Ho sempre amato giocare con le bambole, le rubavo a mia sorella Tina. Mi piaceva vedere la mamma mentre metteva quel filo di rossetto prima di uscire. Non mi è mai piaciuto il mio corpo.

Nella pubertà ho cominciato a capire ciò che desideravo. Dopo aver sottratto a mia madre e a mia sorella Tina qualcosa mi chiudevo in camera, iniziavo a vestirmi con mutandine di pizzo e reggiseno imbottito, mi coprivo poi con un abitino colorato di Tina. Stendevo sul viso un velo di cipria, una passata di mascara sulle ciglia e quel velo di rossetto di mamma.

All’improvviso lo specchio rifletteva il mio animo di donna, ciò che avrei voluto essere.
Il gioco finiva, aprivo la porta della camera e rientravo nella realtà del mio io, nascondendo il tutto.

Ormai più adulto era difficile relazionarsi non avevo simpatia per le ragazze. Solo la mia amica Fiorenza mi capiva, solo lei negli anni universitari era il mio rifugio per esternare il tutto e confidarmi. Cominciai a farmi crescere i capelli che il giorno legavo e la notte cadevano sulle mie spalle, mi radevo e depilavo due volte al giorno.
Cominciai a frequentare locali notturni e li si aprì un varco verso ciò che desideravo, una nuova vita.

Dopo qualche anno mi accorsi che avevo sbagliato tutto, una vita sporca fatta di sesso, di menzogne con la mia famiglia, che mai si è accorta di nulla o faceva finta. Certo su quel tacco dodici e calze a rete mi sentivo donna a tutti gli effetti, salvo qualcosa che mi dava fastidio tra le gambe.

Ero caduto in un baratro con una doppia vita. Vivere con un costume addosso ed essere l’unico a sapere che è un costume è difficile: ormai dovevo decidere. Non desideravo quello stile di vita in cui ero finito.
Andai via di casa.
Avevo grazie alle mie sporche nottate soldi a sufficienza per cambiare tutto, totalmente.

Dopo un lungo percorso tra ormoni, depilazioni definitive, tagli e riempimenti vari, il mio esterno era conforme alla mia interiorità.
Avevo in mano la mia nuova carta d’identità.
Ora potevo cambiare vita, lavorare come una donna, non nascondermi più sotto un costume e raggiungere l’unica che mi è sempre stata vicina, anche se lontana, la mia amica Fiorenza.

Solo lei mi aveva capita, mi aspettava e mi avrebbe aiutata.
Fiorenza è omosessuale.
Si è aperta un chiosco su un isola caraibica lontano dalla nostra città, assieme alla sua donna.

Questa è la mia scelta, ora potete anche valutare e contestare.