«Hai ventiquattro ore, da questo momento, per sistemare la faccenda. Non un minuto di più.»
Mi aveva intimato Jack Randazzo prima di andar via, ed io, conoscendolo nel profondo (l’immagine tramandata ai lettori del tirapiedi di Vito Lo Cascio, corrisponde solo in piccola parte alla realtà perché, come ho già esplicitato nel capitolo precedente, Jack è uno psicopatico manifesto, ma per esigenze del racconto è stato epurato delle sue caratteristiche più compromettenti) l’ho preso in parola e senza porre indugi mi sono subito messa al lavoro. Dopo aver silenziato il cellulare e sprangata la porta di casa, mi sono seduta alla scrivania munita di un grosso thermos del caffè e di un pacchetto di Chesterfield Blue, che giaceva da tempo immemore  nel fondo di un cassetto (sono una ex fumatrice ormai da decenni), poeticamente conservato, in caso di apocalisse, come ultimo peccato e ultimo conforto. E cos’altro è la minaccia di Jack se non il suo preannuncio?

Da dove inizio? Mi sono chiesta accingendomi a sfogliare le pagine del romanzo, consapevole di non avere un tempo illimitato e quindi di non poterlo rileggere dal primo capitolo.
Da quale varco del racconto, Nazzareno/Banderas, si è intrufolato? Mnemonicamente ho iniziato a vagliare i vari passaggi del racconto, immaginando che il primo contatto tra Nazzareno/Banderas e Paddy O’Reilly, verosimilmente doveva essere avvenuto in un luogo molto affollato, dove l’approccio è più facile ed immediato, e non desta troppi sospetti. Basandomi su questa ipotesi ho da subito escluso tutti quei capitoli dove Paddy non viene mai tirato in ballo, ed anche quelli dove la scena è circoscritta a lui e ai personaggi principali. Questa considerazione mi ha permesso di scartare dalla ricerca anche determinate, location come la palestra di Sam e il “Blues Serenade”, luoghi aperti al pubblico ma controllati dai tirapiedi di Vito Lo Cascio. Così non mi è rimasto che esplorare gli spazi esterni, quelli che per le esigenze della trama avevamo gremito di anonimi figuranti, senza volto e senza storia, letteralmente presi dalla strada. Questa selezione mi ha permesso a restringere il campo a soli quattro capitoli: “L’Assemblea” (cap. 33);” Incontro In City Hall”(cap. 39); “L’Agguato” (cap. 41); “Sweet Home Chicago” (cap. 47).
Da subito escludo “L’Agguato” perché credo sia impossibile per Nazzareno/Banderas, dai tratti fortemente latini e l’accento marchigiano, (anche se qualche somiglianza ce l’ha con Farrel Montero, uno dei capi dell’I.R.A in territorio americano, ma giuro che è del tutto casuale), potersi mimetizzare con gli uomini dell’I.R.A , preposti a portare in salvo in Irlanda, Paddy O’Reilly. Ma elimino anche “Sweet Home Chicago” e l’ipotesi che possa essersi intrufolato nella folla dei giornalisti che accolgono Paddy, novello scrittore dell’acclamato, seppur controverso, best seller “Chicago Blues” all’uscita dell’aeroporto, o tra quelli che l’indomani gremiscono, per la sua conferenza stampa, la sala del Drake Hotel, perché su tutti vigila come un mastino Hetta Delaney, la sua agente negli U.S.A.

Febbrilmente mi predispongo ad una full immersion tra le pagine de “L’Assemblea”: l’aula gremita all’inverosimile, voci che si sovrappongono; il fumo delle sigarette e dei sigari è tutt’uno con quello delle parole; applausi e fischi; qualche battuta volgare che vorrebbe essere ironica (ma qui, d’altronde sono tutti uomini…) Intercetto Paddy O’Reilly, seduto sul palco dietro il tavolo dei rappresentanti sindacali, un po’ defilato, ma dell’intruso, Nazzareno/Banderas, neppure l’ombra. Inizio ad innervosirmi. Guardo l’orologio e al posto delle lancette si materializza la minacciosa canna della Colt 1911 di Jack Randazzo. E così mi precipito a setacciare il capitolo 39 “Incontro in City Hall”. Bla bla bla bla bla…anche qui non si fa altro che parlare e allora mi concentro sulle presenze ma soprattutto sulle assenze, dato che di Banderas e O’Reilly, non rilevo alcuna traccia. Niente che mi conduca a loro, almeno fino a pagina 288 dove, nella spaziatura che indica un scambio di scena c’è un vuoto temporale, forse il varco attraverso cui l’intruso si è infiltrato nella trama.
Cito testualmente da pagina 288, in questo inizio di dialogo tra il segretario Soundstrom e Hoffman, il sindacalista avversato da Paddy.

«Mi pare che manchi qualcuno», disse il segretario Soundstrom aprendo la riunione del direttivo sindacale.
Hoffman si guardò in giro.
«Si, ha ragione, manca quell’irlandese, O’Reilly».

Bingo!

Anche se non ho la più pallida idea di dove Paddy si sia cacciato, in compagnia di chi, però, potrei darlo per certo!

continua…