Negli ultimi tempi hanno avuto un grande successo gli audio racconti di Writer Monkey, in parte per la bravura degli interpreti che si sono avvicendati e in parte per la qualità dei brani selezionati da Ilaria.
A questo punto, dopo la produzione di un buon numero audio racconti, vale la pena di fare alcune considerazioni e raccogliere i frutti della nostra esperienza, anche con l’obiettivo di arrivare ad una standardizzazione – per quanto possibile – di questo genere di letteratura.
È evidente che accingendosi a scrivere un racconto destinato ad essere interpretato bisogna mettersi nella stessa ottica di chi scrive per il teatro o per il cinema: sì, perché – diciamocelo con chiarezza – nel nostro piccolo scriviamo qualcosa destinato ad essere rappresentato, in certe forme e in certi modi.
La nostra analisi sugli audio-racconti
Da un esame dei 24 audio racconti fin qui prodotti risulta una lunghezza media di 856 parole e una durata media di 7,11 minuti. Il punto di vista è ripartito tra prima e terza persona in misura quasi uguale e così i racconti con o senza presenza di dialoghi. I generi sono vari.
Una misura media dei racconti potrebbe essere quindi tra le 500 e le 1000 parole, che corrispondono a tempi tra i 4 e i 10 minuti (dipende anche dal tipo di racconto e dall’enfasi che dà l’interprete).
I dialoghi possono esserci come no, ma credo che debbano essere comunque limitati a due interlocutori e non essere del tipo battuta-risposta, perché sarebbero difficili da rendere in un audio racconto, a meno di non farne una specie di pièce teatrale (che potrebbe essere una ulteriore evoluzione).
Alternare i punti di vista in generale crei dei begli effetti e renda l’audio racconto più vivo, così come brani con una forte enfasi, consentono all’attore di interpretare il o i personaggi in maniera più realistica.
Un suggerimento importante – evidenziata dall’esperienza di alcuni attori – è di evitare il più possibile l’utilizzo di termini inutilmente sofisticati che possono rendere difficile e artificiosa la lettura, spezzando la magica atmosfera creata dalla voce dell’interprete. Questo non significa che bisogna scrivere in modo piatto, giornalistico, ma che la forma va attentamente considerata in funzione dello scopo che ci prefiggiamo.
Riflessioni in corso d’opera
Man mano che valutiamo gli scritti pubblicati nel laboratorio per aggiustare il tiro aggiungo altre riflessioni utili a raggiungere l’obiettivo di realizare uno scritto adatto a diventare un audio-racconto.
Sto cercando anche io di capire piano piano cosa ho cercato nei testi che ho selezionato fino ad ora e che hanno funzionato.
Immagino sia necessaria una dimensione di teatralità un po’ istrionica e un po’ poetica. Poter dare all’attore l’opportunitá di giocare con la voce. Non dico usare parole difficili, ma metafore che catturano sì. Mon dico che debbano essere per forza monologhi, ma devono dare la possibilità di costruire un’atmosfera, una introspezione. Trattare un tema importante, una questione, un problema. Un audio-racconto è un momento intimo tra chi racconta e chi ascolta. Una specie di dialogo tra loro due che deve condurre alla riflessione, o all’emozione, o magari al riso. Non è una impresa facile. Per noi non sono semplici letture e narrazioni, ma piccole perle, gioielli d’arte da donare alle orecchie.
Credo sia molto utile immaginare un attore seduto da solo in scena ad interpretarlo illuminato nel buio. (Ilaria Agostini)
e ancora, sempre Ilaria
quei pochi accenni e dettagli (quello che ti portano lì) renderebbero più ricca la scena. Più immersiva. Credo che questo giovi ad un audio-racconto come ad un racconto in generale. Non per forza lunghe e grandi descrizioni. Ma quelle necessarie ad arrivare sulla scena sì.
Un altro degli elementi dell’audio-racconto è la possibilità di aggiungere un traccia musicale di sottofondo, ad esaltare l’andatura del testo. Ci sono racconti con qualche sfumatura di grottesco, ad esempio – Marilena Migiani è meravigliosa in questo – che sono eccezionali in tal senso. Possono essere accompagnati da un Tango! Questo per dire che può essere utile cercare di sentire nelle proprie orecchie il suono delle parole, il loro ritmo, proprio come farebbe un compositore.
Questo suggerimento invece viene da Andrea Di Vincenzo di Cantine Teatrali, meraviglioso interpreti di molti dei nostri audio-racconti
Credo che uno degli aspetti che devono essere presenti in un racconto che poi va interpretato, è la capacità di calarsi nel personaggio da parte di chi scrive.
Usare le parole giuste, dettate dall’emozione e dalle “spinte” giuste del personaggio, fornisce all’attore un appoggio più sicuro e stabile per l’interpretazione.
Calatevi anche voi nella parte insomma! 😊💪🏻
Una delle nostre bravissima interpreti, Chiara Ciofini aggiunge
creare una sorta di monologo può aiutare e, a meno che non si tratti di un racconto per bambini, i dialoghi a più di due voci sono impegnativi (a meno che non si provi davvero a farli con più interpreti, che potrebbe essere una evoluzione).
Sì alle descrizioni e anche ad un racconto più poetico …
Sui dialoghi si esprime anche il bravissimo autore e interprete Andrea Improta
non sottovaluterei l’efficacia di un dialogo che in qualche modo varia il ritmo della narrazione e ri-cattura l’attenzione casomai l’ascoltatore si fosse distratto 😀. Vero che crea una difficoltà in più per chi racconta che deve diversificare due voci, ma giocando un po’ con i timbri si può fare.
La prossima sfida! Scrivere per un audio-racconto!
La sfida è cercare di immaginare questi brevi racconti nell’atto di essere letti da un attore.
I migliori e più adatti verranno realmente trasformati in audio-racconti e pubblicati attraverso tutti i canali di cui dispone Writer Monkey.
Come partecipare?
Basta rispondere al primo degli esercizi di scrittura proposti da Writer Monkey!