Mentre Fosca la stiratrice esegue il suo lavoro con buona lena,
Mafalda, la lavativa, approfittando dell’assenza dei padroni di casa
sbuffa e canta in continuazione, irritando non poco Fosca, che a testa bassa continua a lavorare e giura in cuor suo di fargliela pagare.
Ora Mafalda, dopo aver scolato una bottiglia di vino, con la mano aperta appoggiata alla guancia a mò di altoparlante, ha intonato alcuni stornelli con voce stridula e sguaiata:
“Fior di giaggioloooooo, fa caldo ed io mi scolo un bel Baroloooooo”.
“Fior di ginestraaaaaa, fa caldo ed io mi affaccio alla finestraaaaa”.
Poi, guardando l’altra di sghembo:
“Fior di giunchigliaaaaa, a Fosca ormai nessuno se la pigliaaaaaa”.
“Basta Mafalda! Lo dirò alla padrona quando torna che non hai lavorato!”
Per tutta risposta lei canta un’altra strofa:
“Fior di geraniooooo, ti rompo la bottiglia sopra il craniooooooo”.
L’alito da avvinazzata si spande nella stanza e mischiandosi ai vapori del ferro da stiro fa l’effetto di una camera a gas, devastante per la povera Fosca, che le darebbe volentieri una bella “stirata” in faccia.
Prima o poi – pensa – troverò il modo di vendicarmi.

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