Capitolo 1

Sono nato ed ho vissuto in questo mondo marcio e putrido per secoli. Sono nato dall’oscurità nell’oscurità. Non so chi mi abbia generato o creato, non so se sono nato ad un certo punto o se sono sempre esistito.

Il ricordo più antico nella mia memoria risiede in uno dei combattimenti più impegnativi di numerosi secoli fa: braccato da numerosi demoni minori che avevano intenzione di divorarmi, uno dopo l’altro cadevano per le mie zanne e artigli, portando la maggior parte di loro alla fuga. L’ardore della battaglia, tuttavia, aveva attirato un numero troppo grande di demoni più potenti di quelli affrontati fino a quel momento, e la mia vita era in gioco. Impulsivamente presi una spada da terra, rotta, arrugginita e inutilizzabile, ma al contatto con il mio sangue brillò di una luce accecante, facendo scappare i demoni dopo essersi ricoperti gli occhi. La luce aveva pure sprigionato calore e mi sembrava di avere un pezzo di legno in fiamme tra le mani, ma non riuscivo a lasciarla. Improvvisamente la luce divenne viola e istintivamente attaccai in avanti, sentendomi forte e possente come mai prima di allora.

Al termine di quella luce abbagliante, la spada era come l’avevo raccolta, ma una lama di energia viola la percorreva. Sorrisi, poi guardai avanti a me.

Dei demoni che minacciavano la mia vita ne rimase uno solo, cieco e quindi immune alla luce, ma morto. Quando l’istinto mi portò ad attaccare in avanti, avevo ucciso l’unico demone rimasto con un singolo colpo che lo aveva decapitato. Avevo trovato la forza che cercavo da tanto tempo, la forza di ergermi dal quel putridume in cui avevo vissuto sino a quel momento.

Sapevo cosa fare con quel pezzo di ferro arrugginito che era diventato il catalizzatore perfetto per i miei poteri demoniaci. Ricordo che la portai da un fabbro, Machiavelli, il quale accettò di forgiare per me una lama degna del mio potere a patto di portargli delle anime che avrei potuto raccogliere da dei demoni minori. Accettai.

Ciò che creò da quel pezzo di ferro arrugginito apparentemente inutile, fu una spada con una forma che mai avevo visto: possedeva una lama che si estendeva da punta a punta formando una mezza luna, la lama originale era coperta da una massa di carne, pelle e sangue che la faceva pulsare come fosse viva. La sentivo parte di me, emanava una forza spirituale molto simile a quella mia e impugnandola avevo la forte sensazione che fosse un’estensione del mio corpo.

Diedi alla spada il mio nome, e da allora temono tutti il nome di Sparda.

—–

Furono in molti i demoni che cercarono di porre fine alla mia esistenza, per divorarmi, per appropriarsi della mia spada o per vendetta di qualche tipo, e in molti furono i demoni che perirono per la mia lama, per secoli o anche più. Avevo affinato le mie doti da spadaccino fino a diventare il migliore, superando in abilità altri demoni che prima di me avevano impugnato una spada, il mio nome veniva sussurrato con terrore dai più codardi, bestemmiato dai più invidiosi e sbeffeggiato dai miei pari, ma ci fu un essere che fu interessato ai miei talenti come spadaccino. Disse che aveva bisogno del meglio che il mondo demoniaco potesse offrire per poter adempiere al suo destino, presentandosi come Mundus, colui che era riuscito a mangiare il frutto dell’albero demoniaco Qliphoth acquisendo un enorme potere, ma aveva comunque bisogno di un esercito degno.

Dapprima mi rifiutai, non volevo diventare il galoppino di nessuno. Ne conseguì una lotta violenta come mai ne avevo avute, una lotta nella quale misi tutto me stesso, eppure era inutile: Mundus era il demone più potente che io avessi mai affrontato. Il suo potere era molto superiore al mio, non riuscivo a penetrare la sua difesa magica. Ne uscii sconfitto. Ero alla sua mercé, sconfitto ma soddisfatto che sia stato lui a pormi sulle ginocchia. Un rivale degno, ma forse non si poteva dire lo stesso di me per lui.

Mundus mi parlò di come volesse cambiare il mondo demoniaco, come quel putridume, la stessa parola che usavo io per descriverlo, lo disgustasse. Il Re dei Demoni doveva morire, e Mundus ne avrebbe preso il posto. Estasiato da come quelle parole uscivano, per una volta, dalla bocca di qualcun altro che non fosse la mia, calai la testa e giurai fedeltà: mi sarei battuto per cambiare il mondo demoniaco che tanto mi ripudiava.

Lo aiutai nella sua scalata al potere secoli fa, una guerra come mai ne combattei in vita mia: gloriosa, sanguinolenta e brutale, una vera sfida per la mia spada. Vincemmo. Il nome del nostro precedente Re dei Demoni venne perduto, cancellato con ardore da Mundus. Vi è ormai solo un re del mondo demoniaco ed il suo nome racchiude tutto il nostro Mondo.

Ormai, a centinaia di anni da quella guerra, sono state tessute leggende su questa guerra, su Mundus e su di me. Non ho mai dato peso a quelle dicerie come non mi è mai importato di ciò che succedesse ai miei simili in questo mondo deforme, crudele e grigio. Ho sempre avuto pochi affetti, sempre se tra demoni possano formarsi degli affetti, e mai nessuno di essi si è mai rivelato valido e duraturo. Forse gli unici sono i due spadaccini talentuosi a cui ho accettato di insegnare le vie della spada, Baul e Modeus.

Provo disgusto per i miei simili, per i nostri aspetti e per le nostre azioni. Odio questo posto come odio chi lo abita. I demoni alti e grossi come Berial, che pensa solo a conquistare, o quel lacchè di Mundus, Griffon. Ci sono anche quei demoni dei vari gironi che non fanno altro che ripetere ad alta voce quale fosse il loro peccato più grave, e neanche quei vermi minori che non sanno quale sia il loro posto. Provo odio per tutto questo… in particolar modo per Mundus.

Qualche giorno fa mi chiamò chiedendomi consiglio.

-Dimmi, Sparda, cosa sai del mondo umano?- guardavo Mundus seduto sul trono nella stanza fatta di bianco marmo. Come sempre, appariva come una statua degna della mano più talentuosa nel maneggiare martello e scalpello e trasmetteva sia timore che venerazione. Così diverso da qualsiasi altro essere dal sangue demoniaco, mai nessuno l’avrebbe accostato ad una figura dal sangue impuro, eppure lui era al di sopra di qualsiasi altro essere abitante di quel mondo putrido.

-Nulla che voi non sappiate già, mio Signore. è nato dalla luce, in opposizione al nostro, ed è abitato da esseri inferiori, più deboli dei nostri servi.

-Già. Quest’ultima differenza è fondamentale. Ultimamente provo un certo interesse verso questi… “umani”.

-Mio Re?- un sorriso di guerra apparve mentre accarezzava la sua barba.

-Tieniti pronto e raduna l’esercito. In breve tempo partiremo alla conquista del mondo degli umani.

-Volete conquistare gli umani? Perché?

-Perché no? Ho conquistato tutto il mondo demoniaco e non vedo perché non dovrei fare altrettanto con l’altro. Il mio potere crescerebbe a dismisura, sarei inarrestabile.- rise. -Tra l’altro, molti dei miei sudditi sono nati per la guerra e vivono per essa, se non gli dessi una ragione di vita rischierei di dar vita a delle minacce inutili.

-Che si ammazzino tra di loro, allora. Gli umani non costituiscono alcuna minaccia per noi. Siamo in pace da secoli ed abbiamo sviluppato dei rapporti di collaborazione con alcuni di loro come le streghe di Umbra. Siete sicuro di voler dichiarare loro guerra?- mi guardò come se avessi sguainato la mia spada. Non tollerava essere contraddetto ed io lo sapevo benissimo.

-Sparda, osa mettere in discussione le decisioni del tuo Re un’altra volta e stai pur sicuro che sarà l’ultima.- i suoi tre occhi s’infuocarono mentre mi puntava contro il dito, quasi a condannarmi a morte. Ci eravamo già ritrovati in questa situazione ma ogni volta facevo marcia indietro e gli lasciavo fare ciò che voleva. Ma perché ero così riluttante nell’attaccare gli umani? Cosa m’importava di loro?

Scossi quei pensieri dalla mia testa e m’inchinai.

-Chiedo perdono, mio Re. Comincerò i preparativi immediatamente.

-Molto bene.- Mundus riacquistò il suo sguardo soddisfatto, eccitato e impaziente dell’inizio di una nuova guerra, per giunta contro un mondo estraneo.

Uscii dalla stanza ignorando l’ennesima rissa che era scoppiata tra le guardie che ormai erano diventate ordinaria routine quotidiana, la maggior parte delle quali nate per noia. Quei demoni minori, che altro non sono che carne da macello, hanno come solo scopo la carneficina, senza una a portata di mano si sfogano tra di loro, quindi una nuova guerra ha senso e Mundus ha ragione almeno in parte.

Ma perché contro gli umani, che possono a malapena maneggiare un’arma? Il mio senso dell’onore m’impediva di alzare la mia spada contro qualcuno disarmato, ma non potevo disobbedire al mio Re. Certo, da quando aveva conquistato il trono era cambiato, diventando sempre più pomposo, incline alla conquista inutile e facendo ripiombare il mondo demoniaco nel putridume dei miei primi anni nonostante gli sforzi per cambiarlo. Tutto quel massacro e quella distruzione per conquistare il trono, inutili.

Mi fermai a guardare il vincitore che si nutriva delle carni e del cuore del vinto, il quale non aveva un’espressione di dolore o di terrore, bensì di eccitazione e soddisfazione. Il mio disprezzo per i miei simili non faceva che aumentare, ma con gli umani non condividevo nulla e per loro non provavo nulla.

Una figura mastodontica si avvicina a me.

-Cavaliere Nero.

-Beowulf.

-Cosa ti ha detto Mundus? So che ti ha fatto chiamare.

-Sì. Incontrarti qui mi farà risparmiare la ricerca. Andiamo in guerra contro il mondo degli umani.- a udir queste parole, Beowulf sgranò gli occhi rosso sangue mentre il suo volto dalle sembianze canine si deformò in ciò che sembrava un sorriso sadico. Beowulf ed io siamo stati compagni d’arme nella grande guerra e sapevo perfettamente quanto lo eccitasse la notizia di una nuova conquista. Sapevo anche del suo sadismo e del piacere che gli dava il massacro indiscriminato.

-Una nuova guerra… finalmente… sono secoli che i miei artigli reclamano il campo di battaglia…- si allontanò senza dire altro. Beowulf era un guerriero feroce e possente, molti umani sarebbero stati schiacciati da lui. Lo ignorai ricominciando a camminare, lasciando Beowulf a crogiolarsi nella sua eccitazione. Magari avrebbe ucciso qualche demone per la gioia.

Uscii dal castello e la mia mente vagò. Quella costruzione era formata da roccia tinta di rosso dal sangue dei demoni usati come malta millenni prima. Anche nel mondo umano avrebbero eretto castelli di questo tipo? Avrebbero usato infanti per tenere salde due pietre? Avrebbero usato le donne come schiave sessuali? Gli uomini come oggetti di tortura per chi godeva della sofferenza altrui più del sesso?

Non so se il mondo demoniaco è sempre stato così o se lo diventò in seguito ad un evento catastrofico, magari era un posto in cui valeva la pena vivere, dove tutti avevano un proprio posto nel mondo e dove il rosso e il nero non erano gli unici colori. Il mondo umano avrebbe fatto la stessa fine?

Decisi di andare nel mondo umano. Se dovevo combattere almeno volevo sapere contro chi.

—–

Passò qualche giorno dall’annuncio della guerra. Mi procurai il necessario per aprire un portale per il mondo degli umani e per capire come utilizzare la magia per mischiarmi tra loro. Di certo avrei causato il panico totale se avessero visto un essere con il mio aspetto e armato di spada che camminava tra loro, quindi decisi che la mia sarebbe stata l’immagine di un aristocratico umano dai capelli bianchi, copiando i vestiti da un dipinto che aveva portato un demone dopo aver visitato il mondo umano: un completo viola con una lente montata in modo da stare sempre a posto davanti al mio occhio sinistro. Quel demone disse che era un modo di vestire degli umani al potere, o comunque più in alto rispetto alla plebe. Modestia a parte, non ero male. La spada la assorbii nel mio essere, pronto a richiamarla in caso di problemi.

Aprii il portale. Si sarebbe chiuso poco dopo, ma decisi di farlo in una zona oscura conosciuta a pochi, così da evitare che qualcun altro s’intrufolasse. Il mio intento era conoscere il “nemico”, non attaccarli prima del tempo.

Il portale mi portò lontano da una piccola cittadina attorno ad un castello. A differenza di quello di Mundus, questo umano era grigio e pieno di stendardi e bandiere. Dal villaggio si sentivano canti e musiche ed io ne fui attratto come un servo dal proprio padrone. Mi sono diretto lì e mi sono mischiato con i paesani, i quali ballavano e cantavano attorno ad un palo a cui attorcigliavano dei nastri colorati. Sorridevano tutti, ma erano sorrisi che non hanno nulla a che vedere con quelli dei demoni. Nessuno sembrava avere la sete di sangue caratteristica della mia specie, nessuno combatteva tra di loro e tutti sembravano godersi la giornata.

L’attacco sarebbe avvenuto tra una settimana di quel mondo, che equivalevano a pochi giorni nel mondo demoniaco. Al termine della giornata, durante la quale ricevetti molte avances da parte di diversi umani di specie femminile, mi recai ad una locanda per affittare una stanza chiedendola gentilmente al proprietario che non chiedette alcun tipo di pagamento. L’ipnosi è una tecnica comune tra i demoni.

Il giorno dopo mi sono svegliato presto. L’osteria era ancora vuota e tutti mi auguravano il buongiorno con aria sorridente. La parata e la festa hanno lasciato il posto ad un palco su cui stavano delle guardie, ma non gli diedi peso e mi diressi verso il castello.

La guardia al cancello mi fece passare dopo avergli detto di essere un nobile venuto da lontano. Menti semplici, non ne vale la pena di usare l’ipnosi. Mi portarono dal loro re, un  uomo dal nome seguito da un numero.

Al cospetto del re, ho finto meglio che potevo. M’inchino e parlo:

-Maestà, mi presento: il mio nome è Sparda, e vengo da lontano per compiere un viaggio con cui spero di apprendere il mondo e me stesso. Sono incappato nel vostro regno per puro caso, e sono stato curioso di fare la vostra conoscenza.

Il re mi fa cenno di alzare il capo. -Mi fa piacere che voi, messere Sparda, abbiate deciso di farmi visita. Lo considero come un onore. Tuttavia mi sfugge il nome della vostra casata.

-Non lo posseggo, maestà. Da dove vengo io non è usato e non ho memoria dei miei genitori. Ciò che ho l’ho lasciato nella mia magione e, come accennato poc’anzi, sono partito.

-E da dove venite?

-Da est. Da un luogo molto lontano.- pronunciai le parole “mondo dei demoni” in una lingua ultraterrena che nessun umano dovrebbe essere in grado di parlare nel tentativo di confonderlo e farlo desistere a conoscere il mio luogo d’origine.

-Ah, capisco.- annuì. -Ebbene, come posso essere utile al nostro ospite?-

-Rimarrò in una locanda del villaggio per qualche giorno. Studierò il comportamento dei paesani e dei reali. Questo rapporto da dove provengo è molto differente, sono curioso di vedere se esistono delle informazioni che posso assimilare e fare mie. Anche il luogo che chiamo casa potrebbe beneficiarne.

-Fate come desiderate, messere Sparda. Spero che le campagne inglesi siano di vostro gradimento. Non fatevi problemi a tornare nella mia dimora per qualsiasi problema riscontriate.

-Grazie molte per le parole gentili.- mi sono inchinato un’ultima volta e mi voltai dirigendomi verso l’uscita, ma sento il re bisbigliare qualcosa che il mio acuto udito ha colto comunque: “non mi fido, tenetelo d’occhio”. Sorrisi velatamente.

Una volta fuori, davanti al palco di prima era stata radunata molta legna attorno ad un palo ed una folla si era raggruppata attorno ad esso. Chiedo ad un passante spiegazioni.

-Stanno per dare alle fiamme una delle figlie del demonio: una strega!

-Una strega? Non sapevo ce ne fossero nelle vicinanze.

-Beh, sì. Sembra siano ovunque e fanno comparire pugni e calci dal nulla. Io non le ho mai viste farlo, ma se è vero allora l’unica cura è il fuoco.- non ero a conoscenza di questa usanza. Che fosse una strega di Umbra?

Mi affretta a mischiarmi tra la folla. Poco dopo un gruppo di uomini ed una donna incappucciata salirono sul palco. L’uomo senza elmo cominciò a parlare mentre le guardie legavano la donna alla colonna.

–Cittadini di Red Grave! Come molti di voi sanno, oggi estirperemo il mondo dalla presenza di una strega!- la gente applaudì ed urlò ciò che credevo fossero insulti verso la donna. -Non è la prima e sicuramente non sarà l’ultima. Ma la nostra guerra contro queste amanti del demonio continuerà finché la gloria di Dio non regni suprema e che il dominio del Diavolo non venga debellato totalmente. Oggi, daremo fuoco alla strega Eva!- nello stesso momento in cui dice il suo nome, l’uomo toglie il cappuccio rivelando una donna dalla chioma bionda e gli occhi blu.

Continua…