Una domenica pomeriggio di settembre.
Tempo incerto e una inusuale indolenza ed ecco che, allora, ho tirato fuori dall’armadio quella vecchia scatola ingiallita, quella con le vecchie foto di famiglia, quelle fatte molti anni fa, quando le fotografie si facevano ancora stampare… Che gran perdita di immagini (ma anche di ricordi, se vogliamo) la digitalizzazione e conservazione, se la si fa, delle nostre foto solamente nella memoria di un telefonino o di un computer… Non le si riguarda quasi mai, e basterebbe anche un solo semplice clic, magari fatto per sbaglio, per eliminarle per sempre, dai vari dispositivi e dalla nostra memoria.
Ieri, dunque, ho trascorso del tempo riguardandomi foto ormai ‘antiche’, ritrovando idealmente situazioni ed emozioni ad esse legate, un amarcord tenero e sottile, anche con una malcelata vena di malinconia, confluita infine, però, in un lieve sorriso appena accennato sulle labbra.
Ecco, allora, che mi è tornata tra le mani anche questa fotografia ormai datata, non ricordo più nemmeno di quale anno, fu circa una quindicina di anni fa, se non di più.
Parigi.
Agosto.
Tornammo nella capitale francese a distanza di circa un ventennio dalla nostra prima volta, e stavolta con l’ultimo figlio, allora bambino, al seguito.
Museo del Louvre, Museo d’Orsay, Espace Dalí (splendido), Notre-dame de Paris, Montmartre, Le Sacré-cœur, la torre Eiffel, les bouquinistes lungo la Senna…
Quante visite, quanta arte, quanta gioia per me ritrovarmi a contatto con cotanta arte e storia… Avevo assolutamente voluto portarmi dietro il figlio più piccolo, allora avrà avuto forse 8-10 anni, affinché potesse anch’egli immergersi in quella incredibile offerta di luoghi e meraviglie, confidando nel fatto che, in ogni caso, ne avrebbe conservato una memoria, nel tempo.
Invece no.
Lui non ricorda granché, anzi, arte e musei non lo interessano proprio…
Io resto comunque dell’idea che dare l’esempio sia importante, e non solo nell’educazione familiare. Nel tempo, forse, certi input ricevuti nell’infanzia torneranno a dare i loro frutti, chissà…
Ricordo bene, però, quel caldo giorno di fine agosto quando, uscendo dalla métro, ci incamminammo per raggiungere la cattedrale del Sacré-cœur, e ad un certo punto, dietro l’angolo, mi colpì la segnaletica con l’indicazione di questa via – rue Gabrielle – e mi fermai intenzionata a portare con me in una fotografia il ricordo di quel fortuito incontro, una strada parigina che portasse (anche) il mio nome!
Sorrido, nel ricordare ora.
Quanto tempo, quanti vissuti, quante cose-luoghi-persone-cambiamenti- esperienze si sono avvicendati da allora, per me come per tutti…
Ma il mio pomeriggio settembrino immersa nei ricordi destati da vecchie fotografie non è stato assolutamente tempo vano e sprecato. Le nostre radici sono la nostra storia, ed i rami la nostra vita, attuale e futura.
Siamo quasi in autunno, le foglie, ingiallite, cadranno. Il vento le solleverà in vortici silenziosi portandole via.
Portandoci via…
Ma qualcosa resterà, come all’epoca ben cantava Francesco de Gregori, tra le pagine chiare e le pagine scure della mia facciata…

Carpe diem.