L’aria è proprio quella da presepe.
Le case abbracciate dal gelo
e vagiti che paion sfuggire
dalle poche pallide luci
che fioche s’affacciano
su immote strade lunari.
La sera sparge brividi
al ritmo di abbaglianti faville
in fuga dai secolari camini
dove ceppi contorti crepitano
fumi profumati che graffiano
il bianco senza fondo del cielo.
Immagini d’un tempo ch’è stato,
chissà quando, sepolto d’oblio
ma dietro ai vetri appannati
ogni cosa è mutata: restano i canti
imprigionati negli intonaci e mescolati
alla malta che serra le pietre
e basta che arrivi un soffio di vento
per snidarli dal loro torpore.