«Scherza pure quanto vuoi, ma ricordati che se lui si ferma per te sarai responsabile di quello che potrà succedere!».
Con queste parole l’aveva duramente ammonita Jack, come se lei non fosse pienamente consapevole della gravosa incombenza di cui s’era fatta carico all’interno di quella vicenda, la cui posta in gioco era la vita di Paddy. Una responsabilità a cui mai si sarebbe sottratta, rivendicandola, anzi, come una sua prerogativa. Un suo diritto quello di vigilare su di lui, perché di nessuno si fidava quanto di se stessa. Ad eccezione, forse, di padre Murray, per il quale nutriva una stima ruvida ma sincera, fortificata dagli innumerevoli episodi di comprovata lealtà nei riguardi dell’amico.
Di lui poteva fidarsi, e a lui avrebbe fatto ricorso per trovare un posto sicuro per Paddy che dei sotterfugi omertosi messi in campo da Lo Cascio, invece, grandemente diffidava, intuendo in essi un doppio gioco di cui, però, non riusciva a mettere a fuoco l’obiettivo. Padre Murray, col suo grande acume, l’avrebbe aiutata ad evitare passi falsi.
«Attieniti alle indicazioni di Lo Cascio, fallo bere e stordire, poi lo prendo in custodia io e lo metto sottochiave. Ho bisogno, però, dell’aiuto d Micky. Quanto ne sa di questa storia?».
Padre Murray, dietro la grata del confessionale, aveva visto Tina scuotere la testa in segno di diniego
«No, non voglio che venga coinvolto. Micky deve starne fuori. E’ una faccenda che potrebbe prendere una brutta piega: sono terribilmente preoccupata per Paddy, non voglio esserlo anche per lui» aveva ribadito Tina, con fermezza.
«Dobbiamo far sparire Paddy dalla circolazione almeno per un paio di giorni, ma non possiamo sparire anche noi. Dobbiamo mantenere una parvenza di normalità se non vogliamo destare sospetti, cosicché tu rispetterai i tuoi turni di lavoro ed io adempirò ai miei impegni quotidiani, ma nel frattempo avremo bisogno di qualcuno che lo sorvegli in vece nostra. Qualcuno di cui possiamo fidarci ciecamente. A controllare Paddy ci alterneremo io e Micky, che la presenza di una donna nella casa di un prete sarebbe sconveniente alle regole della creanza ma, soprattutto, desterebbe sospetti e malizie. Dobbiamo evitare ogni pettegolezzo. D’altronde Paddy sarà ko, mentre la tua presenza sarà necessaria al suo risveglio quando i giochi saranno fatti ed esigerà spiegazioni».
Questa sua strategia padre Murray l’aveva esplicitata in tono perentorio, consapevole che una sua, seppur minima titubanza, avrebbe minato le certezze che Tina aveva riposto in lui. Non era quello il momento, causa la profonda implicazione emotiva di lei, di mostrarsi dubbioso e condiscendente, in particolare sul coinvolgimento Micky, che altre alternative non c’erano.
Eppure, Tina, nonostante la validità delle motivazioni addotte dal prete, ancora s’opponeva.
«Micky deve starne fuori. Se gli accadesse qualcosa io non potrei mai perdonarmelo, e allora…» aveva ribattuto, ostinata.
«E se accadesse qualcosa a Paddy? Potresti perdonartelo? Fidati di me: ti prometto che non accadrà nulla di male né all’uno né all’altro. Se vuoi con Micky parlo io».
La voce del prete, da dura s’era ora fatta dolce, paterna. Rassicurante.
«No, è giusto che lo faccia io» aveva detto Tina, arrendendosi alle garanzie che lui, con così tanta certezza le offriva, e di cui lei aveva assoluto bisogno.
«Non era in programma che venissi ad allenarti oggi, Tina, o sono io che ricordo male?» aveva gridato Sal dal ring intento ad allenare un gigante dalla pelle lattiginosa e i capelli rossi, e che quando lei era entrata s’era fermato per fischiare ammirato, ma poi ad un secondo sguardo, e in tono di disgusto, aveva biascicato: ma io quella la conosco, è la puttana bianca che va a letto coi negri. Merce avariata! Aveva ribadito schifato, sputando a terra.
Il diretto, improvviso e violento, sferrato da Sal, lo aveva messo a tacere, facendolo retrocedere nell’angolo.
«Così impari a tener chiusa quella bocca di merda!».
Il vecchio era saltato giù dal ring, mentre il gigante, rintanato nel suo angolo cercava di tamponarsi con i guantoni il fiotto di sangue che fuoriusciva dalla bocca. Aveva perso ogni arroganza e si guardava intorno smarrito. –
«Will, prima che quello scoppi a piangere, mettigli del ghiaccio e mandalo a casa, per oggi ne ho abbastanza di lui».
Sal aveva detto indicando al giovane nero, intento a lavare svogliatamente con uno straccio lurido un rettangolo di pavimento altrettanto lurido, il pugile sanguinante sul ring.
«E cambia quell’acqua…è più nera di te!».
Tina, dalla soglia, aveva assistito alla scena, all’oscuro però dei dialoghi, cosicché quando Sal l’aveva raggiunta lei gli aveva detto scherzando: «accidenti, deve averla sparata bella grossa per farti arrabbiare in quel modo, lo hai quasi steso».
«Uno scambio di opinioni. Ma credo di aver chiarito il mio punto di vista» aveva tagliato corto il vecchio, e poi, di nuovo, le aveva domandato se era lì per allenarsi.
«No, sto cercando Micky. Credevo fosse qui. Sai mica dove posso trovarlo?».
«Non lo so dove s’è cacciato, spero non in qualche guaio, che a cercarlo sono venuti Jack e poi anche quel prete».
«Tranquillo, Sal, nessun guaio, ma a quanto pare Micky è diventato molto popolare» aveva detto, simulando un’allegria che era ben lontana dal provare.
Lo aveva salutato senza dargli il tempo di replicare, e l’attimo dopo era già in strada.
In ansia per le informazioni ricevute da Sal, e temendo un precipitare degli eventi, Tina, a passo veloce, s’era diretta al Blues Serenade, che lì di sicuro qualcuno, se non lo stesso Lo Cascio, l’avrebbero messa al corrente degli eventi.
Ma perché Jack era andato a cercare Micky?
E padre Murray? Glielo aveva pur detto che si sarebbe assunta lei il compito di metterlo al corrente della situazione!
Quando lei era entrata nel locale c’era solo Jack intento a redarguire con toni sprezzanti un tizio, probabilmente un suo gregario, che a testa bassa assentiva, in silenzio, ad ogni sua parola. Ma quando lei era entrata, Jack aveva mollato l’uomo nel suo angolo, e senza preamboli, in tono rude, le aveva chiesto: dove diavolo si è cacciato, Micky?
«Non lo so, anch’io lo sto cercando. Sono passata alla palestra e Sal mi ha detto che anche tu e padre Murray lo stavate cercando. Cosa ha combinato? –
Tina aveva chiesto senza curarsi di nascondere la sua preoccupazione.
«Lui? Niente! Ma il tuo amico irlandese, invece, è venuto alle mani, fuori dai cancelli della Ford, con uno del sindacato. Siamo arrivati giusto in tempo ad impedire che spedisse l’altro al creatore. Era fuori dalla grazia di Dio. La polizia, però, ci ha dato modo di prenderlo e portarlo via. Volevo fosse anche Micky della partita, lo avremmo affiancato a te nel periodo in cui avresti dovuto fare da balia a O’Reilly. E’ tuo fratello, di sicuro non vi avrebbe perso d’occhio, né abbassato la guardia. Ma non l’ho trovato e così ho passato l’incarico a padre Murray, che a quanto pare avrebbe avuto la stessa idea. Quel Murray… ne sa una più del diavolo. Ma non l’ha trovato neppure lui».
«Ora dov’è Paddy?».
Alla domanda di Tina, un sorriso di commiserazione s’era disegnato sulla faccia del gangster.
«Lo ha preso in consegna il prete, senza sotterfugi e alla luce del sole. Il sindacalista che le ha buscate non sporgerà denuncia. Hoffa è riuscito a dissuaderlo in nome della nobile causa (e di una cospicua mancia) per non inasprire gli animi e creare correnti nel sindacato. Facilmente convincerà tutti che si è trattato solo di un acceso diverbio, scaturito da futili motivi e alterato dallo stato alcolico dell’irlandese. Questo rafforzerà l’immagine positiva, e la popolarità di quel figlio di puttana di Hoffa che, smorzando i toni e non infierendo su O’Reilly, suo avversario diretto, sarà ritenuto il più leale e generoso degli animi. Da questo raffronto l’irlandese ne uscirà moralmente immiserito. E delegittimato. Meglio di così non poteva essere!».
A Tina non era sfuggito il tono trionfante con cui Randazzo aveva concluso il suo racconto, come se quella sconfitta morale a O’Reilly gliel’avesse inferta personalmente. Che tra Jack e Paddy non corresse buon sangue non era un mistero, ma pure, fino a quel momento, le era parso che tra loro ci fosse stato, anche se sottaciuto, un leale riconoscimento delle rispettive reciprocità, che ora il braccio destro di Lo Cascio, però, spudoratamente smentiva.
Quel racconto sarcastico, malignamente oltraggioso nei riguardi di Paddy, l’aveva intimamente ferita, costringendola finalmente a guardare la realtà di quel mondo che fino ad allora, e solo distrattamente, aveva valutato nella sua interezza.
«Quando vedi Micky digli che lo sto aspettando» le aveva ingiunto. Poi era tornato al gregario che lo attendeva a testa china nel suo angolo.
Prima di uscire, Tina, aveva gettato uno sguardo alla scena proiettata sullo sfondo: l’uomo annichilito, ripiegato su stesso, e il gangster che lo sovrastava.
Vittima e carnefice.
Davanti a quella scena aveva riflettuto che se non sempre era possibile scegliere chi essere, sempre era possibile decidere dalla parte di chi stare.
E lei stava dalla parte di Paddy.