Parte quinta
La vendetta.
Virgin fissò il telefono per alcuni secondi con il cuore pesante. Era sicura di aver dato a Donna il consiglio giusto e che, per distrarsi, forse un viaggio le avrebbe giovato.
«Donna è forte e ha un gran senso dell’umorismo; guardare le cose nell’ottica giusta le servirà a convincersi che non ne valesse la pena rovinarsi la vita per un omuncolo come quello!».
Rifletté Virgin ma, il pensiero che la sua migliore amica soffrisse tanto, la addolorava, soprattutto perché aveva vissuto un’esperienza simile.
Quante notti insonni, quante domande senza risposta! Aveva persino pensato che fosse colpa sua, di avere qualcosa di sbagliato.
Poi, si era resa conto che l’unica colpa, se si poteva chiamare così, era stata quella di avere avuto fiducia in un uomo che non la meritava, di averlo amato troppo e di essersi illusa.
«Lo so bene che cosa si prova, io ho buttato via tre anni della mia vita!».
«Donna non lo merita».
«Non è mai troppo tardi per ricominciare», pensò Virgin.
Le venne un’idea e richiamò l’amica:
«Sono sempre io, Donna, scusa, perché non partecipiamo alla scuola di recitazione che pubblicizzano in parrocchia?».
«Sarà un buon motivo per frequentarci come una volta, per scacciare i cattivi pensieri», buttò lì con noncuranza.
Donna, all’inizio, protestò, non sembrava molto convinta ma, alla fine accettò anche se con riluttanza.
«Questa sera t’invito a cena e ne parliamo; quel piccolo ristorante che frequentavamo qualche tempo fa, ci sta aspettando, amica», le urlò nell’orecchio con entusiasmo senza darle modo di rifiutare.
Virgin pensò che Donna avesse bisogno di tenere il cervello occupato in qualche cosa di creativo per evitare di cadere nel tranello di crogiolarsi in pensieri negativi e nell’insana nostalgia di ricordi che era meglio mettere da parte.
Pensò a quest’uomo con disprezzo, anzi, ci ricamò un suo giudizio personale.
«Sporco doppiogiochista traditore!» commentò.
Da una parte interpretava il ruolo del marito infelice ma era premuroso e attento con la moglie, era il padre modello, l’uomo affidabile, serio e irreprensibile sul lavoro; dall’altra, viveva quella di un incorreggibile donnaiolo, egocentrico e immaturo, egoista e presuntuoso!
Si sedette in salotto a meditare pensando che l’impostore meritasse una lezione:
«Quella specie di essere innominabile», commentò ancora.
Trascorse il resto della giornata a elaborare un piano che prese forma lentamente nella sua mente fino a quando esclamò:
«Deve avere l’efficacia di un veleno lento e mortale».
Questo paragone la fece sorridere.
«Forse non fino a quel punto» commentò mentre decideva di dare inizio alle danze.
Telefonò a un’amica che aveva un negozio di fiori e le spiegò che cosa aveva in mente:
«Dovresti mandare dei fiori a questo indirizzo, a una donna, con un biglietto molto intrigante del tipo.
“In ricordo dei fantastici momenti appena trascorsi. Non vedo l’ora di rivederti. Ti bacio dove sai tu!”.
Niente firma e fai in modo che sia consegnato in maniera anonima all’ora di cena», esordì.
Dall’altra parte Anna, rise: «Che cosa stai complottando Virgin, uno scherzo dei tuoi?».
Virgin sghignazzò e tagliò corto con un:
«Poi ti spiego tesoro, grazie infinite! Ripeti l’operazione un paio di volte a settimana. Rose rosse, a gambo lungo! Il resto … lo lascio alla tua fantasia».
Si sentiva meglio.
Quando Virgin si metteva sul piede di guerra, non la fermava nessuno, diventava quasi pericolosa.
Fu un periodo abbastanza strano e frenetico.
La scuola di recitazione le impegnava entrambe due sere a settimana e lavorarono sodo in vista della loro prima esibizione.
Nonostante l’iniziale titubanza, strano a dirsi, Donna si appassionò talmente alla parte che le era stata assegnata che non faceva altro che recitare.
Nel suo Cuore tornarono Pace e Serenità.
Virgin era contenta per aver ritrovato l’amica di sempre ma era in attesa dei risultati sull’operazione “top secret” in corso di svolgimento.
Non si seppe come andarono gli eventi successivi.
Vendetta gongolava piena di aspettative, Bontà la guardava con disapprovazione mentre Ragione pensò che Giustizia dovesse fare il suo corso.