Lisa giocava con Fofo, il suo enorme leone di pelouche, sopra al divano un po’ logoro nella dependance di Villa Alberici. Da un paio di settimane viveva lì con sua madre dopo l’ultimo improvviso spostamento.
Chi lo sa perché non si fermavano mai ed appena si abituava a qualcosa o si affezionava a qualcuno già le toccava andar via?
Arrivava la mamma e di solito le diceva: “ Dai, prendi soltanto quello che per te è più importante perché ce ne andiamo via immediatamente”.
E Lisa, manco a dirlo, sceglieva sempre di portare con sé il suo inseparabile amico Fofo.
Come avrebbe potuto farne a meno? Con chi avrebbe inventato storie, chi avrebbe abbracciato quando si sentiva sola o aveva paura?
In quel periodo erano state per un po’ da nonna Sofia , poi dalla zia Caterina, poi ancora con il treno erano andate lontano, lontano da Giusy, un’amica di mamma. Qui, una sera tardi, quando pensavano fosse andata a letto, aveva sentito sua mamma dire: “ Mi segue ovunque. Non so come faccia a scoprire dove sto ma, sai, con la gentaccia che frequenta non mi stupirebbe affatto che abbia complici ovunque”. E Giusy: “ Ma vai a denunciarlo ai Carabinieri, ti aiuteranno” “ No, no… sono terrorizzata. Capirai… una volta m’ha picchiata a sangue, vedi qua questa cicatrice , i segni dei punti di sutura? M’ha detto che aveva certi amici che avrebbero eventualmente finito il suo ‘lavoro ‘con me e con i miei parenti se avessi provato a denunciarlo”.
Lisa aveva provato a far capire alla mamma che lei non ne poteva proprio più di tutte quelle partenze ed allora lei le aveva spiegata la situazione fornendole una mezza verità edulcorata:
” C’è un uomo cattivo che mi fa tanti dispetti ed io per non farmeli fare, mi debbo nascondere.
Hai presente il gioco del nascondino? Ecco, è proprio un po’ come a nascondino.”
Avrebbe mai potuto dirle invece che era proprio suo padre, il ‘papino dolce’ che tanto amava, colui che la stava braccando per darle una ennesima lezione e riportarla a casa? Era imbufalito, fuori di sé perché, essendo riuscita più volte a scappare, di fronte ai suoi ‘amici’ lo aveva fatto ripetutamente passare per uno che si fa mettere nel sacco da una femmina. Da sua moglie, poi!
“Certo, a nascondino, va bene allora” aveva esclamato lei, “ Ma questo signore non si annoia a fare sempre lo stesso gioco?”.
Ma c’erano tante cose dei grandi che non capiva e perciò non si stupì poi più di tanto di fronte a tale risposta.
I giorni passavano e dopo Giusy c’era stato la pensione a Rimini, il bungalow a Portoferraio, la soffitta in Via D’Azeglio a Bologna… tutti posti da cui erano poi fuggite al minimo sospetto d’essere state raggiunte.
Di recente avevano trascorso alcuni giorni nella foresteria in un convento di benedettine che, impietosite di fronte a tanto doloroso peregrinare, s’erano fatte carico di trovare un impiego a sua mamma che appunto ora lavorava come domestica presso i conti Alberici, in una villa isolata.
Così capitava a volte che per andare al lavoro nella casa accanto la mamma la dovesse lasciare sola nella dependance non prima di averle fatto mille raccomandazioni del tipo: “ Non ti allontanare se esci qui davanti” oppure “ Non andare con sconosciuti”.
E certo! Mica era matta!
Quella mattina la mamma era uscita alla solita ora e, a guardarla, le era sembrata bellissima con quel vestito verde a pieghe con le foglie disegnate.
Per passare quelle ore di solitudine Lisa , seduta su quel divano consunto, aveva giocato a lungo con Fofo alle signore, con Fofo al mercato, con Fofo a girotondo…
“Uffa che noia però! Dai, Fofo, ti porto a fare un giro qui davanti”.
Uscì e si incamminò per una stradina che si inoltrava nei campi, senza una meta, tenendo a fatica abbracciato quell’amico leone.
“Ma torniamo subito a casa, Fofo, non aver paura, ci sono io! Andiamo a vedere quei fiori laggiù e poi subito a casa”.
E così fece.
“Quante margheritine! E più in là ci sono le primule…le violette! Le raccogliamo per mamma, le faremo una sorpresa”.
Al ritorno a casa con un bel mazzettino in mano , notò che qualcosa di strano stava appoggiato a terra contro il muro della casa.
Si avvicinò e… vide che era sua madre.
Sembrava stesse seduta a guardare fisso il cielo, le nuvole…
“ Mamma, mamma! Sei tornata prima?”
“ Mamma…”
“Mamma, perché non rispondi? Che c’è…”
Allora abbracciandola notò una cosa che le parve assai strana: sul vestito verde tra le foglie erano spuntati mille fiori rossi.
E quella terribile fioritura su quella veste le strappò dolorosamente via la primavera della sua età.
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