Sono qui, sulla terrazza della mia casa e i pensieri si accavallano nella mia mente come fotogrammi di una moviola impazzita.
Guardo l’orizzonte e osservo il sole, che sta scomparendo dietro le colline e, pigro e assonnato, sta dipingendo il cielo di rosso e oro, con ampie pennellate, prima di lasciare il palcoscenico.
Signora Notte, molto raffinata e misteriosa, arriverà tra poco per iniziare un nuovo spettacolo e coprirà la terra con il suo mantello scuro, adornato con diamanti.
Ricordo che, dopo dodici anni di malattia, la S.L.A., quando morì mio marito, la mia vita sembrava vuota e senza scopo.
I giorni e i mesi scivolavano tra le dita del tempo, uguali e lenti ed io non avevo voglia di fare nulla.
La mia casa, aliena e senza vita, era immersa in un silenzio così profondo che anche i miei pensieri sembravano fare rumore, mentre il mio cuore era chiuso da un assedio di angoscia e dolore.
Il mondo scorreva davanti ai miei occhi come una pellicola in bianco e nero.
La mia famiglia e i miei amici che cercavano di consolarmi, non riuscivano a scalfire l’armatura oscura che avevo costruito intorno a me.
Un sabato non potevo dormire e mi alzai presto per andare a camminare sulla spiaggia.
Il cielo era coperto e il sole, che squarciava a tratti le nubi grigie, sembrava senza calore; il vento soffiava forte mentre alzava piccole nuvole di sabbia e il mare agitato, sembrava ansioso e arrabbiato come me; i gabbiani volavano nel cielo lanciando grida di dolore.
Camminai per molto tempo, disperata e sola, poi, stanca, ritornai a casa senza uno scopo.
Alcuni giorni dopo, durante la notte, inquieta e agitata come molte altre, feci un sogno.
Mio marito, che era a letto, si alzò. Era giovane, in salute e sorridente.
Mi abbracciò e il suo corpo forte contro il mio sembrava reale.
Dissi: «È stupendo abbracciarti e ascoltare la tua voce».
«È meraviglioso anche per me», mi rispose e aggiunse: «ma, adesso, non ti devi più preoccupare».
Mi svegliai di soprassalto e tornai a rivivere il sogno una, due, tre volte come un’immagine reale e forte.
Compresi che era un sogno rassicurante.
La morte mi sembrava ancora brutta e crudele ma, adesso, la immaginavo come un luogo sereno, dove non ci sono malattie e dolore, soltanto amore e pace.
Il mio cuore batteva felice e l’ansia che mi opprimeva svanì come per magia.
Mi vestii rapidamente, uscii di casa e ritornai alla spiaggia. Mi sedetti sulla sabbia morbida, dove i miei piedi nudi ne assaporavano la delicatezza.
Il cielo limpido esponeva, quasi con orgoglio, un sole splendente che mi scaldava il corpo come un caldo abbraccio; la brezza mi scompigliava i capelli come un amante giocherellone e il mio cuore cantava una canzone d’amore, accompagnato dalle onde che dolcemente si rompevano sulla riva; i gabbiani cantavano allegri e il mondo, all’improvviso, fu un nuovo film a colori.
Mentre ero assorta nei miei pensieri, sentii qualcosa di ruvido e umido a un braccio: un tenero cucciolo di cane mi guardava con occhi dolci, dimenando allegramente la coda.
Fu allora che incominciai a piangere, poco a poco, una cascata di lacrime, uno sfogo che mi purificava l’anima.
Pensai che l’amore, quello vero, può diventare eterno e non conosce ostacoli, né limiti, né confini, se lo conservi vivo nel tuo cuore.
Ricordai una frase dell’Inno alla Vita di Madre Teresa di Calcutta: «La vita è una sfida, affrontala!» e cominciò la mia rinascita a una nuova vita.
Adesso, una luna grande arancione sta sorgendo lentamente nel cielo, protagonista gradevole; guarda da lassù, specchiandosi nel mare calmo; è coperta a metà da una sciarpa morbida di nuvole.
Sta sorridendo con la sua faccia rassicurante e sembra sussurrarmi: «Coraggio, la vita è inspiegabile e imprevedibile ma piena di opportunità e vale la pena viverla!”.
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