Winchester, 25 Giugno 1882
E’ l’anima che detta le virgole nel caos di parole che la testa partorisce
Così ho da percorrere un lungo rigo, amore mio, prima di giungere alla prossima virgola che mi condurrà a te, e devo farlo con un conflitto in atto, combattuta tra il sentimento e il dovere, l’anima e la testa.
Non è altro che la coscienza, e non la prudenza, come tu sostieni, che m’induce a questa penosa sosta che io non so ancora vagliare nella durata dei suoi tempi effettivi, poiché questi non dipendono esclusivamente da me, che se io fossi sicura di non arrecare danni irreparabili con la mostruosa conseguenza di quei pesanti sensi di colpa che forse, alla fine, avvelenerebbero anche il nostro amore, non porrei nessun altro indugio e, credimi, già ti avrei raggiunto al capo di quel rigo.
Confido nella tua pazienza e nella certezza del tuo amore.
Sempre tua
Jean
Winchester, 30 Giugno 1882
La giornata di ieri è stata interminabile, penosa la sua scenata di gelosia che, come sempre poi, si è conclusa nel pianto e nella richiesta del mio perdono.
Lui non ha la tua stessa forza, dipende da me come un bimbo dipende dalla madre, e sono altresì convinta, come tu erroneamente sottintendi, che non sia una tattica per tenermi legata a questo matrimonio.
I suoi bisogni e le sue paure sono terribilmente vere, non mi dà l’idea che stia recitando per far leva sui miei sensi di colpa e la mia onestà morale, prima ancora che sul mio sentimento.
Ma posso ben capire la tua impazienza, solo ti chiedo di non dubitare mai di me, del mio amore e della mia convinzione di porre fine a questo matrimonio.
Ho solo bisogno ancora un pò di tempo.
Ti amo
Jane
P.S. Mi è impossibile raggiungerti questo fine settimana dal momento che è stato disdetto il suo viaggio a Londra. Sebbene conscia di pretendere molto, ti chiedo ancora di pazientare.
Winchester, 8 Luglio 1882
Va bene, farò il possibile per venire il prossimo martedì.
Inventerò una scusa plausibile.
Vedrai non ci saranno impedimenti.
Non vedo l’ora di essere con te
Ti amo sempre di più.
Winchester, 12 Luglio 1882
Amore mio, continuo a perpetrare all’infinito l’illusione di essere ancora tra le tue braccia.
Il nostro ultimo incontro è stato sublime.
Sono tornata a casa con impressi negli occhi i minimi particolari di te, il calore della tua bocca e delle tue mani, la profondità della tua voce e quella del tuo sentimento.
Ti avessi incontrato prima, mio unico amore, mi sarei risparmiata questi lunghi, sterili anni privi di emozioni e vuoti di sensazioni, vissuti nell’agonia dei sensi e nell’adempimento etico del mio ruolo di moglie, mentre tu, invece, hai messo a nudo la mia femminilità, me ne hai reso consapevole, stravolgendo regole e cliché, insegnandomi ad essere provocante ed esigente, soprattutto complice.
Solo tu sei riuscito a darmi tanto.
La mia testa ed il mio cuore ti apparterranno per sempre.
Assolutamente tua
Jane
P.S. Sono fermamente intenzionata a chiedergli il divorzio.
Winchester, 14 Luglio 1882
Ti prego, non essere ingiusto con me perchè, seppur la tua rabbia ha buone giustificazioni, m’addolorano i toni della tua ultima lettera.
Comprendo lo sfinimento dell’attesa, ma non la tua scenata di gelosia.
Dimentichi che lui è ancora mio marito, e finché non chiederò il divorzio mai verrò meno a quei riguardi di cui lui può vantar diritto.
Mi ha chiesto di accompagnarlo a Londra, ed io, in virtù di questo, mi sono sentita obbligata ad andarci.
Sono ancora sua moglie e non posso esimermi dagli obblighi che il mio ruolo comporta, almeno fino a che non gli avrò parlato di noi non favorirò situazioni che diano adito a pettegolezzi sul nostro matrimonio.
E’ questo un periodo tranquillo, non mi assilla con la sua gelosia morbosa o con le sue crisi di nervi, tanto che stiamo instaurando un rapporto più amichevole ed aperto, scevro dal ricatto della disperazione, cosicchè mi sarà più facile affrontare il discorso del divorzio.
Ti assicuro che non hai davvero nessun motivo di essere inquieto.
Cercherò di raggiungerti, seppur per breve, il prossimo lunedì.
Vivo solo per rivederti.
Jane
Winchester, 22 Luglio 1882
Le cose si stanno paradossalmente complicando proprio ora che lui appare molto più ben disposto e fiducioso nei miei confronti, ma proprio in ragione di ciò ho paura di smuovere, in maniera maldestra, questo suo nuovo equilibrio. Mi rendo conto che al momento sarebbe inopportuno pronunciare la parola divorzio senza scatenare crisi nervose e ricatti psicologici perché, nonostante questa apparenza di pacatezza, è palese la sua fragilità esistenziale nel suo continuo bisogno di essere da me rassicurato, e negli sforzi evidenti che compie per contenere i suoi eccessi d’umore e soffocare il tarlo delle sue insicurezze.
Cosa accadrebbe ora di lui se io me ne andassi?
E cosa accadrebbe di noi, amore mio?
Jane
Winchester, 1 Agosto 1882
Ti scrivo di nuovo perchè la tua risposta tarda ad arrivare.
Spero che tu stia bene.
Ti penso sempre
Jane
Winchester, 2 Agosto 1882
Certo che sono consapevole della realtà della nostra storia, ma questo non significa che tu abbia ragione continuando a teorizzare su quella che tu definisci “la sua tattica di vincolo”.
Sono assolutamente convinta che non sappia nulla della nostra relazione, perché conoscendolo so che reagirebbe in tutt’altro modo.
La tua gelosia è fuor di luogo e, di certo, mi umilia.
Non contano dunque i rischi che io continuamente corro pur di poter stare con te?
Per il nostro amore ho messo a repentaglio la mia coscienza e la mia reputazione, non farmene torto, ti prego.
Non farmi piangere, e soprattutto continua ad amarmi.
Ne ho bisogno.
Jane
Winchester, 12 Agosto 1882
La tua ultima lettera, amore mio, così fredda ed impersonale, mi ha scaraventato nell’angoscia più cupa, perché in quelle tue poche righe evinco il rancore e non lo struggimento.
Lui ha ricominciato di nuovo ad ossessionarmi con la sua gelosia ed il ricatto del suicidio.
Sono così stanca.
Mi manchi
Jane