Irina Minutova si affacciò timidamente all’ufficio di Paradise.
«Toc toc… Posso entrare?».
Faber si alzò dalla sua monumentale scrivania e la raggiunse sulla porta.
«Ma certo, carissima, entra pure. Non te l’ha detto la mia segretaria?».-
«Quale segretaria? Non ho visto nessuna segretaria».
«Ahah» rise lui «vuoi dire che non conosci Greta? Vieni che te la presento.!».
Prese per mano la donna e la riportò nell’anticamera.
«Ecco» disse, indicando un robot posizionato a metà di una parete laterale. «Greta, saluta tovarish Irina».
«Доброе утро, мисс Ирина!».
«Da!» rispose Irina, tutta felice, battendo le mani «ma perché non ha preso una segretaria donna?».
Faber le fece l’occhiolino:
«Mi piacciono le persone che non ascoltano quando non devono ascoltare e non parlano quando non devono parlare».
«Ma…».
«Vieni dentro e mettiti comoda. Non hai caldo con quella pelliccia?».
Irina lo seguì nell’ufficio.
«Da» disse, togliendosi il pesante capo e appoggiandolo sulla spalliera della sedia «ma io povera cosacca non ho pelliccia leggera da indossare…».
«E neanche scarpe da città» osservò Faber indicando gli stivali invernali.
«Нет, no».
«A questo porremo presto rimedio».
Irina non rispose, restando in attesa. Non capiva cosa volesse da lei quell’uomo importante che restava sempre nell’ombra.
Faber Paradise appoggiò I gomiti sulla scrivania, si chinò in avanti e la guardò bene in volto.
«Irina Minutova, ho un lavoro per te».
«Oh!» disse lei tutta felice «un lavoro vero! Un contratto…».
«Esatto, un contratto. Vedo che ci capiamo».
«Che lavoro devo fare?».
Paradise aprì un cassetto, ne tirò fuori una busta e la porse a Irina.
«Questo è il soggetto. E questo» disse, porgendogli un foglio «è il tuo compenso».
Lei prese in mano il foglietto.
«Cosa è?» chiese.
«Sono le coordinate di un conto svizzero anonimo e le istruzioni per accedervi. La somma naturalmente sarà depositata a lavoro eseguito».
Irina deglutì, vedendo la cifra.
«Quante persone devo ammazzare per avere tutti questi soldi?».
Faber sorrise.
«Solo una. Lei» e tirò fuori dalla busta la foto.
«Ma questa è Hillary» esclamò, sgranando gli occhi, inorridita.
«No» disse Paradise «questa è Mallory».
«Mallory?».
«Mallory Augustin, la sua sorella gemella».