Cara Marta,
cara Daniela,
caro Alessandro,
cara Anna,
e cari tutti, questa lettera è per voi.
Era tanto che volevo scrivervi, perché da tanto sento forte la mancanza della nostra corrispondenza.
È possibile che dopo tanti anni abbiate cambiato indirizzo, ma le mie mani vanno da sole e proverò a spedirla. Magari arriverà.
Ricordo una tua lettera, Alessandro, arrivata dopo sette anni dall’ultima, quando io non abitavo più nella stessa casa e che mi ha raggiunta lo stesso.
Così mi sembra meno assurdo scrivere dopo tanti anni a persone di cui ho perso le tracce e non ci sto tanto su a pensare. Mi manca troppo quell’attesa.
Dal momento in cui le lettere finivano nella cassetta postale, mi sembrava di rimanere sospesa finché non trovavo le vostre nella mia “casina delle lettere”.
Che emozione quando, magari tornando da scuola, vedevo spuntare le buste dalla buca!
I miei occhi scorrevano attentamente ogni riga e la vostra immagine prendeva vita nella mente.
Poi prendevo carta e penna e ricominciava la corrispondenza.
I francobolli sempre a portata di mano, una corsa alla cassetta della posta più vicina e ricominciava l’attesa.
Come mi sembrava bello quel grande rettangolo rosso, il nido delle nostre lettere… Da lì partivano per viaggi a volte molto lunghi, a volte brevi.
Le vostre io ce l’ho ancora e anche se quando non ce l’ho a portata di mano, ricordo perfettamente la carta che ognuno di voi usava.
La tua Marta, era di un rosa che tendeva al lilla. Eravamo molto piccole quando ci siamo conosciute e hai iniziato a scrivermi della tua vita nella piccola isola in cui abitavi. Tra quelle pallide righe, la tua timidezza spariva e le tue giornate mi facevano compagnia.
Senza vederci, ci volevamo bene.
Invece la tua, Anna, era celeste, il mio colore preferito. Aveva dei disegni e profumava. In realtà, io e te abitavamo a soli due chilometri di distanza, ma terminate le scuole medie e volate per altri lidi, abbiamo finito per scriverci tutte le settimane, tanto ci mancava vederci tutti i giorni.
Lunghe lettere piene di confidenze, dettagli e sfumature.
La tua carta, Alessandro, era semplicemente bianca.
Ma la prima si riempì dei colori del tramonto con la tua descrizione del nostro ultimo giorno insieme.
Mentre leggevo rivivevo io e te seduti al calar del sole sulla spiaggia e anche se la lontananza ci aveva diviso, quelle righe continuavano a farci sentire vicini.
La carta tutta colorata, non poteva che essere tua, Daniela.
Dentro c’era l’allegria della tua Napoli, la tua risata, le ragazzate.
Ma c’erano anche tanta amicizia, per me, ragazza incontrata per caso a Cambridge, quando tutte e due eravamo lontane dalle nostre famiglie per la prima volta. E ti ricordi quante ne abbiamo scritte ai nostri genitori in quel mese insieme? E poi prima di spedirle ognuna leggeva quella dell’altra.
La corrispondenza con te è durata molto. Le nostre buste che andavano e venivano, sempre puntuali.
In questi anni ho riletto tante volte tutte le vostre lettere, le annusavo malinconicamente sperando chissà, di poter tornare indietro nel tempo. Ma dal momento che non si può e cominciava a far male, ho deciso di chiuderle in una scatola e metterle in un posto poco accessibile.
Pensavo che ci avrei pensato meno, ma quelle righe dove racchiudevamo con sincerità la nostra vita, sono sempre vive.
In questi ultimi tempi anche di più.
Ora non si usa più scrivere lettere. Abbiamo i cellulari, i messaggi, Facebook. È tutto più immediato, tutto pubblico.
Ed è per questo che sento ancor di più il bisogno di riprendere a scrivere.
Ho bisogno di sentire ancora il profumo delle nostra carta da lettere, di vedervi spuntare dietro i tratti della vostra calligrafia, di cercar di leggere sulla busta, prima ancora di ritirarla dalla buca, l’indirizzo del mittente, di percepire quel calore tra le mani prima di aprirla.
Ho bisogno di risentire la trepidazione dell’attesa, l’ansia di avere buone notizie.
In attesa delle vostre, vi abbraccio forte, sperando di riprendere con voi, la corrispondenza che tanto ci univa.
Con affetto
Paola