Ombretta e Rezzo erano nati schiavi rispettivamente di Maria e Roberto che seguivano ovunque, con divieto assoluto di allontanarsi da loro. Era una condizione durissima, quella, ma lo esigeva quel loro dio, Elios, lassù in cielo, quella sfera bollente da cui dipendevano le loro esistenze.

I loro padroni Maria e Roberto abitavano vicini, percorrevano quotidianamente lo stesso tratto di strada ma stranamente non si conoscevano .

Invece Ombretta e Rezzo si, eccome!

Una volta, grazie ad una luce ballerina e strana, s’erano sfiorati quel tanto perché li attraversasse un’emozione sconosciuta e palpitante , un bisogno reciproco di fondersi in un chiaroscuro fremente come la superficie del mare di notte sotto la luna.

Un desiderio inesaudito di toccarsi mentre invece erano costretti a procedere obbedienti secondo traiettorie parallele, come pretendeva quel dio esigente lassù.

Una sera, però, Maria e Roberto si trovarono casualmente vicini al bar del parco.

Due lampioni illuminavano tutto, intrecciando diagonalmente ombre e luci. Fu così che Ombretta e Rezzo per un po’ si fusero finalmente insieme, silenziosi e palpitanti di brividi azzurri.

Nessuno , neanche Maria e Roberto, se ne accorse.

Solo la luna che, sorniona, lassù sorrideva.

(Foto web)