Si sa che dai tempi dei tempi, l’albero o il cespuglio di biancospino fatato ricorda la presenza di fate , di folletti e di elfi che vivono nelle vicinanze e che sia così, lo confermano le leggende. Si dice anche, che segni il confine tra fantasia e realtà e che il terreno che lo circonda sia benedetto dalla loro presenza.
Nessuno oserebbe mai tagliare un biancospino temendo di incorrere nell’ira delle fate.
Di solito – il biancospino – inizia a fiorire il primo di maggio, indicando l’arrivo dell’estate. Sempre inclini a festeggiare, le fate, lo amano non solo per le sue spine protettive ma anche per l’allegria che la bella stagione porta con sé.
Quella fantastica pianta segnava il confine del regno delle fate della Natura: la Fata Spring rappresentava la Primavera; la Fata Summer l’Estate; la Fata Autumn l’Autunno e la Fata Winter l’Inverno.
Fata Spring era fantastica, piena di vita, di luci e di colori e quell’anno toccava a lei organizzare la festa annuale delle Fate della Natura. I suoi aiutanti preferiti erano i cinque Elfi a lei fedelissimi: gli Elfi delle Vocali che lei usava spesso anche per insinuarsi nei sogni dei bambini più piccoli per addolcirli e inventare storie fantastiche.
I loro nomi sarebbero sembrati un po’ buffi se non fosse che – nel mondo magico della fantasia – non c’è niente che non si possa inventare e nulla che possa stupire.
Aba, Ebe, Ibi, Obo e Ubu erano allegri e chiassosi e – a volte – dispettosi come i bambini.
Fata Spring decise di dare la festa per la fine della sua stagione con l’arrivo dell’estate e della Fata Summer. La primavera e l’estate erano le due stagioni più amate da tutti.
Mandò i suoi Elfi a portare gli inviti alle altre Fate ma – i piccoli monelli – dimenticarono volutamente di invitare Fata Winter, perché era poco simpatica e faceva venire i brividi tanto era piena di spifferi gelati e di ghiacci.
Poi, Fata Spring chiamò l’Elfo Grande Cuoco e gli disse di preparare un grande braciere mentre lei addobbava la radura dei biancospini con ghirlande di fiori multicolori.
Per prima arrivò Fata Summer, che portò in dono frutti succosi e magnifici.
Poi fu la volta di Fata Autumn, che arrivò carica di funghi porcini, di odorose castagne, di uva e di profumate bacche colorate.
Giunse anche Fata Madrina, la Regina delle Fate, che non poteva mancare perché era la loro Tutrice. Era vestita con un sontuoso ed elegante abito bianco decorato con mazzolini di biancospino.
Fata Autumn indossava un magnifico abito di foglie multicolori che non aveva nulla da invidiare al vestito di fiori di Fata Spring.
L’atmosfera era invitante, leggera e allegra. Il profumo di cose buone, la musica e i canti attirarono gli insetti e gli animali di quel bosco incantato che le fate amavano da sempre.
Fata Madrina si guardò intorno:
«Sbaglio o manca qualcuno?», chiese con aria severa.
Le fate si contarono:
«Manca Fata Winter», affermò Fata Summer.
«Sì, manca fata Winter», confermarono Fata Autumn e Fata Spring.
Gli Elfi delle Vocali si scambiarono un’occhiata d’intesa.
«Ehi, voi, che cosa nascondete?», chiese Fata Madrina.
Gli Elfi non erano capaci a raccontare bugie:
«Non abbiamo volutamente invitato Fata Winter perché è scorbutica e antipatica», esclamarono in coro.
«L’avete fatta grossa, sapete?» enfatizzarono Fata Madrina e Fata Spring.
«Sì, l’avete fatta grossa» confermò una voce gelida come il ghiaccio.
«Oh, oh», sussurrarono le fate e gli elfi impauriti.
Sapevano bene che Fata Winter era crudele e, in momento d’ira, sarebbe stata capace di distruggere qualsiasi cosa.
L’ultima volta che si era arrabbiata, aveva invaso gli spazi temporali di Fata Spring e di Fata Autumn, aveva inondato boschi, vallate e città con piogge improvvise e abbondanti, alitato forti venti e tempeste polari e ucciso animali e uomini
Intervenne appena in tempo Fata Madrina che era molto diplomatica e temuta da tutti perché era la più potente di tutte le Fate.
«È colpa della mia memoria, scusa Fata Winter, sono io che ho preparato gli inviti e …, lo sapevo, non sono più quella di una volta!».
Fata Winter, altera nel suo abito di ghiaccioli e di veli di brina, la guardò scettica, poi scoppiò in una gelida e agghiacciante risata: «Ti sei rimbambita, Madrina? Non ci credo ma non voglio rovinare la festa» affermò, «anch’io ho portato dei regali per voi» e, mentre stava per spargere pioggia, ghiaccio e neve, Fata Spring fece un cenno a Elfo Grande Cuoco che si avvicinò alla maligna fata con funghi porcini alla griglia, castane arrosto calde e un cocktail a base di uve pregiate e finissime dal sapore fruttato, omaggio di Fata Autumn.
Fata Winter si fermò, prese il cocktail con entrambe le mani fatate e bevve un lungo sorso. Ne rimase inebriata e si placò mentre Fata Madrina lanciava un severo sguardo agli Elfi che chinarono il capo in segno di rispetto. Lo sapevano bene che le quattro fate erano tutte indispensabili all’equilibrio della Natura.
Poi, iniziarono a servire le pietanze, arrivarono gli animali del bosco, ballarono e cantarono per molte notti e giorni.
Fata Spring terminò il suo lavoro, lo lasciò scivolare lentamente nelle mani magiche di Fata Summer che proseguì maturando frutti e messi … Fata Summer avrebbe passato le consegne a Fata Autumn che, a sua volta, le avrebbe passate a Fata Winter.
Fu così che, abilmente, la Regina delle Fate scongiurò un conflitto ambientale che avrebbe distrutto la Terra, proteggendo il normale ciclo della Natura, tutelando le quattro stagioni e gli abitanti di quel meraviglioso bosco incantato.