Onde lente lambiscono riva,
lieve è lo sciabordio del mare
sui sassi levigati dal tempo,
venati di ocra e di marmo.
 
L’acqua è freddo cristallo,
tremante di brezza marina,
mentre instancabile segna
il passo del tempo sul mondo.
 
Il tempo, il mio tempo che vola,
io che vado affondando i miei passi
nella sabbia bagnata la sera,
sopra me il gabbiano che stride.
 
È in questa immobilità senza fine
che lo spirito trema e si perde
ogni volta che ascolta il silenzio
e in esso cerca senso alla vita.
 
L’onda nasce e muore nel mare
mille e mille volte ogni giorno.
Forse noi siamo quel rifluire
e l’impronta che l’acqua ricopre.