Sto preparando la colazione mentre il sole illumina il pavimento della mia cucina con una luce abbagliante che quasi mi acceca.
La finestra aperta lascia entrare il profumo del mare e i richiami dei gabbiani che volteggiano leggeri nel cielo di un azzurro intenso, rompono il silenzio delle prime ore del mattino.
Alcune nubi, sono ancorate sopra il mare, sembrano in attesa di salpare per un viaggio, ferme nell’aria pura e quieta.
È una giornata tersa, nel momento in cui la natura si sveglia pigra, apre gli occhi e sembra guardarsi attorno stupita da tanta meravigliosa bellezza.
Mi passi vicino con il tuo passo felpato e la tua andatura flessuosa e fiera, senza guardarmi, incurante della mia presenza ed io ti osservo, come sempre, ammirata.
«Buon giorno!» esclamo allegra.
Nessuna risposta.
Vai verso la tua poltrona preferita, che un tempo era mia, tranquillo ma vigile come uno sparviero.
«Oggi sei muto?»
«Non mi rispondi?»
«Che c’è?», chiedo e le mie parole cadono nel nulla.
Ti accomodi sulla poltrona e, indifferente, annusi l’aria e lanci uno sguardo fuori dalla finestra ma continui a ignorarmi.
Ricordo la prima volta che ti vidi, una sera, mentre tornavo dal lavoro.
Eri magro, triste, con uno sguardo sperduto e bisognoso di affetto e, quando ci guardammo, ci innamorammo, reciprocamente, all’istante, come se ci stessimo cercando da lungo tempo.
Ti accolsi nella mia casa, ti nutrii, coccolai, viziai e, da allora, diventasti il mio amico e confidente ma anche il mio re e padrone.
Ogni giorno corro a casa da te con impazienza per ritrovarti.
E tu mi vieni incontro e mi accogli con tenerezza e amore e, la sera, accoccolati, uno vicino all’altro, ci scambiamo tenerezze senza sentire il bisogno di parlarci, perché ci conosciamo e comprendiamo a vicenda ma, a volte, sai essere scostante ed egoista come un vero tiranno.
Ora sto osservando il tuo corpo snello ma forte, il tuo profilo fiero e superbo e rimango incantata dalla tua elegante bellezza.
Ti chiamo per nome e finalmente ti volti a guadarmi.
Mi lascio sprofondare nel verde trasparente dei tuoi occhi, intriganti e misteriosi, simili a due piccoli e freschi laghi di montagna.
«Allora, Gatto, hai finito di fare l’indifferente con me?».

Appoggio la sua ciotola di cibo per terra, vicino ai miei piedi e lui, con un balzo felino si avvicina lanciando un “miaooo” accorato.
Si struscia contro le mie gambe con il pelo bianco e fulvo, morbido come seta, facendo le fusa. Chiude gli occhi mentre lo accarezzo, poi mangia il suo cibo, beve e, con la massima indifferenza, ritorna alla sua poltrona, si arrotola come una ciambella agitando pigramente la coda e, prima di addormentarsi beato, mi lancia un ultimo sguardo.
«Caro Gatto, intrigante e misterioso, hai forse voglia di fare lo scontroso per ricordarmi la tua fiera e diffidente natura felina?».