Mi sveglio circondato da fiamme, rottami, dolore e morte. Le orecchie mi fischiano, ogni singola parte del mio corpo urla dal dolore… mai il desiderio della morte mi ha sfiorato così come ora, neanche in tutti i miei anni di servizio militare.
Poco ricordo di ciò che è successo. Una figura, un colpo dato allo scafo e siamo finiti su questo pianeta. Non so che fine abbia fatto la mia ciurma, ignaro la motivazione per cui quello strano essere possa aver voluto farci schiantare sul pianeta, per il momento nulla ha importanza.
Mi trascino dentro la capsula di salvataggio che ho fatto in tempo a raggiungere prima del collasso totale della nave. Ho visto gli altri fare altrettanto, ma non so quanto siano stati fortunati. Non so neanche se io stesso lo sia stato. Faccio razzia delle cassetta di primo soccorso, fermando piccole varie emorragie e riempiendomi di bende.
La mia è l’unica capsula di salvataggio che vedo in zona. Tanti alberi abbattuti dall’atterraggio, tanti esseri a me sconosciuti rimasti uccisi, il loro sangue ovunque.
Devo andarmene da qui… di sicuro arriveranno in molti a controllare la fonte del rumore… se quell’essere che ha distrutto la nave venisse qui morirei di sicuro. Devo andare!
Prendo una siringa di adrenalina dalla cassetta di pronto soccorso e la uso quanto basta per spingere il mio corpo a camminare, il resto lo userò in caso di necessità. Ho le mie due pistole. Sono pronto per affrontare questo dannato pianeta e le sue infernali creature. Devo cercare di raggiungere la nave, il suo meccanismo di emergenza dovrebbe permettere al ponte di comando di effettuare un volo forte abbastanza da uscire dall’atmosfera. Ho bisogno di provviste, di carburante… ma prima devo cercare i miei compagni.
La capsula di salvataggio viene presto raggiunta da esseri simili a delle lucertole ma capaci di camminare su due zampe. Non oso immaginare cosa farebbero gli scienziati terrestri se avessero tra le mani una di quelle creature, ammesso che non l’abbiano già fatto.
Mi armo di coraggio, impugno le pistole ed esco dalla capsula di salvataggio sparando ad ognuno di quegli esseri. Non hanno armi, corrono verso di me con le fauci aperte cercando di mordermi. Alcuni di essi ci stavano pure riuscendo, ma sono riuscito ad ucciderle prima.
Per quanto infortunato, riesco a muovermi come devo per allontanarmi da loro, merito principalmente della siringa di adrenalina. Corro il più possibile cercando un modo per andarmene da lì, un qualcosa che possa farmi allontanare da quella zona piena di lucertole antropomorfe, granchi giganti, comparsi ultimamente, e statue di pietra che cercano di schiacciarmi come una zanzara. Le mie pistole sono abbastanza per uccidere ognuno di quegli esseri, e grazie alle loro celle energetiche non hanno neanche bisogno di ricarica.
Correndo sento i muscoli delle gambe urlare pietà, ma fermarmi a riposare segnerebbe la mia condanna. Vedo una struttura strana, mi avvicino e scopro che è un teletrasporto con tanto di istruzioni lasciate dagli scienziati terrestri che sono stati lì prima. Cosa sia successo a loro lo ignoro, ma data la massiccia presenza di nemici è probabile siano stati tutti eliminati.
Attivo il teletrasporto che avrà bisogno di tempo per attivarsi. Sento già il sapore della vittoria contro quelle creature in quella piccola battaglia che comporrà la lunga guerra che ho davanti a me.
Uccido altre lucertole, rimando alla polvere altri golem, faccio pentire altri granchi di essere usciti dalle acque, ma poi il cuore mi si ferma per qualche secondo.
Piccole scosse di terremoto si sentirono per tutta la zona come fossero passi. Mi giro e la mia pelle s’impallidisce. Un golem dalle fattezze dei suoi simili, ma alto venti volte, almeno, si avvicinava dopo essere uscito dalla terra che costituiva una collina in lontananza. In mezzo alla testa vi era una luce rossa che mi fissava, dalla quale riuscivo a percepire l’ardente desiderio di uccidermi.
Un Colosso stava venendo a prendermi.