Autore: Silvia Collini

CERCANDO GIROTONDI

M’insinuerò fra voli di farfalle per imparare ad ascoltare le ballate negli affondi del silenzio. Indosserò cappelli di persuasione per imparare a non temere voli incerti di mongolfiere trasparenti. Rivolterò lo sguardo ai girotondi fanciulli per smuovere ciocche appena arruffate. Sull’alito del desio si fermerà un bimbo e farà spazio quando tenderà la mano morbida e carnosa dell’innocenza per allargare il cerchio. Col consenso del cielo canterò con le voci bianche per sciamare le nuvole. (Dalla raccolta ‘L’immenso che resta’) Recommend0 Enable Javascript to click a...

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PROFANATA

È andato a catturare serpenti per bere il loro veleno. Eccolo di ritorno, schiumante. Con gli occhi inquinati dall’esecrazione e il sorriso irridente di sfida prende la mira come un cecchino e mi spara addosso, lasciandomi senza respiro per un tempo interminabile che desidero sciogliere nell’acido della disperazione. Onde di lacrime m’alterano la vista mentre riconosco e detesto altamente insidiose le fibre muscolari del suo corpo pulsare senza controllo sul mio. Nei suoi movimenti c’è incuria, distanza, degrado. È spregiudicato, senza scrupoli, approfitta della folle paura che mi paralizza, mi spinge la faccia contro la sua pancia come per...

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BIG WYATT

In quel saloon annebbiato dal fumo dei sigari qualcuno aprì la finestra che affacciava sul vicolo adiacente, poi con voce rasposa annunciò lo scivolo del boccale pieno di birra lungo il bancone di mogano appena lucidato. L’avventore seduto in fondo l’agguantò al volo e la bevve tutta d’un fiato per far godere la gola riarsa dalla polvere, mangiata non certo per piacere. Era Big Wyatt, un minatore grande come un armadio, con una pariglia d’occhi verde giada che illuminavano quel viso interamente coperto di nero carbone. Quella sera, finito il lungo turno di lavoro era passato di lì prima...

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CIPIGLIO

Spesso si sentiva dire: ‘Lascia scivolare quel cipiglio dal tuo bel viso e sorridi, piccolo mio!’ E lui, dopo un breve accenno di giro all’insù, riprendeva la sua naturale espressione e saliva nella sua cameretta. Si accomodava sul suo giaciglio al contrario e a panciasotto per prendersi sul cuore tutto il tepore della trapunta e cominciava a parlare e a gesticolare con un certo disappunto rivolgendosi a qualcuno. Era solito appoggiare sul baule ai piedi del letto Cimbro, il suo coniglio di pezza color legno caldo. Lo aspettava accomodato lì, seduto coi gomiti sulle gambe a sostenere il mento,...

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AH, QUEL TORTINO GIANGI…

Oggi il capo mi ha chiamata nel suo ufficio per formalizzare la richiesta anticipata con messaggio whatsapp qualche giorno fa. Il mio incarico è quello di scrivere un articolo sulle tradizioni incrociate alle emozioni del cibo. So dove andare a ispirarmi e sono una che non ama aspettare che il ferro si raffreddi. Lo batto finché è caldo, io. E questo lo tengo in caldo ben bene perché è il luogo dove tutte le mattine consumo la mia colazione, all’italiana naturalmente. Oggi ci ritorno, approfittando della golosità per quella pasta in particolare, tanto stasera non ceno. Intervisterò una donna...

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EDERA

A te sorridevo come a nessuno, nel cortile degli oleandri in quella piazzetta accosto gli antichi lavatoi con le fontane funzionanti, coperti dai portici di legno cedro. Ricordo quella giornata di primo autunno, quando una refola di vento aggomitoló le foglie secche nella sua corsa leggera e finì ai nostri piedi a pieno carico. Sapevi che adoravo calpestarle, quelle foglie, golosa della croccantezza di quel suono. E per vedermi sorridere mi regalasti le tue, quelle che coprivano le tue scarpe, con un colpetto di punta e una piccola spinta verso le mie. “Un palleggio perfetto!” ti dissi non deludendo...

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