Così mi sono assunta l’incarico della configurazione, orizzontale e verticale, di Blogosphere e, per assolvere con più precisione a questo compito, ho fatto ricorso, sia pur con qualche azzardo, alle componenti della fisica per delineare, con maggiori e più precisi dettagli, i miei esiti.
Ed eccomi dottamente a dissertare di atto di moto, sistema di riferimento, posizione d’equilibrio, distribuzione elettronica (in attinenza ai magnetismi) e raffigurazione di campo. Il tutto trascritto in bella grafia sul mio diario di bordo, che ha sempre meno pagine dal momento che la mia ossessione per la perfezione mi vieta cancellature e fuoriuscita dai margini, per cui ad ogni errore strappo il foglio e riscrivo da capo.
Cosicchè questo mio brogliaccio è simile, in tutto e per tutto, alla tela di Penelope, a quella faticosa e leggendaria intraprendenza notturna, che lei puntualmente disfaceva all’alba per prolungare i tempi dell’attesa, e concedere ad Ulisse una possibilità ulteriore di giungere in tempo per il lieto fine.
Ma le similitudini si limitano a questa strategia di femmine perchè io, invece, dopo aver smesso di consumare le mie notti nell’attesa di un sogno premonitore, e trascorrere i giorni a scrutare, dietro una porta o una finestra, le tracce di un auspicio favorevole, coscientemente in questo viaggio esplorativo ho indossato i panni di Ulisse.

Una zattera bianca e la mia gonna rossa, tramutata in vela, che svetta come un vessillo corsaro, gonfia di vento e di pioggia e di sole, splendente come un astro novello ed immaturo, che i secoli su Blogosphere sono ancora a venire, e così le giornate sono imprecise, con ritmi  incoerenti a determinare gli intervalli del giorno e della notte, alla stessa stregua delle maree, imprevedibili  nell’indecifrabile alternarsi delle correnti direzionali,  estemporanee ai corrispondenti cicli dell’atmosfera.

Un mondo in fermento, dove nulla è definito e niente è stabile.
Una enorme massa di creta da plasmare con le dita forti di un titano e le carezze di una dea.
La vitalità di Blogosphere è nel suo dinamismo convulso, affannato perfino, in quel suo battito cardiaco accelerato che rimbomba interno ai vulcani e dirompe sotto la crosta terrestre e quella marina, insinuandosi tra le grige rocce ignee e i rossi banchi di corallo, per esplodere poi, in superficie, in roboanti geyser.

I confini tra il mare e la terra, in Blogosphere, non sono ancora delineati, e così è tutto sfumato e promiscuo, fertile e concupiscente. Una soffice natura, dolcemente lasciva, mollemente fluida, ancora invertebrata, che riluce con trasparenze di medusa e riflessi di acquamarina. Ad una occhiata più attenta, però, s’evidenziano, inglobate nel cristallino, minute inclusioni, le impronte cromosomiche di un destino programmato ad evolvere, nel travaglio delle ere a venire, in artigli e becchi e zanne.