Stamani mi muovo all’interno di una fotografia color seppia.
Volutamente indosso un abito leggero.
Voglio che il freddo mi penetri.
Voglio che il freddo m’invada.
Per sentire preponderante lo stato di necessità fisica del mio corpo.
E niente altro.
Il freddo ha la stupefacente capacità, su di me, di annullare qualsiasi altra sensazione.
Mi riduce allo stato di animale bisognoso solo di un rifugio riparato.
Un incavo caldo.
Un bacino, di foglie e di paglia, nel quale rannicchiarmi come tra le braccia di un amante.
Nell’aspro odore di tana, che sempre emana il corpo maschile.
Addormentarmi.
Con l’umido della sua lingua che mi netta le labbra dall’ultima goccia di sidro.
Mentre fuori l’autunno scatena i suoi elementi drastici.