Autore: Angelo Fabbri

Ciclo amarcord

Il doping allora era caffè carico, in quantità industriali, che più di spaccarti lo stomaco non faceva. Per i massaggi ti dovevi arrangiare: olio canforato o sifcamina, ma se non correvi proprio una cronometro ne facevi a meno, con tutto il tempo che ci voleva a levarti la puzza di dosso. E poi, trasferte che cominciavano la mattina presto e finivano la sera tardi, per andare a correre in Piemonte, a Nizza Monferrato, dove c’erano colline e non montagne come da noi in Liguria, dove io con i miei ottanta chili potevo dire la mia, sul passo veloce o...

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Laura c’è

Lo vedo. Lui non lo sa ma lo osservo sempre, da quassù, nascosta tra gli alberi che fanno cornice al lago. Guardo le sue evoluzioni con la barca che era stata mia, ogni giorno sempre più sicure, ogni giorno sempre più lupo di… lago. Sapevo che mi guardava, l’ho sempre saputo, da quando ha restaurato quel vecchio molo vicino alla sua casa. Per me era un riferimento, un gioco, un invito: se non per questo, perché avrebbe dovuto farlo? In realtà all’inizio avevo soltanto un dubbio, poi, un giorno, ho visto lampeggiare la lente di un binocolo al sole...

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Il mercante di tappeti

È il mercante di tappeti che ha bussato alla mia porta,
e ora aspetta rassegnato che io non compri e gli dica di andare.
Lo vedo negli occhi scuri e nel volto bruciato dal sole,
radi baffetti e crespi capelli, la tristezza dei poveri nel cuore.
No, non compro niente, quando mai ho comperato?
Ma non te ne andare! Lo chiamo, entra, se vuoi,
mangiamo insieme e poi, poi, se vorrai, te ne andrai.
Lui mi guarda stupito, incredulo, timido in fondo e forse impaurito,
mentre nel suo italiano si confondono facili il tu il lei e il voi.
Entra, infine, ed è stanco, si siede, sorride, ma solo per timido ringraziamento.
Ci vuole il vino, spesso, del Sud, per aprirgli la bocca e farlo cantare,
della sue terra, di porti e di deserti, di una famiglia creata e distrutta
dalla fame e dalla guerra, intuisco, là, nel suo paese.
Ma non c’è rabbia, nel suo rapido dire, non una parola contro la sua patria lontana:
un incidente lo ha fatto nascere povero, il volere di Dio lo ha mandato poi via.
E ora ride, forse adesso è sincero, gli si apre la camicia sul petto magro,
giunge perfino a toccarmi la spalla, ma lo fa un po’ esitando, mi sento razzista,
mentre spio avido la sua facile felicità dentro i grandi neri occhi.
Ma io non posso comprare, io invento parole e costruisco storie, ma non compro.
Lui si alza e riprende la sua merce da poco, indugia un momento solo sulla soglia,
gli mando un ciao incerto, anche lui mi saluta, ed è già per le scale.
Svanisce in un attimo il suo mondo antico, dalla finestra lo vedo camminare
col suo passo strascicato sulla strada, nel sole, verso altre porte e altri no.
Trascina lento ma con quanta dignità, quello che ancora resta della sua povera vita.

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Il mare di Genova

Ad un improvviso colpo di libeccio il gabbiano che sembrava fermo sul mare inclinò improvvisamente le ali, prese il vento di coda e sembrò piombare velocissimo sulla spiaggia. Una manovra elegante, un fruscio, e risalì in aria quasi sfiorandolo. Adesso erano molti gli uccelli che volteggiavano sulla foce del Bisagno, e il loro gridare ricordava il film di Hitchcock: cercavano il cibo nell’acqua grigia, ed era difficile pensare che riuscissero a trovare dei pesci, nonostante i pescatori che si protendevano dagli scogli del frangiflutti con le loro canne . Giuliano lasciò scivolare lentamente dalla mano il ghiaietto che aveva raccolto...

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Shareefa

  1. Il mio nome è Shareefa, la Rossa. La mia storia è tutta qui, in questa pianura dove sono nata, dove il vento a volte sussurra e a volte urla tra le rocce che spuntano dalla terra, dove il sole brucia e l’ombra accarezza.   Ero una bambina come tante altre nella Striscia, magri fagotti di stracci tra la polvere delle strade e i cespugli spinosi dei giardini. Abitavamo  in un piccolo villaggio vicino a Beit Hanoun che non aveva conosciuto altro che la guerra e a cui la guerra aveva tolto tutto, ma per noi che non avevamo...

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23 hours ago
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