Spinsi la porta della locanda con Eva ancora appoggiata al mio braccio, tremante. I proprietari dell’edificio ci guardarono scioccati. L’aria si fermò, come in attesa di un attacco nemico.
-Eva!- disse l’uomo mentre la moglie era già partita verso la ragazza. La strinse forte, ricordandomi Beowulf in una delle sue mosse preferite con cui stringeva il malcapitato contro di sé.
-Siamo stati in ansia da quando abbiamo saputo! Grazie al cielo sei salva!
-No, grazie a lui.- Eva mi guardò con ammirazione e io la guardai di rimando, ma potevo dire che il mio sguardo era molto diverso dal suo. Come i modi di fare di Eva erano puri e senza l’ombra di malvagità, così era il suo volto. Io, un essere appartenente ad un mondo notoriamente più violento e senza concetti come lacrime, altruismo o pietà, cercavo il più possibile di non far trasparire la mia apatia nei suoi confronti. Volevo evitare di spaventarla, dando per scontato che il travestimento non fosse abbastanza così da impegnarmi fisicamente a non indossare nuovamente il mio volto perennemente arrabbiato.
Eva si allontanò da me andandosi a sedere con la donna della locanda mentre il marito le portava una ciotola piena di una zuppa fumante. Aveva ancora la mantella che la guardia le aveva appoggiato sulle spalle qualche minuto prima, e la ragazza se la teneva come se ne andasse della sua vita.
-Non sappiamo come ringraziarla, Messere.- fece la donna verso di me. Conoscevo già il termine “ringraziare”, ma avevo sempre associato e visto associare questa parola come ad un modo di sottomettersi a chiunque sia indirizzato il termine. Se un demone sceglieva di salvare un demone minore dalle fauci di una bestia affamata non era di certo perché gli andava, ma perché i ringraziamenti di chi salvava lo portavano ad un rango sociale maggiore e ad avere un servo per il resto della sua vita. L’atto di ringraziare qualcuno, da dove venivo io, era una promessa di servitù eterna. C’era, ogni tanto, chi ignorava questa promessa e, in alcuni casi, hanno ucciso il loro salvatore, ma casi molto rari.
-Non è il caso….- ma la donna ignorò le mie parole e si posò su di me, allargando le sue braccia così da rinchiudermi in una morsa come fece prima con Eva.
-Sono così felice che siete venuto a Red Grave, Messer Sparda!- Cominciò a lacrimare, come fece Eva prima. Parlava di “felicità”, un’altra parola nuova da apprendere e studiare, ma la sua espressione mi sembrava alquanto diversa da quella di Eva di prima. Che fossero in realtà due sentimenti ben distanti l’uno dall’altro? E se ciò era vero, come mai la donna aveva le stesse lacrime che aveva Eva? Che queste lacrime possedessero un significato diverso rispetto a quello di Eva e del suo volto dolorante, spaventato e fragile?
-Non è necessario, davvero…
-Martha, lascialo andare, lo imbarazzi.- altro argomento da approfondire prima o poi.
-Hai ragione, Alfred.- fece un rumore di risucchio con il naso e mi lasciò andare. -Un anno fa, Eva ha salvato nostro figlio da una grave malattia, è parte della nostra famiglia, ormai. Prima di oggi non sapevamo neanche fosse stata imprigionata e destinata al rogo. L’abbiamo saputo solo dopo che voi siete uscito. Non abbiamo chiuso perché non possiamo permetterci il lusso di mandare via dei clienti, non con le tasse del re che non fanno altro che aumentare. Demone! Non è altro che un demone!- l’uomo corse a tapparle la bocca. Sembrava vivessero sotto una qualche tirannia, e comprensibilmente quelle parole non sembravano ben accette. L’inquisitore mi chiamò “dimonio”, in fondo. Se solo sapesse quanto aveva ragione…
Eva finì di mangiare. -Vorrei andare a riposare, se non è di troppo disturbo.
-Ma certo, cara.- disse Martha asciugandosi le lacrime mentre andava da lei. -Vieni, ti accompagno alla tua camera.- pensavo di dover ricorrere all’ipnosi un’altra volta e mi stavo per avvicinare nuovamente alla coppia, ma l’uomo mi bloccò.
-Non c’è bisogno di pagare, messere. Ospiteremo Eva per tutto il tempo necessario.
-Capisco.- questa era un’altra azione da studiare. In nome di cosa avevano deciso di rinunciare spontaneamente alla pecunia? Non li avrei pagati di certo in quanto non ne possedevo, ma questa era una cosa secondaria. Mi si avvicinò l’uomo.
-Quindi, cosa le porto?
-Prego?
-Cosa vuole mangiare? Non sarà molto, ma vogliamo ringraziarla offrendole la cena.
-Oh, capisco.- non capivo. -Non so, fate voi.
-Lasci fare a me, si sieda pure dove vuole. Martha,- alzò la voce per farsi sentire dalla moglie. -quando hai finito con Eva raggiungimi, mostriamo a Sir Sparda le specialità di Red Grave!
-Certamente, arrivo!
—–
In base a che tipo di demoni si parla, il concetto nutrimento varia.
I demoni della gola erano soliti ingozzarsi letteralmente di tutto, sabbia, ossa, roccia, qualsiasi cosa pur di saziare una fame che non potevano colmare, ma ciò gli ha donato un sistema digerente particolare che gli permetteva di espellere quanto mangiato antecedentemente a comando, ed avevano imparato a usare questa capacità unica come forma di attacco inatteso.
In generale, i demoni più comuni mangiavano carne che strappavano direttamente dalle ossa di altri demoni, ma più si accumulava potere e più la fame nel senso arcaico del termine scompariva. Poteva accadere per diverse vie, l’atto di divorare quante più vittime possibili, molto lento se le vittime erano tutte deboli, l’assorbimento della loro anima o l’acquisizione di armi e artefatti possenti, ma il potere che si acquisiva e l’energia che nasceva da esso, erano più che sufficienti a sostenere un demone potente, liberandolo dal vincolo della fame eterno delle creature mortali e deboli. Era a tutti gli effetti uno dei segni della potenza di un demone, ed io, come altri generali dell’esercito di Mundus, non pativo la fame da secoli. Quel pranzo, però, era stato molto piacevole. Mai prima di allora le mie papille gustative avevano assaporato qualcosa di così particolare, anche se non avevo mai avuto la possibilità di assaggiare qualcosa che non fossero sangue e carne cruda, e questi sapori, orribili e nauseabondi, erano ormai lontani.
Alfred e Martha prepararono un “tipico pranzo inglese”, a detta loro: un maiale arrosto con patate, verdure e salsa gravy che effettivamente mi fece salivare come non accadeva da molto tempo. Ai due proprietari parve strano quando afferrai il maiale intero e cominciai a morderlo, ignorando gli attrezzi che avevano posato davanti a me sul tavolo, ma finii per divorare tutto eccetto le ossa. Non necessitavo di cibo per vivere, ma diavolo se era buono.
-Quindi? Vi è piaciuto?
-È la cosa più buona che io abbia mai mangiato.- l’uomo sorrise ridacchiando, contento del complimento ricevuto. Cominciò a portare via i piatti, quando, istintivamente, afferrai una pietra che volò attraverso la finestra aperta che dava direttamente al mio tavolo. Girai il capo verso la mia sinistra, sguardo freddo e minaccioso. Una folla era all’esterno dell’edificio e non sembrava avere l’intenzione di andarsene tanto preso.
Davanti alla folla vi era un uomo con una corda in mano rivolto verso il resto delle persone. Il suo vestiario era molto meno semplice e molto più curato di quello del resto della folla. Chiunque egli fosse, sembrava aver raccolto quanta più gente potesse prima di andare davanti alla locanda.
Parlò ad alta voce.
-Oggi è stato fatto un torto. Non contro una persona, né contro il Re, ma contro Dio. Chiunque utilizzi stregoneria DEVE venire punito ed oggi è stato impedito alla giustizia divina di fare il suo corso!- la folla, armata di torce, urlò il proprio consenso. -Il demonio ha, oggi, messo lo zampino negli affari di Dio e noi, Suoi umili servitori, dobbiamo far valere la Sua parola e la Sua legge!
La folla sembrava in procinto di caricare contro la locanda per darle fuoco, ma l’uomo li fermò. -Placate gli animi, fratelli miei, non dobbiamo cedere alla pulsione di fare giustizia subito e senza considerare l’incolumità di possibili innocenti, anche se hanno aiutato la strega. La colpa non è loro, ma della serva del demonio che li ha ingannati, fuorviandoli dal percorso designato loro da Dio e dalla giustizia.- La folla si placò, annuendo con il capo e aspettando che l’uomo facesse la sua mossa, che non tardò. Si girò verso la locanda, la indicò con l’indice destro e cominciò il suo discorso.
-In nome di Dio, io vi assolvo, locandieri Alfred e Martha! Siete brava gente e non ho intenzione di lasciare le vostre vite in mano al diavolo senza aver lottato con tutte le mie forze! Portateci la strega e vi sarà perdonato questo peccato!
-Si può sapere chi è quello?- chiesi tra l’incuriosito e l’infastidito.
-Il reverendo Smith, colui che scova i potenziali inquisitori tra la popolazione e li “prepara” ad una visione estremizzata della religione.
-Li “prepara”? Non li istruisce al loro ruolo?- che attuassero un qualche tipo di lavaggio del cervello? Ipnosi, tortura o magari entrambi?
-Non esiste istruzione al mondo che ti trasforma in una macchina cieca di morte in nome di qualcosa che non sappiamo neanche se esiste davvero.
-Lei non è sempre stato un locandiere.- ciò provocò una risata da parte di Alfred.
-Alfred non è un nome da campagnolo. Ha ragione, ma le racconterò un’altra volta. Ora dobbiamo prepararci a questi psicotici.- da dietro il bancone della locanda, Alfred prese una spada ed una balestra. -Cosa preferisce?- disse alzandole proponendomi di scegliere.
-Siete sicuro sia necessario?- l’espressione di Alfred parlava da sola. -La spada.- me la lanciò. In confronto alla mia spada personale, quella sembrava un’arma da principianti. Era un’arma molto semplice, un pezzo di ferro dalla forma a croce, ma il cui equilibrio tra elsa e lama la rendeva molto maneggevole e semplice da usare.
-L’arma di quando ero nell’esercito. L’ho trattata come una figlia, è ancora in ottime condizioni.
-Lo vedo. Dalle mie parti usiamo spade più grosse, ma non credo che avrò problemi.
-è una cosa culturale o un modo per compensare?- lo guardai confuso. -Lasci stare, era una battuta.
La folla cominciava a scaldarsi. Urlavano parole colme di astio nei confronti della ragazza e pretendevano che uscisse immediatamente, o sarebbero andati a prenderla loro. Tale comportamento non era diverso da quello di una bestia selvaggia, che reagisce d’impulso, con rabbia. Come un demone.
-Non sarò in grado di trattenere questi ferventi fedeli in cerca di giustizia ancora per molto, la vostra decisione di non consegnare la strega mi delude profondamente.- fece una breve pausa. -Mi dispiace, figlioli. Io vi ho dato un’opportunità e avete scelto di non coglierla. Deus misereatur vobis.
Gli uomini armati di torce fecero appena due passi quando aprii la porta, ma alla mia vista la folla mostrò il suo dissenso con grugniti e versi vari. Si aspettavano Eva, non il suo salvatore, il Diavolo.
Il solo pensiero che avessero accidentalmente ragione mi rendeva allegro.
-Guardate, fratelli, è uscito, non la strega, ma il suo marito e padrone. Il demonio che oggi ha interrotto la divina justitia!- dalla folla partirono versi e parole poco lusinghiere nei miei confronti, ma ignorai tutto.
-Credevo che il vostro Re avesse lasciato intendere che la signorina Eva non fosse destinata al rogo. Vi invito ad andarvene. Non ho intenzione di fare del male a nessuno di voi, ma non esiterò a difendere la fanciulla. Non costringetemi.- i versi e gli epiteti ripartirono ancora con più veemenza. Scivolavano su di me senza intimorirmi né ferirmi in alcun modo e appoggiando la punta della spada a terra davanti a me, vi poggiai sopra le mani.
-Oh, ma il nostro Re, per quanto saggio e colto, non ha saputo vedere oltre gli inganni tuoi e della strega. Solo un timorato di Dio può!
-Sta forse dando dello stolto al vostro Re? Non è qualcosa punibile con la morte?
-Le uniche leggi alle quali rispondo sono quelle divine! Nessuna mano mortale mi può deviare dal mio compito sacro!
-Quindi non rispettate le leggi del vostro Re dando precedenza a leggi di qualcosa che non sapete se esiste realmente.- era quasi comico pensare che io, un essere proveniente da un altro mondo, metteva in dubbio l’esistenza di un Dio nel mondo degli uomini. -Ed il Re lo permette?
-Voi demoni non sapete quando tacere! Portaci la strega e nessun innocente si farà male!
-A parte Eva.- risposi con sguardo fermo mantenendo il contatto con gli occhi del reverendo.
-Le streghe non sono innocenti.
-E cosa indica che la signorina Eva sia una strega?
-I segnali di Dio mi hanno guidato a codesta sentenza! Morte alla strega!- la folla dietro di lui esplose in un boato di eccitazione al pensiero di portare a termine ciò che venne iniziato e mai finito.
-Uno stormo di uccelli non è un segnale, è solo uno stormo di uccelli. Sicuro di non avere avuto delle allucinazioni? O forse state mentendo e basta?
-Ora basta! Vuoi forse negare tu, Satana, che non hai alcun interesse verso quella meretrice?
-Io consiglierei di evitare utilizzare termini poco consoni alla donna in questione.- non era necessario conoscere il termine “meretrice” per capire che non si trattava di un complimento.
-Silenzio! Prendete la strega!- degli uomini partirono alla carica verso di me brandendo armi che ricordavano i tridenti di alcuni demoni. Uno di essi provò a colpirmi al torace con uno di questi, ma la spada in mio possesso si rivelò abbastanza lunga da permettermi di deviare il colpo verso l’alto dopo aver intercettato l’arma in uno degli spazi tra dente e dente. Avrei potuto far successivamente calare l’arma contro l’uomo e privarlo della vita, ma quelli erano solo burattini. Se volevo cessare quella futilità avrei dovuto mirare al burattinaio. Inoltre con la morte di quegli esseri avrei attirato troppo l’attenzione, non importa quanto insignificanti potessero essere.
Scalciai l’uomo davanti a me e scattai verso il reverendo passando attraverso quei folli. Ho limitato la velocità dei miei movimenti per cercare di evitare sospetti e non risultare troppo veloce e inumano, arrivando con qualche agile, ma non troppo, schivata al loro capo. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, trafiggerlo con la spada o con le mie mani, strappargli la testa senza che se ne accorgesse, lanciare magie o anche semplicemente farli svenire con l’utilizzo della mia energia demoniaca, totalmente soverchiante per chi non abituato a sentire qualcosa del genere. Mi limitai a posare la spada sul suo collo in chiaro messaggio di minaccia. minacciando il suo collo con la mia spada.
-Fermat…- il reverendo si accorse finalmente della mia presenza dinanzi a lui. Sguardo fermo e freddo. Sarebbe bastata una leggera pressione per causargli un’emorragia, e lui lo sapeva.
Il reverendo tacque, pallido come un cadavere ma comunque capace di sudare freddo dal terrore, una reazione comune anche tra i demoni, specie quelli più codardi. Forse proprio per la particolarità del guardare un umano avere la stessa reazione, ma la trovai d’intrattenimento, sebbene dal mio volto non sembrava. non se ne accorse se non quando fui ad un passo da lui. Divenne pallido come un cadavere non appena sentì la spada contro la sua pelle.
-Li richiami. Non è necessario uno spargimento di sangue.
-P-per l’amor di Dio, allontanatevi da quella taverna! Abbassate i forconi!- con il terrore nei suoi occhi, il reverendo era alla mia mercé. Tutti assunsero un’aria meno aggressiva e si allontanarono dalla locanda. Taluni, tuttavia, sembravano non aver intenzione di cedere, avvicinandosi minacciosamente alla mia figura venendo fermati unicamente da altri uomini ben più saggi. Ci furono alcuni che pensarono di attaccarmi e sembravano star partendo alla carica, ma rinunciarono all’idea dopo poco.
-State pur certi che questa vicenda spiacevole verrà portata all’attenzione del Re. Ora, andatevene. Lasciate in pace Eva ed i locandieri. Sono innocenti e non meritevoli della vostra bieca e stupida rabbia. Se oserete tornare vi farò pentire di essere nati.- mi girai verso il resto della folla. -Senza eccezioni.
La folla si disperse, alcuni scappando come se ci fossero dei Cerbero al loro inseguimento. Il reverendo camminò lentamente, appoggiato ad un uomo incappucciato che non avevo visto fino a quel momento. Ciò che avevo notato era uno sguardo serio e degli occhi molto diversi da quelli di qualsiasi altro umano avessi visto quella giornata. Sprigionava energia demoniaca da tutti i pori, e sentivo perfettamente la sua ostilità nei miei confronti. Ero sicuro mi avesse riconosciuto. Mi comparve un ghigno. Quella permanenza stava cominciando a diventare molto interessante.
-Messer Sparda! Va tutto bene?- entrai nella locanda porgendo la spada ad Alfred.
-Sì, nessun problema. Soltanto una banda di bifolchi divenuti i burattini di un uomo malvagio.
-Malvagio è riduttivo.- il suo sguardo divenne simile a quello di Eva ore prima, ma meno grave. -Mio figlio… loro…- l’espressione s’incupì molto rapidamente e non riuscì a continuare, allontanandosi dopo essersi portato una mano sul volto. Non immaginavo cosa possa essere accaduto, ma al momento non m’importava.
Mi sedetti e poco dopo tornò Alfred con gli occhi rossi. -Grazie per l’aiuto. Non saremmo sopravvissuti senza di voi.
-Non mi ringrazi, Alfred, non è stato nulla.
-Se vuole andare a dormire faccia pure, io devo finire di pulire e di sistemare.
-Farò proprio così.- mi alzai e mi diressi verso le scale.
-Buonanotte, messer Sparda!
-Buonanotte, Alfred.- immaginai fosse il saluto comune per chi va a dormire. Aprii la porta della camera a me assegnata e la richiusi dietro di me.
Mi sedetti davanti alla finestra semi aperta. Con i miei occhi demoniaci, dalla finestra potevo vedere il bel paesaggio notturno inglese, assolutamente imparagonabile con qualsiasi paesaggio del mio mondo d’origine. assolutamente inesistente nel mio mondo d’origine. Quella notte la passai così, guardando il paesaggio, senza sporgermi per evitare di venire visto, e facendo attenzione che nessuna energia esterna, e soprattutto non umana, si avvicinasse troppo. Pensavo anche a quanto avvenuto in quella giornata, al rogo, alle lacrime di Eva, alle nuove parole. Studiare gli umani sarebbe stato complicato, ma speravo di farlo entro l’attacco di Mundus.
Red Grave mi puzzava.