Foglie secche, semi e un altro anno.
È così scemo chiedersi che fine fa la carta dei calendari diventati inutili; ore ormai passate e staccate dalle pareti. Ritorna sempre la polvere sulle mie mensole e sono davvero troppe le cose che non si possono capire. Come il senso del tempo che passa e muta le sfere, i quadrati, i confini. Scende qualche goccia dal rubinetto, ma non avremmo divani sporchi e questo maledetto senso d’inquietudine e solitudine se fosse tutto chiaro. Almeno credo. Già credo, perché di fottute certezze ne ho proprio poche.
È così.
Foglie secche, semi e un altro anno.
Ritorna sempre la polvere sulle mie mensole e sono davvero troppe le cose che non si possono capire. Ma è ancora più evidente che niente sarebbe più stronzo di arrendersi. Meglio chiedere aiuto semmai, a se stessi e a quell’angelo sbandato passato di qua prima di noi. Che ha già visto le tue strade, si è ubriacato prima di te e ha dato i tuoi stessi baci. Ha il tuo viso, le tue paure, le tue mutande e quei brividi di gioia di cui ti nutri. Esiste. Come la tua vita e le tue mille strade. Che lui sa.

(Andrea Improta)

Foto di Paul Green (Unsplash)