Il vento, quel pomeriggio, batteva furioso ai vetri della finestra penetrando gelido attraverso gli infissi sconnessi con un sommesso sussurro, simile alla lenta litania di un rosario vespertino.
Iniziava a far buio e nella stanza, illuminata da una luce fioca, si gelava.
«Qui dentro si gela» aveva detto Tina. Paddy, allora, l’aveva attirata a sé per scaldarla col calore del suo corpo ma lei, agilmente, s’era liberata da quell’abbraccio protettivo, apprestandosi a rivestirsi.
«Cos’hai?» le aveva chiesto con una nota di apprensione che a lei non era sfuggita.
D’istinto s’era posta sulla difensiva.
«Freddo»
La risposta laconica di Tina gli impediva qualsiasi altra domanda, e lui non avrebbe tentato nessuna forzatura.
S’era già completamente rivestita mentre Paddy ancora si districava nel caos degli abiti. E in quello dei pensieri.
Gli tornavano in mente le parole di Liam: «C’è poco da scherzare! Oggi Tina è venuta da me chiedendomi di parlare di un qualcosa che la preoccupava, ma anche di prometterle che non l’avrei raccontata in giro…» Ma Liam non l’aveva rassicurata abbastanza, e così lei era scappata via col suo segreto.
Però Paddy l’aveva rintracciata e poi insieme erano andati nel solito albergo. Non avevano fatto l’amore e neppure parlato.
Non c’era stata nessun’altra condivisione oltre quell’angolo di letto dove lui s’era sentito per la prima volta emarginato quando, invece, avrebbe voluto stringerla fra le braccia per farla sentire al sicuro. Ma lei s’era voltata su un fianco ed era rimasta immobile. Silenziosa ed irraggiungibile.
Per quanto si sforzasse non gli riusciva di decodificare il comportamento di Tina, che pure era sembrata contenta di vederlo e non aveva posto obiezioni al suo invito a trascorrere qualche ora insieme. A lui, però, non era sfuggita la contraddizione tra la tristezza del suo sguardo e la dolcezza del suo sorriso: espressione di un senso di colpa. Forse quel segreto non confessato riguardava lui? Ma anche durante quel loro incontro, caratterizzato dal silenzio e dalla distanza, lui non aveva percepito freddezza da parte di lei quanto piuttosto la volontà di non compromettere, con un gesto o una parola, il loro rapporto.
Una precauzione e non un distacco.
Se solo Liam, quando era andata da lui, l’avesse lasciata parlare!
Paddy, invece, non poteva farle domande, perche s’era impegnato a rispettarne i silenzi. E sempre era stato ai patti.
Per questo lei, nonostante il peso di quel segreto, non aveva rifiutato il suo invito, comunque paga di averlo almeno vicino.
Una condivisone anche quella.
Se non addirittura, da parte di Tina, di una dichiarazione d’amore.
Camminavano vicini nella strada già buia, senza sfiorarsi e senza parlare, sopraffatti dal vento stordente e da quel freddo intenso, fuori stagione. Nell’atto di congedarsi, lei gli aveva sfiorato la bocca con un bacio.
Un gesto inedito quello. Esplicativo, però, di una decisione presa.
Varcando la porta di casa, Tina, si era trovata faccia a faccia con padre Murray che, invece, ne stava uscendo. Il prete, con un gesto deciso l’aveva spinta di nuovo in strada, facendole segno di tacere.
«Ero venuto a cercarti. Volevo dirti che se hai bisogno di parlare puoi farlo. Nessuno verrà a sapere niente. Hai la mia parola, di prete e di amico».
«La faccenda l’ho risolta. Ed ora, col vostro permesso, vorrei entrare in casa» aveva replicato Tina con fermezza.
Istintivamente lui s’era fatto da parte per lasciarla passare. Sapeva bene che insistere, in quel momento, sarebbe stato controproducente, ma pure sperava che di quella sua offerta, seppur tardiva, lei ne tenesse conto per il futuro.
Lo Cascio, questa volta, aveva convocato Tina nel suo ufficio, e seppure il suo discorso era pressoché identico a quello pronunciato qualche giorno prima nel suo salottino privato, era diverso il tono e l’atteggiamento.
«Il futuro… che ne sappiamo noi del futuro, di quello nostro e di quello dei nostri cari? Ma se ci fosse data l’opportunità di prevenirne le sciagure sarebbe da pazzi non approfittarne. Tu hai questa possibilità, piccerè. Il tuo amico, da quando lavora alla Ford, frequenta gente che non dovrebbe… e non sono solo voci. Se la intende con gli incendiari, quelli che appiccano fuoco agli animi, quegli stessi che poi si danno alla fuga quando l’incendio scoppia, lasciando che siano gli altri, quelli come lui, gli idealisti, gli amici del popolo, a bruciarsi. E io ne so qualcosa di come vanno queste faccende, parlo per esperienza, che per rimanere vivo ho dovuto imparare a schivare le pallottole dei nemici ma anche a prevenire il fuoco amico. E il fuoco amico è quello che uccide al primo colpo perché non ti aspetti che la pallottola possa partire da chi sta dalla tua stessa parte. Io ti ho avvertito: se accade qualcosa al tuo amico lo avrai sulla coscienza».
Tina lo aveva ascoltato in silenzio, senza interromperlo. Solo quando Lo Cascio, terminato il suo discorso s’era acceso un sigaro e meglio accomodato sulla sua poltrona dietro la scrivania, da dove la scrutava con aria severa, lei senza scomporsi, aveva replicato tranquilla, guardandolo dritto negli occhi.
«Della mia coscienza, Don Vito, sono responsabile io sola. Se vi terrò al corrente dei movimenti di O’Reilly non sarà per evitarmi futuri sensi di colpa ma solo perché sono sicura, dopo questo vostro discorso, che voi avete il vostro tornaconto affinché non gli capiti nulla di male. L’ho capito quando avete parlato di sopravvivenza e fuoco amico. Forse non ci crederete ma è stato proprio questo vostro ragionamento a convincermi a collaborare con voi. Nella faccenda siete implicato in prima persona, e questo mi rassicura. Sono certa che la salvaguardia di quei vostri interessi sarà lo scudo che proteggerà O’Reilly dal fuoco amico».
Don Vito l’aveva guardata ammirato e le aveva sorriso di nuovo amichevole.
«Piccerè, ne hai di fantasia! Fai attenzione, però, che quella è un’arma a doppio taglio perché a volte fa sembrare vero quello che invece non è. Ad ogni modo ti ringrazio per la fiducia. Il tuo amico è in buone mani».
S’erano congedati con un stretta di mano per tornare alle rispettive occupazioni: Lo Cascio a sbrigare affari dietro la sua scrivania e Tina a mescere liquori dietro il bancone del Blues Serenade. Ma prima avrebbe fatto una visita a padre Murray, stavolta non per chiedergli consiglio, che la decisione lei l’aveva già presa, ma per proporgli una sua partecipazione diretta, ma segreta, al fine di proteggere Paddy. Certa che padre Murray a questa sua richiesta non avrebbe frapposto stupidi cavilli di carattere morale, ma spontaneamente avrebbe adempiuto alla regola del silenzio.