Eliana andava pensando sconsolata a tutti quei numerosi e maledetti errori che aveva compiuto nella vita. Tra gli ultimi, quello di infatuarsi di Andrea, il barista della pasticceria ‘Dolce Idea’ che si trovava sulla strada che univa casa sua al calzaturificio ‘Quadrini shoes’ in cui lavorava come operaia.
Certamente era duro recarsi al lavoro alle 7 di mattino, soprattutto d’inverno quando la periferia taceva ancora sonnacchiosa tra gli sbadigli di qualche finestra illuminata.
E una sosta al Dolce Idea era il giusto rimedio per passare dall’indolenza del sonno interrotto al ritmo incalzante lavorativo che l’attendeva. La pasticceria era aperta da un paio di anni ed ideata anche per avventori che desiderassero sostarvi a chiacchierare, per aperitivi di tutti i gusti tra tavoli trasparenti, poltrone colorate e musica di sottofondo.
Quei dieci minuti erano sacri per lei, prendeva un cappuccino più brioche e poi quasi sempre una seconda pasta tanto per avere l’occasione per parlare un’altra volta con Marco.
Che bello era lui, quando le rivolgeva lo sguardo sorridente e, cortese, le chiedeva: “ Crema o marmellata?” .
Era solo cortesia professionale ma per lei quella voce era velluto, una carezza al cuore, quel suo sciocco ed illuso cuore che traduceva quelle parole in: “lo sai che mi piaci o te lo debbo rivelare ?”.
E che dire poi di quando le era un po’ più vicino come quando le portava la colazione al tavolo… profumava di vaniglia, di cioccolato, crema, fragola…da far venire in testa strane ed improvvise idee.
Era un’ossessione la sua visto che dopo, quand’era era al lavoro, non faceva che pensare al tragitto del ritorno a casa perché avrebbe fatto lì ancora un’altra sosta.
Giusto il tempo di mangiare stavolta un paio di tramezzini per lo più uno con tonno e carciofini e l’altro con insalata russa e tripla maionese.
Tutto ovviamente per poter guardare ancora lui sperando che per magia quella volta l’avrebbe guardata con occhi diversi.
Macché! La situazione non cambiava, anzi, piuttosto era il suo giro vita che stava decollando mostruosamente.
I vestiti le si erano fatti stretti e, dopo un annetto di quella cura e 15 chili in più addosso, trovava da indossare solo vestiti monacali sempre più ampi e sempre più tristi.
Tristi come lei che si sentiva così tanto avvilita da ritenersi ormai sconfitta.
Quella sera, poi, era particolarmente a terra perché lo aveva visto fare il cascamorto con una biondina in mini e fisico da urlo. Gli occhi di Andrea erano luminosi, ridenti e sembravano sfacciatamente accarezzare quella smorfiosa, indagare, esplorare tutte le sue curve.
E poi …e poi li aveva visti addirittura scambiarsi il numero di cellulare. Accidenti!
Per la rabbia, aveva affondato i denti nel tramezzino in modo così deciso da farne fuoriuscire tutto il contenuto, poi era scappata via con un dolore sordo dentro come se le avessero dato un pugno allo stomaco.
Se ne andava ora per strada meditando, come detto, sui suoi errori ed a come si fosse sempre complicata da sola la vita.
Si fermò di fronte alla vetrina di un negozio d’intimo che esponeva guepieres in pizzo nero, ideali per serate ‘bollenti’.
Le venne da sorridere amaramente nel pensare a come sarebbero state addosso a lei e cosa ne avrebbe pensato Andrea.
Rabbrividì all’idea che lui probabilmente l’avrebbe trovata grottesca.
Che sciocca era stata!
“Basta con Andrea! “, si disse.
“Basta con quella straziante illusione! Occorre un’ inversione totale, un cambiamento radicale”.
Lo sguardo cadde sull’insegna del centro ‘Forma e Benessere’, quella palestra in cui lavorava come istruttore un certo Michele, praticamente un’ autentica, strepitosa, magnifica grazia di Dio in terra.
Allora si decise.
Entrò pensando: “Chissà… i miracoli a volte accadono”.
Già, ma il miracolo più grande era forse quello che finalmente aveva iniziato a voler più bene a sé stessa.
Immagine dal web: Botero, mujer.