Autore: Manuela Mancini

‘CCANTO A LA ROLA- ANNI ‘50 (con traduzione)

“E beata te Mari’ che te ne stai esso veceno a lu focu a reccongià e te scalli co ’sto friddo che fa!” “ E te pare che me staco a divirtì ? Sai che palline… tuttu stu mucchiu de pagni c’agghio da fa!’’ “Va vè , a prossima vota li faccio io . Ma…ma ‘n gorbu se d’è tardi! Me s’è ppiccicato lo sbadiglià che tra mpo’ me smascello. Quasci, quasci vaco a durmì.” “ None, none spettete Ntunì ‘n minutu…ce sta da rchiude e gagline nellu stallittu e po’ da serrà vene a porta che sennò vene...

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LA CASA TRA I CESPUGLI

Io e Giuliana, come quasi tutti, eravamo povere di beni materiali ma ricche di libertà, sogni, fantasia. In quelle interminabili estati assolate ed indolenti, ci ritrovavamo spesso a giocare nel silenzio lacerato solo dal frinire delle cicale. Era talmente ossessivo e martellante che lo risento ancora : “cri cri…cri cri…cri cri…”  mentre noi, sedute sul prato progettavamo come riempire quel pomeriggio d’agosto. “Dai, a che giochiamo?” “Bho!” Non avevamo giocattoli e così ci guardavamo intorno, poi si giocava con quel che si trovava. Ricordo quella volta che notammo un grosso cespuglio rigoglioso ed invitante sulla scarpata della strada che...

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THETA

Se ne stava lì, immobile, ad osservare dalla fessura 10×2 della porta ciò che accadeva di là, nell’altra stanza. In silenzio, ma con livello d’attenzione elevatissimo esplorava l’oscurità ed aspettava. Qualcuno accese finalmente la luce ed un fascio luminoso si propagò attraverso la fessura esattamente dritto ai suoi occhi ma non ne ebbe fastidio, anzi, i suoi occhi affamati avevano finalmente di che guardare. Abigail, la dott.ssa Parker, entrò col suo camice bianco dalle ampie tasche piene di mille cose e come al solito iniziò ad armeggiare sopra ad un tavolo. Non poteva vedere bene i suoi gesti ma...

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‘LE BESTIE STANNO ALTROVE’ n°14: SUA MAESTÀ

Aaaaaagrrrrrrr(sbadiglio)! Che afa e che caldo che fa! E poi tutti questi tafani che mi si addossano e mi imbrattano il pelo! Accidenti, però! Sono stato giusto ieri da ‘Orango Coiffeur Chic’ (quello a destra del grande baobab per intenderci) per dare una spuntata e fare la piega alla criniera perché stasera c’è l’elezione di Miss Savana ed io, in qualità di re, debbo presiedere la giuria. Ci tengo a fare bella figura perché io sono Leo Poldo VIII Piso Lante Della Ventresca, ultimo membro d’una illustre schiatta di felini. Per essere al top della forma, mi vorrei riposare...

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SEQUEL CON FINALE DELL’INCIPIT ‘CARILLON’ DI G. DIMILITO

INCIPIT di  G. DIMILITO: La scena che si presenta agli occhi dell’Ispettore Fabbri è sconcertante: un letto matrimoniale imbrattato di sangue, di fronte, una toeletta con sopra una lampada, un bicchiere pieno a metà, una piccola chiave con attaccato il cartellino col numero 139. Al centro, un carillon con sopra una deliziosa ballerina piroettante, macchiata anch’essa da gocce di sangue che scendono fino a terra. Il tutto completato da una specchiera che duplica l’orrore della scena. Mancava solo una cosa: un corpo, già, perché per forza di cose qualcuno era stato ucciso, presumibilmente una donna mentre si struccava. L’Ispettore...

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RICO

“Dai, Enrico, vieni a mangiare. Quante volte ti debbo chiamare…” Il piccolo Rico malvolentieri lascia il joystick e passa per il tinello ove il padre Gianni, seduto spalmato sul divano, guarda una partita di football mentre fuma ingordamente la quinta sigaretta consecutiva e tracanna un bicchierone di Campari concedendosi sonore esclamazioni del tipo: a li mort, figlio de…, a str. passa ‘a palla …, porc.,,”. “ Certo che non la vuoi capire l’ educazione! “, continua la madre con la solita solfa, “ lascia stare quei videogiochi che ti rimbambiscono il cervello e fai tutto quel casino con l’audio....

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