Nello sfavillio delle luci e dei cristalli
lei, vestita del suo abito più bello
s’aggira nei saloni vuoti
dove non c’è nessuno che la inviti a ballare
nessuno che le porga un fiore
e le dica quanto sia bella.

Regina solitaria, nel suo fantastico regno
reclusa, nella sua inaccessibile torre
senza armigeri alle porte del castello
né lacchè ai cancelli dei giardini.

Avrebbe potuto gremire il palazzo
di corpi e di voci
pretendere, alla sua presenza, la poesia e l’amore:
ordini inderogabili i desideri di una regina
con la postilla che chi aspira alla sua mano
non avrà voce nella gestione del regno
che d’amare non è la donna che siede sul trono
ma quella che con lui dividerà il letto.

Avrebbe potuto allestire la scena
contentarsi di un inchino
e dell’assenso muto di una promessa
credere amore la quiescenza
e appagamento la sottomissione
perché nessuno rifiuta la mano di una regina.

Avrebbe potuto con un battito di ciglia
inginocchiare, tra i suoi pretendenti,
l’eroe più ardito, il più bello e fiero,
e farlo suo sposo.
Ma lui avrebbe finto l’amore o provato davvero?