Da quanto detto finora sembra che per scrivere qualcosa  che coinvolga il lettore bisogna sempre mostrare e mai raccontare. E’ così?
Sì, no, quasi.

Nella maggior parte delle situazioni vale quanto è stato detto, cioè che mostrare è molto meglio che raccontare, ma ci  sono casi in cui raccontare è necessario. Vediamo quali:

– Il raccontato consente in genere di tagliare sui tempi della narrazione. Se dobbiamo rappresentare un qualcosa di necessario ma statico è meglio raccontarlo: se il nostro protagonista si deve spostare da un capo all’altro del mondo in aereo, cosa abbiamo da mostrare? A meno che durante il volo non succeda qualcosa potremo parlare solo delle nuvole o dei suoi tentativi di approccio alla hostess, ma sapete che noia? Molto meglio tagliar corto (e poi, le hostess non sono più quelle di una volta).

– A volte il mostrato può essere troppo cruento per l’ambito a cui è diretto il nostro scritto. Pensiamo a molte delle fiabe della nostra infanzia: ce la sentiremmo di mostrare il cacciatore che squarcia la pancia del lupo per estrarre i nostri eroi in mezzo alla poltiglia sanguinolenta dei suoi intestini? O a Pollicino, disperso nella foresta buia con i suoi fratellini che finisce nella casa dell’Orco? Neanche il lieto fine è più gestibile, visto dovremmo mostrare l’Orco che sgozza le proprie figlie, scena non del tutto edificante…
Il raccontato, come abbiamo già visto, può fare da sfondo al mostrato, in modo da accrescerne la forza e far emergere dettagli che vogliamo mettere in evidenza, proprio come si fa in un quadro.

Ci sono invece dei casi in cui non possiamo prescindere dal mostrato:

Nelle scene d’azione: proprio quando i nostri protagonisti (finalmente!) fanno qualcosa, vogliamo farli vedere muoversi o preferiamo raccontare al lettore cosa hanno fatto? Preferite vedere un film o assistere al resoconto da parte di un signore che vi racconta la storia? Come si dice, sono gli attori dei racconti a dover parlare, non gli autori!

Nei dialoghi: che senso ha raccontare un dialogo? Proviamo a prendere un dialogo qualsiasi e immaginiamo di convertirlo in raccontato… ecco, non occorre dire altro!

– Negli incipit: spesso il lettore quando prende in mano un libro è questa la parte che legge per farsi un’idea del testo, vogliamo annoiarlo e farlo scappare o preferiamo coinvolgerlo da subito? Per i libri vale quello che vale per le persone: è la prima impressione quella che conta. Poi magari la seconda e la terza saranno negative, ma diamoci almeno una possibilità!

Per fissare nella memoria del lettore fatti importanti, specie se vogliamo riprenderli molto più avanti: il mostrato è molto più efficace del raccontato per far ricordare i particolari, soprattutto se apparentemente poco importanti. Si tratta di seminare delle ancore lungo il racconto, ma se le ancore sono spuntate verranno trascinate via con lo scorrere delle pagine!

– Nei testi brevi e brevissimi: qui siamo all’acrobazia. Da una parte il raccontato permette di comprimere più cose nelle poche battute che abbiamo a disposizione, ma dall’altra abbiamo pochissimo spazio per colpire il lettore. In questo caso non ci resterà che mostrare, facendo molta attenzione a farlo nel modo più efficace possibile.

E’ per questo motivo che i racconti brevissimi sono un’ottima palestra per imparare a scrivere, non certo perché sono un esercizio di sintesi!