Marilena Migiani
Monkey star!
Il pensiero per oggi
...ed anche se la storia della mia vita è ormai già forse avviata alla stabilità di una trama definita, e noiosamente prevedibile, ho ancora per il resto dei miei giorni, mille storie da inventare, mille destini da compiere, mille galassie da esplorare, mille guerre da pacificare, mille mongolfiere da involare, mille destrieri da domare, mille stelle d'accendere, mille lune da far sorgere, mille... Perché questa è la sorte meravigliosa dei fabbricanti di storie.
Vi racconto qualcosa di me...
Lo scrivere, per me, non è vivere nel virtuale, ma in questo mondo reale dove non solo ESISTO ma CREO. E' una sensazione meravigliosa che non m'avvicina a Dio, ma a me stessa. (Marilena Migiani) Mi sono innamorata da bambina della parola pensata, del suo potere evocativo, magico. Nel mio vocabolario di allora pochi termini, molto elementari e forse con gli accenti sbagliati, ma capaci di strapparmi a quella solitudine che troppo spesso si tramutava in pianto, e spalancare finestre su mondi fantastici o semplicemente meno desolanti. Pensavo le parole e le vestivo di colori, così come vestivo la mia bambola (avevo una bambolina minuscola, molto essenziale, alla quale confezionavo gli abiti con la carta delle caramelle). Le mie parole evocative avevano odore di caramella. Le parole, anche quelle silenziose, quelle solo pensate, annullano il vuoto opprimente della solitudine. Questo devo aver intuito da bambina, così m'inventavo una favola, ed il finale era sempre bello (a quel tempo credevo ancora molto al lieto fine). Quando non inventavo elaboravo le storie sentite, le stravolgevo, le rendevo diverse da quello che erano in origine. Difficilmente accettavo la storia così come mi veniva proposta: dovevo vestirla con una carta di caramella, e solo io potevo deciderne il colore e il sapore. Ho sempre scritto da quando ho imparato a tenere la penna in mano. Poi c’è stata una lunghissima interruzione dovuta alla nascita di mio figlio, non solo per gli impegni della maternità ma anche perché scrivere e riporre le storie nei cassetti lo trovavo deprimente, perché chi scrive vuole essere letto. Ho ripreso in età ormai adulta, dopo molteplici vicissitudini esistenziali e durante il periodo più buio della mia vita, quello della depressione, su suggerimento dello psicologo e spronata da mio figlio. Scrittura terapeutica. E per me salvifica. Nel gennaio del 2008 ho aperto il blog “Antro Della Strega” che all’inizio era soprattutto diario on line e poi è diventato anche il quaderno dei miei racconti. Se non ci fosse stato internet credo che non avrei più scritto. La blogosfera mi ha dato modo non solo di pubblicare ma anche di conoscere ed entrare in contatto con altre realtà, confrontarmi con esse ed ampliare la mia visuale sul mondo. E sulla scrittura. … e se all’inizio, e per lungo tempo, il colore della mia scrittura è stato bianco rosso e nero, contaminazione dark nelle pagine del mio diario e nei miei primissimi racconti, poi, nel corso degli anni, e sul filo della mia evoluzione personale, è diventata a colori (perfino con inclusioni al neon), fino al più recente bianco e nero, nella tonalità brillante delle pellicole dei vecchi film restaurati per la visione di un pubblico nuovo. E’ per quel pubblico che scrivo e continuerò a scrivere.
1 anno ago no Comment

I fiori nati nel cemento sognano un davanzale Recommend0 Enable Javascript to click a button

1 anno ago no Comment

Come l’inverno l’addio sa di lacrime e temporale Recommend0 Enable Javascript to click a button

1 anno ago no Comment

Gotiche rose vermiglie di petali nere di spine Recommend0 Enable Javascript to click a button

1 anno ago no Comment

“Se volete un lieto fine, questo dipende, naturalmente, da dove interrompete la vostra storia” (Orson Welles) Passata la mezzanotte, quando le striature di fiamma degli ultimi fuochi d’artificio sono tramutati in liquide gocce d’inchiostro per essere subito dopo inghiottite dal buio dell’ultima notte dell’anno, mentre mi accingo a chiudere la finestra, sono balzati sul davanzale, […]

2 anni ago no Comment

Nazzareno Banderas Nazzareno Banderas – indiceNazzareno/Banderas (1): un personaggio in cerca d’autoreNazzareno/Banderas (2), l’intruso, in “Chicago Blues” (L’antefatto)Nazzareno/Banderas (3), l’intruso in Chicago Blues (Caccia all’uomo) Vai ai capitoli

2 anni ago 3 Comments

«Hai ventiquattro ore, da questo momento, per sistemare la faccenda. Non un minuto di più.» Mi aveva intimato Jack Randazzo prima di andar via, ed io, conoscendolo nel profondo (l’immagine tramandata ai lettori del tirapiedi di Vito Lo Cascio, corrisponde solo in piccola parte alla realtà perché, come ho già esplicitato nel capitolo precedente, Jack […]

2 anni ago 4 Comments

Esterno giorno – Parco di Villa Gordiani, Roma Est. Cupid riposa esausto su un rudere dell’antica casa patrizia, dopo aver scagliato a desta e a manca tutte le sue frecce. Quando mi scorge, seduta su una panchina intenta a sbocconcellare un enorme maritozzo con la panna, vola nella mia direzione e inizia a ronzarmi attorno. […]

2 anni ago 4 Comments

«Mi è giunta voce che lo conosci. Dov’è? Vito Lo Cascio lo sta cercando!» Jack Randazzo sibila minaccioso nel mio orecchio, sbattendomi sotto gli occhi la fotografia di Nazzareno Banderas.» «Ti hanno informato male, l’ho visto una sola volta e non ho la più pallida idea di dove sia.» Controbatto, spostando la sua manaccia e […]

2 anni ago 6 Comments

Ho già scritto più volte che parlo con i morti, in realtà non con tutti ma con quelli di una ristretta cerchia dell’ambito famigliare e delle amicizie. Allo stesso modo interloquisco con i personaggi dei miei racconti. Mi riesce molto più facile parlare con loro che con certi integralisti del pensiero ancora in vita, sarà […]

2 anni ago no Comment

GHOSTWRITER (1) «Questo è il materiale che mi avete commissionato. Ovviamente, se non è sufficiente posso produrne altro. Ma credo sia meglio non esagerare. Nella trama ci sono le slabbrature necessarie a creare l’illusione di un’opera prima. Lo stile è leggermente ibrido, immaturo, quel tanto che basta a conferirgli un marchio di autenticità» aveva sottolineato […]