La donna stava finendo di riordinare la cucina, era una sera qualunque, come tante altre.
Guardò il marito che, seduto in salotto davanti al televisore acceso, leggeva il giornale.
Aveva gli occhiali appoggiati sul naso e muoveva appena le labbra, sillabando sottovoce le parole, ogni tanto interrompeva la lettura per ascoltare le notizie del telegiornale e borbottava:
«Sempre cattive notizie, ma non hanno un briciolo di vergogna!».
Sorrise con tenerezza. Gli anni erano passati veloci e tra pochi mesi avrebbero festeggiato i loro trentacinque anni di matrimonio.
Ne avevamo passate tante insieme! Momenti facili e difficili, gioie e dolori; come tutti d’altronde, ma il bilancio era positivo.
Erano invecchiati bene e in salute, per fortuna e, dopo che i figli si erano sposati, erano rimasti soli a godersi i benefici della terza età, rallegrati da tre splenditi e vivaci nipoti che riempivano la casa di allegria, ogni volta che venivano a trovarli, come una ventata di brezza leggera e purificatrice di primavera.
Ricordò con nostalgia i tempi della giovinezza e delle illusioni, quando la vita è tutta davanti a te e sei pieno di speranze, non ti fa paura nulla e pensi di poter scalare le montagne.
«Poi il tempo se ne va, ti guardi indietro e non ti sembra vero, eppure sei arrivato a oltre sessant’anni e quasi non ci credi».
«Forse sul tuo corpo si vedono i segni del tempo ma il tuo cuore è rimasto giovane, pieno di speranze e, soprattutto, di amore».
Questi pensieri si affollavano nella sua mente … e che uomo aveva sposato!
Era stata fortunata, ne era consapevole e grata al destino che le aveva donato tutto questo.
Ricordò quando si conobbero entrambi ragazzi, il primo e vero amore della loro vita.
Erano giovani, belli e spensierati.
Si diresse in salotto e si sedette a fianco a lui sul divano.
Guardò le mani segnate dal tempo, ancora forti e sicure, i capelli brizzolati; un po’ di pancetta gli riempiva il maglione ma, le larghe spalle, anche se un po’ ricurve, erano ancora possenti e rassicuranti.
Gli occhi erano sempre vivaci e allegri come quando lo aveva conosciuto. Ricordò la prima volta che lo vide, a quando i loro occhi s’incontrarono e fu pervasa da un brivido che le attraversò il corpo.
Aveva compreso in quell’istante che era l’uomo della sua vita.
Tra poco si sarebbe addormentato, con gli occhiali sul naso, il giornale in braccio e avrebbe anche russato.
Tutte le sere la stessa storia. Lei gli avrebbe tolto delicatamente gli occhiali dal naso, il giornale dalle mani abbandonate e lui si sarebbe svegliato, le avrebbe sorriso dicendo:
«Non stavo dormendo, riposavo gli occhi».
Allora lei si sarebbe rannicchiata contro di lui, tra le sue braccia come in un nido accogliente e avrebbero parlato dei figli, dei nipoti, degli amici, di come avevamo passato la giornata.
Cose banali forse, ma così rassicuranti che le donavamo una serenità immensa.
Osservò il viso segnato da qualche ruga, gli accarezzò dolcemente i capelli, fissò i suoi occhi vivaci e giovani, gli lisciò con un dito le folte sopraciglia e gli posò un lieve bacio sul naso.
Poi sorrise e disse:
«Vuoi continuare a dormire davanti alla TV o andiamo a letto?».
Non le rispose ma si alzò e la prese per mano. Insieme andarono in camera e si spogliarono.
Lui indossò il pigiama azzurro e blu, il suo preferito, che i nipoti gli avevano regalato a Natale e si coricarono.
Lei gli voltò le spalle e lui la accolse tra le braccia e le posò un dolce e delicato bacio tra i capelli.
Ascoltò il respiro regolare finché non si tramutò in un leggero russare e sorrise nel buio.
«Cosa c’è di più rassicurante nella vita?».
«Dormire vicino all’uomo che ami, ascoltare il suo respiro regolare, sentire il calore del suo corpo accanto al tuo, non sono forse le cose più preziose e meravigliose del mondo?».
«Per me sì, ed io mi sento felice e appagata come una regina».
Gli cercò la mano e con quel pensiero si abbandonò al sonno con ancora il sorriso sulle labbra.
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