BASTOGNE

Era il tempo eroico della tenda canadese, quattro amici, un paio di cambi di vestiario, poche lire in tasca e tanta, tanta voglia di viaggiare per scoprire quell’Europa che sembrava ancora tanto lontana ma che da poco si era aperta a mode, atteggiamenti e musica comuni. Così, tutti guardavamo affascinati là, in direzione Londra, la mitica Londra, quella verso cui tutto sembrava confluire e da cui tutto aveva origine, un faro per noi giovani.

Non si poteva non andarci almeno una volta nella vita.

E così partimmo in quattro: Marco, Rita, Enza ed io su di un’auto stipata al massimo di spaghetti, passata, caffè, due tende, pochi effetti personali ed ovviamente noi. In tutto, a fare il conto, non avevamo 100 anni…

Salutammo le famiglie con la solennità del vero partire, troncando i contatti con loro, con la promessa di telefonare qualora fosse stato possibile in quel mese che avevamo innanzi. In programma c’erano Londra e dintorni, una scappata in Scozia, un paio di giorni a Parigi… un programmino da leccarsi i baffi, insomma.

E poco importava che non conoscessi una parola d’inglese avendo studiato tedesco, tanto c’era Rita, moglie di Marco, che era insegnante di inglese e ci avrebbe pensato lei a togliermi d’impaccio e d’impiccio.

E allora, visto che il viaggio sarebbe stato lungo, perché mai affrettarsi e tirar dritto per la via più corta? No, avremmo allargato il giro, fatte più tappe ed avuta quindi l’opportunità di visitare anche altri paesi. Eravamo forniti di passaporto perché avremmo dovuto attraversare sei controlli alla frontiera per attraversare Svizzera, Francia, Lussemburgo, Belgio, di nuovo la Francia ed infine l’Inghilterra.

Ma già alcune frontiere di fatto non esistevano più e potemmo procedere senza rallentamenti.

L’avventuroso gruppo, però, venne tormentato da piogge insistenti durante l’intero viaggio.

Pioveva insistentemente, ovunque.

Pioveva in Svizzera, in Francia, in Lussemburgo …in Belgio.

E qui no, una terza notte in macchina proprio no!

Eravamo sulle Ardenne, nei pressi di Bastogne e diluviava.

Cercammo un camping ed un bungalow ma la zona non era attrezzata per questo.

Miracolosamente approdammo in una roulotte piuttosto in mal arnese, isolata in mezzo ad una radura in un bosco delle Ardenne. Intorno solo ciuffi d’erba, terra e pozzanghere, ma ci sembrò d’essere approdati in paradiso.

Era tardi, ci infilammo dentro, esausti senza troppo guardarci intorno.

Uscii di mattina all’alba di un 3 Luglio bigio, nebbioso e freddo ancora assonnata e, saltellando tra le pozzanghere, mi recai ad una fonte-abbeveratoio-lavatoio nelle cui vasche galleggiavano foglie e si rispecchiava quel cielo triste. Stavo meditando su come fare per adempiere alle abluzioni mattutine quando alle spalle udii uno squillante “Good morning!”.

Mi voltai imbarazzata con l’asciugamano in mano ed il pigiama aperto. Una coppia di coniugi, all’incirca cinquantenni, capelli canuti, magri e tipicamente anglosassoni mi guardavano sorridenti.

Risposi muta con un sorriso probabilmente da deficiente mentre cercavo la risposta. Alla fine bofonchiai uno stentato “Guten morgen! Ich spreche nur ein wenig deutsch”. ( Buon giorno! Io parlo solo un po’ tedesco.)

Il loro sorriso si spense immediatamente; lui abbassò gli occhi e scuotendo lievemente la testa mi rispose in un misto di inglese e tedesco “Deutsch not good“.

Nel tornare alla roulotte notai nel terreno attiguo una fila lunghissima di tende mimetiche militari e varie persone che transitavano tra esse.

Scoprimmo poco dopo che quello era il Giorno della Memoria e dell’Amicizia celebrato a Bastogne ogni anno e che quelli erano dei reduci della Battaglia delle Ardenne dell’inverno del ‘44/’45 . Quei giovani allora ventenni, nostri coetanei, mal equipaggiati, tra i boschi delle Ardenne, sotto l’incalzare dei carri tedeschi, carne da macello… chissà quanta sofferenza e quanti ricordi in quegli occhi tristi che avevo incontrato. Certo, con il mio stentato tedesco, chissà quali emozioni avevo risvegliato e poi proprio lì, in quel posto intriso di dolore. Infatti i morti tra tedeschi, americani, inglesi e civili durante la Battaglia delle Ardenne furono circa 80 000.

E ripeto in lettere OTTANTAMILA.

E noi, loro figli, adesso potevamo in pace attraversare confini, fare amicizia e spensieratamente goderci la vita grazie a loro.

Ed ora, che è passato tanto tempo, posso affermare che non ho mai dimenticato quell’incontro e sarebbe bene che nessuno perdesse la memoria di certi fatti.

Ma allora eravamo giovani, la vita era lieve, la voglia di divertirci tanta.

Poco dopo infatti ripartimmo spensierati alla volta di Calais.

Londra ci attendeva.

(Foto web di Francesca Woodman.)