Ho letto la lettera di Graziella, ed è stata lei a suggerirmi la mia. L’avevo già scritta, circa un lustro fa, ma non mi ero resa conto si trattasse di una lettera. Una lettera d’amore. E forse di addio. Al luogo che più al mondo ho amato.

Quello che scrissi allora non è cambiato, e forse mai cambierà.

“Ho voglia di mare, di sole, di tranquillità. Vorrei poter riavere anche io le mie lunghe estati. Che poi, se ci ripenso, duravano comunque come un battito di ciglia, erano rattristate dal pensiero di esami ed interrogazioni, dall’inevitabile senso di colpa (perché di studiare proprio non se ne parlava) e si concludevano immancabilmente con la sofferenza di un nuovo addio.

Nella mia estate c’era la Calabria. La casa che mio nonno aveva comprato quando avevo appena tre anni, perché si era innamorato di quella costa ripida e sassosa.
Quella casa, quella costa, è uno dei ricordi più cari. L’odore dell’estate per me è l’odore di Cittadella del Capo. Diverse sono le età, diversi nel tempo sono stati i partecipanti, ma quel profumo è immutevole nella memoria e mi unisce con il mondo.

Selezionare dei ricordi in particolare mi è quasi impossibile. Vi lascio con questa carrellata… buona visione.

L’esuberanza delle buganvillee che riesce sempre a stupire. Una fragrante doccia all’aperto prima di pranzare. Il terrazzino con quella linea azzurra e continua che separa cielo e mare. Spaghetti con le vongole e pomodori dal sapore inebriante, da farmi palpitare. Le corse per raggiungere gli amici al solito pezzo di lungomare. Nonna e i film in bianco e nero, splendidi da guardare insieme davanti al piccolo televisore. Le olimpiadi di racchettoni acrobatici che si può quasi scoppiare. La chitarra che suona, quel venticello lieve e tiepido, il falò e canzoni da intonare. Il vocio delle famiglie intente a cucinare. Dialetti del sud, che accarezzano l’udito e viene voglia di ballare. Gli scogli per tuffarsi e quelli da raggiungere a nuoto, attenta a non annegare! Le petticelle: polpette di melanzane che è impossibile dimenticare. L’impronta di una goccia salata, che dalle pagine di un libro da ombrellone sta per evaporare. Il tiramisù di mamma che proprio no, non si può eguagliare. Ripide scalette, quasi impossibili da percorrere senza fermarsi a riposare. Il momento magico e triste dell’ultimo bacio, che è già ora di rientrare. Una piccola barca a vela con la quale cercare l’increspatura sulle onde, perché è lì che c’è la raffica ed è proprio come volare…