Sarebbe troppo facile accanirsi: sulla Disney che si è fatta spaventare dalle critiche, sui nerd che hanno odiato The Last Jedi perché non hanno più otto anni ma non lo accettano, su J.J. Abrams che voleva essere Spielberg ed è diventato una fotocopiatrice  installata negli Studios, sui critici che non aspettavano altro che stroncare anche questo episodio.

C’è Star Wars al cinema. E quante volte potrete dirlo in vita vostra?

Sedetevi in sala, aspettate che si spenga la luce e appaia la scritta: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…” e assaporate quell’attimo di buio e silenzio prima che esploda la fanfara di John Williams. Per quell’emozione, per quell’attimo d’attesa, vale la pena sorbirsi un film, anzi una trilogia, più inutile che mediocre, vale la pena stare seduti al cinema circondati da nerd in tuta con scarso senso dell’igiene che pensano di saperne più di chiunque al mondo e vale la pena restare inevitabilmente delusi anche stavolta.

Diciamocelo: Star Wars è finito nel 1983, o comunque la prima volta che abbiamo terminato la trilogia classica con Il Ritorno dello Jedi. Quando ci è entrato dentro stabilendo per sempre un legame tra noi e chiunque altro al mondo, venuto prima e che verrà dopo, che avrà quella stessa, inspiegabile, sensazione. Quella prima visione ci ha lasciato dentro ciò che ci riporta al cinema ogni volta, che ci fa brandire un ombrello come fosse una spada laser, che ci fa infilare gli insegnamenti Yoda nelle conversazioni con gli estranei per capire chi è dei nostri.

Tutto il resto, i sequel, i prequel, le serie tv, i fumetti, i romanzi: non sono Star Wars. Sono il merchandising. Solo alla pari delle action figures, dei pelouche, delle lenzuola, delle teiere a forma di R2-D2, delle magliette, delle repliche delle spade laser e dei Millennium Falcon di LEGO. Sono i feticci necessari a vivere la nostra passione, ad alimentare il legame, a manifestare la nostra appartenenza.

Dobbiamo ammetterlo: niente di tutto ciò ci può riportare indietro. Nemmeno altri film. Soprattutto altri film.

Viviamo in un’epoca orribile. Il bisogno di ciascuno di noi di essere al centro dell’attenzione è stato reso possibile (seppure sotto forma di illusione) dai social media, che sono diventati una gara a chi la spara più grossa, o la sa più lunga, o la deve dire sempre e comunque diversa dagli altri.

Star Wars non è per tempi come questi. E’ per tempi più civilizzati. E’ per tempi in cui c’era ancora spazio per sognare e per il silenzio, per godersi un’avventura epica senza stare a vivisezionarne ogni tassello, per riempire i buchi narrativi con la nostra fantasia, e non con prequel, sequel, midquel e via dicendo, che strozzano anno dopo anno le reliquie della nostra infanzia sognante. Star Wars è una galassia di storie, pianeti di racconti in mezzo a spazi vuoti interstellari. Il potere di Star Wars (e a volte temo che nemmeno lo stesso George Lucas se ne sia reso davvero conto…) è stato proprio quello di costruire una specie di cornice utilizzando gli elementi del mito classico, aprendo una finestra di tre film su un universo temporale e spaziale illimitato, piantandosi nella nostra testa e dicendo a tutti: il resto immaginatevelo da voi.

Con la Disney (e già in parte con i prequel dello stesso Lucas), lo spazio vuoto tra i pianeti è stato riempito, prodotto dopo prodotto, e ora nessuna nave interstellare ha più modo di saltare nell’iperspazio della fantasia.

La visione cinica dell’Episodio IX è che alla Disney hanno capito che Star Wars è una gallina dalle uova d’oro che però morde fortissimo, di cui hanno sottovalutato l’importanza – soprattutto nella sua versione cinematografica. L’epilogo scelto per la saga suona come un: “ora basta con questi Skywalker, è andata come è andata, faremo meglio, promettiamo di non toccarveli più se voi promettete di darci sempre e comunque i vostri soldi”. In bocca al lupo per l’Episodio X, se mai decideranno di chiamarlo così. E’ questo che irrita i fan della saga: la Disney gli ha ricordato, con tre film dimenticabili, che si tratta di business e si vede, e che se in fondo lo capiscono, allora non hanno più l’età per sognare. Abbiamo desiderato altro Star Wars, ma lo abbiamo pagato carissimo. La trilogia mediocre ci ha costretto definitivamente ad ammettere che Star Wars non è bello perché è bello, ma perché ci ha emozionato quando poteva farlo, ed era tanto tempo fa. Il trucco non funziona due volte. Figuriamoci nove.

No.

Star Wars non è questo. Non è J.J. Abrams, non lo sarà mai. Non sarà mai la Disney. Non sarà mai nessun sequel mediocre, nessun nerd su youtube che lancia strali perchè non hanno fatto il film che voleva lui nella sua stanzetta puzzolente.

Fatevi un favore. Entrate in sala e abbandonatevi al divertimento. Non avrete (mai) ciò che vi spetta per esservi sorbiti i prequel di Lucas. E nemmeno risposte soddisfacenti per i precedenti due raffazzonati episodi. Ma troverete vecchi amici e – proprio come con i vecchi amici – sentirete quelle emozioni, che avete sentito tanto tempo fa, magari per un attimo soltanto. La nostalgia della felicità, capire di non poter provare più la stessa cosa, provandola per un attimo, in un’altra forma.

E quante volte potrete dirlo in vita vostra?