della superficie dell’acqua, il loro silenzio, la loro paura nel vedermi, il terrore di lui quando ha capito che lo puntavo e..
È stato un attimo, non so neanche se lei si sia davvero resa conto di cosa sia successo. Non l’ho mai più vista, quella ragazzina lì. Non ho più mai voluto vedere nessuno. Credo lei sia tornata, credo cerchi una spiegazione logica ad una salvezza inaspettata, ma dopo quello che ho fatto, non ho più il coraggio di salire in superficie. Resto ancora più nascosto e appartato. Mi celo nei fondali del lago e dei vostri sentimenti, quelli che continuate ad affidare a questo specchio d’acqua. Ho sentito che si tramandano voci e leggende su come si siano veramente svolti i fatti. Qualcuno ha parlato di miracolo, di santo protettore, di un mostro buono. Un mostro buono: si è mai sentito un ossimoro simile? Io non vado fiero di quello che ho fatto, quindi rimango qui sotto, a rimuginarci su. Mi chiamo Nessy e sono un mostro, ma finora non avevo mai fatto del male a nessuno. Però quegli occhi pieni di vita non li dimentico. E in fondo in fondo sono contento che possano continuare a brillare.