Ho cambiato casa e città diverse volte nella vita, e francamente non ho mai provato nessuna nostalgia dei posti precedenti, non ho nessun senso di appartenenza. Ma… di una casa sì, quella della mia prima infanzia, una villa, di cui mio padre aveva affittato il piano superiore. Era bellissimo stare lì, tra le colline di Varzi, in provincia di Pavia, un paesino delizioso a quei tempi. Quanti ricordi! Un grande giardino sul davanti della villa, dove il “Signor Nino”, il padrone di casa, con l’arrivo del bel tempo costruiva per me e mia sorella un’altalena, con una robusta corda e un’asse di legno; la fissava a due grossi rami, ed aveva l’accortezza di provarla prima lui… infatti una volta la corda si sciolse e lui piombò col sedere a terra, fra le risate generali. Nel retro della villa c’era uno spiazzo con il pollaio in un angolo, lì potevo scorazzare con la mia bicicletta. Tutto intorno campi di grano e una vigna, potevo vedere il Signor Nino fare la vendemmia e arare i campi. Era tutto di loro proprietà. La “Signora Pina” Pinen la chiamavano i familiari, moglie del Signor Nino, col grembiule raccolto in grembo pieno di mangime per le galline gridava: “Pi… pi… pi…” e spargeva chicchi di granturco in giro.Le galline arrivavano coi loro coccodè e ruspavano tutto il giorno. Nella legnaia, veniva sistemata per il tempo necessario la chioccia, che covava indisturbata le uova. Ricordo che la signora Pina sollevava la chioccia un momento per vedere se si stavano schiudendo. E quanti pulcini meravigliosi avevano! Io li adoravo, così piccini, giallini, col loro flebile pio pio, che tenerezza! In autunno andavamo in collina a raccogliere castagne. A Varzi ho frequentato le scuole elementari, ricordo che andavamo a piedi io e un’altra bambina della villa di fronte a noi. Con le nostre cartelle, mano nella mano ci facevamo una bella scarpinata di un chilometro. A volte però… colpo di fortuna! Passava un carro vuoto trainato dai buoi, noi ci saltavamo sopra, il contadino ci guardava, sorrideva e faceva finta di niente, così funzionava l’autostop!  Quando c’era il Festival di Sanremo o Lascia o raddoppia, andavamo all’unico bar del posto “Il bar dell’Annina” a guardare la tv.
Per esigenze di lavoro ci trasferimmo altrove, avevo dieci anni.
Ecco, questi sono stati i miei ricordi per moltissimi anni. Un giorno, ero già sposata, convinsi mio marito a riportarmi là, a Varzi, volevo rivedere i luoghi della mia infanzia. Era irriconoscibile, il paesino che ricordavo non esisteva più, così modernizzato, trafficato. Chiedendo informazioni qua e là arrivammo alla villa del Signor Nino. Anche questa completamente ristrutturata, dalla strada vedevo il giardino (quello era rimasto intatto), una donna anziana guardava un bimbetto giocare… un tuffo al cuore… era la Signora Pina! Che emozione riconoscerla, la chiamai, lei si avvicinò al cancello, io le raccontai di me, dei miei genitori, che avevamo abitato da loro per una decina d’anni, dissi i nomi di mio padre di mia madre…. niente! Non si ricordava di noi. Chiacchierammo un po’ e seppi che il Signor Nino era morto, i figli ora abitavano la villa, l’avevano ristrutturata e lei, la Signora Pina stava con loro e curava i nipotini. Mi chiese se volevo entrare in casa, dissi di no.  Che senso aveva, i figli non mi conoscevano affatto, avrebbero potuto pensare male. La salutai con un sorriso e me ne andai col cuore gonfio d’amarezza.  Non sarei mai più tornata nei luoghi del passato, meglio custodirne il ricordo dentro di sè.
Liberai la mia mente dall’unica nostalgia che conservavo così gelosamente, ora non fa più male, almeno credo.