Mi avrete sicuramente già incontrato.

Sono quel tipo alto, vestito di scuro, in stile simil ‘accompagnatore necroforo’, vago per le corsie ed appaio quando meno ve lo aspettate.

Mettete forse le mani nella borsa per prendere gli occhiali? Sono già lì alle vostre spalle, vi osservo, non sentite forse il mio sguardo gelido corrervi addosso?

Infilate le mani in tasca? Sì, sono sempre lì.

Ecco una canuta signora modello ‘nonnina del Mulino Bianco’ che alle bilance ha pesato due mele ma poi ne infilate nel sacchetto altre quattro.

Trucchetto vecchio, cara mia!

Ora mi ha visto e forse ha capito, almeno lo spero.

No invece, il deterrente visivo non ha funzionato procedo quindi all’accostamento gentile ed allusivo cercando di evitare l’intervento duro che sarebbe previsto in questo caso.

Assomiglia troppo a mia nonna Gigetta che pure ne combinava di tutti i colori in giro! Non ce la farei mai a farle prendere uno spavento seppure meritato.

«Signora , probabilmente in zona bilancia si è verificato un sisma del settimo grado Richter e quattro mele sono inopinatamente ruzzolate nel suo sacchetto… ».

Faccio una pausa ed aspetto che metabolizzi la questione.

«Credo che lei sia profondamente dispiaciuta per tutto ciò e vorrà immediatamente rimediare ripristinando gli equilibri geologici pre-sisma».

Mi guarda, forse non mi vede, strabuzza gli occhi, ha il cervello in tilt ed il viso rosso.

Forse ha uno sbalzo di pressione, suda…

Balbetta:« Oh, si, già…il sisma . Gesù, Gesù … ma guardi un po’ queste mele birbanti che cosa mi vanno a combinare!».

Si sbriga a restituire quella frutta ballerina, chiude il sacchetto e poi se ne scappa via veloce.

Be’… dire veloce è un po’ troppo.

Lo so, il mio è uno sporco lavoro ma faccio passare guai solo a chi se li va a cercare.

Come quel tipo là che vedo essersi infilata una scatola di punte da trapano in tasca.

Probabilmente è un padre di famiglia e non vorrei fargli passare un guaio. Scelgo perciò un approccio diretto, deciso e franco, da uomo ad uomo.

« Signore, rimetta a posto quelle punte da trapano, prego».

« Ma di quali punte parla?».

«Di quelle che ha in tasca».

«Ma sta scherzando? Non ho punte da trapano in tasca. È pazzo?».

Accidenti, si dimostra un osso duro, probabilmente è un veterano con anni di ‘gloriosa’ esperienza sulle spalle, un professionista insomma, la specie più coriacea.

Mi guarda incacchiato ma insisto perché non sopporto gli insolenti e poi, per Giove, sto dalla parte del giusto e della legalità, io.

«Le tiri subito fuori altrimenti sarò costretto a farlo personalmente e magari dovrò denunciarla per furto».

«Furto? Ma di che parla e poi lei le mani addosso non me le mette proprio sennò le spacco quel grugno da vampiro incazzato che ha».

La conversazione che desideravo avvenisse in modo responsabile e civile, sta degenerando in lite.

In effetti ha ragione; non sono autorizzato alla perquisizione, ho il compito di sorvegliare ed inibire i raptus di mani leste e furtive, debbo solo fare da deterrente. Ad altri alla cassa , dopo il mancato pagamento tocca il vero e proprio compito di controllo e perquisizione.

Ma anche se debbo solo controllare, non posso desistere, sarebbe troppo comodo per lui scamparla così. Perché se lo lascio andare, sarà riuscito a rubare e se lo accompagno alla cassa lui potrà sempre dire che era sua intenzione presentarlo e pagarlo regolarmente.

Alcuni clienti si sono fermati ad osservare, non posso certo lasciar correre, ne andrebbe della mia credibilità.

E allora allungo la mano verso la sua tasca mentre pure lui mi allunga… un potente gancio destro al viso, però.

Così mi ritrovo steso tra lo scaffale delle vernici e l’espositore dei pennelli, cioè quattro o cinque metri più in là. E mi fa malissimo l’occhio.

Qualcuno mi aiuta a rialzarmi mentre i colleghi della sicurezza stanno intorno a quel criminale.

E penso: affanculo a te , adesso sì che ti sistemano. Ti faranno un … che manco il traforo del Gran Sasso.

Mi avvicino dolorante ma pregustando già la fine che farà quel maledetto che vorrei marchiato a fuoco in fronte con una lettera T .

T come taccheggiatore.

Ha l’aria mite ora, che soddisfazione! Tiene la coda tra le gambe… sembra voglia trattare.

Invece scuote la testa, infila una mano nella tasca e la vuota: un blocchetto notes, una matita ed un paio di occhiali.

Lo sento dire: « Non ci vedo bene, ho scritto sul taccuino la marca, la misura ed il prezzo di quelle cavolo di punte per confrontarlo con quello in altri punti vendita ».

Mi allontano dolorante e terribilmente imbarazzato mentre tutti mi guardano con disapprovazione.

Come diavolo posso essermi sbagliato così tanto? Eppure ho delle qualità professionali riconosciute, non improvvisate.

Sono stato assunto proprio per pensare tutto il male possibile di voi e, per quanto ho potuto appurare, non mi fate certo mancare le occasioni per farlo.

Infatti si dice che a pensar male spesso ci si indovina ed io ne ho numerose prove.

Ho superato durissime selezioni per arrivare qui, che credete!

Al primo step del concorso per ‘shoplifting inhibitor’ sono stati scartati gli ingenui cioè quelli che pensavano solo ciò che vedevano; al secondo i sognatori cioè coloro che vedevano solo ciò che pensavano.

Dopo questi due primi gironi eliminatori, eravamo purtroppo ancora in parecchi tra: creativi, pettegoli e sospettosi.

Tra questi, furono subito individuati e scartati i pettegoli perché occorrono fatti e non chiacchiere poi i creativi perché notoriamente hanno un rendimento lunatico e spesso non tempestivo.

Alla fine eravamo rimasti solo in tre, tre super sospettosi e ci guardavamo l’un l’altro per l’appunto sospettosamente, com’è nostra intima natura.

I selezionatori, esausti, si erano fatti da parte ed aspettavano che spontaneamente ci sbranassimo tra noi e ne uscisse il vincitore. Fu uno scontro epico a colpi di illazioni, delazioni e previsioni alla fine del quale risultavamo ancora in esatta parità.

Fu a quel punto che ebbi un colpo di genio. Distolsi l’attenzione dai miei avversari e la rivolsi ad un commissario. Lo guardai negli occhi e gli sussurrai sibilando:

«Ma lei è proprio sicuro che sua moglie stia dall’estetista?».

Evidentemente avevo toccato un suo nervo scoperto tant’è che dopo un breve controllo telefonico fui assunto immediatamente e, da quel che mi raccontarono, il commissario chiese la separazione.

Ed ora eccomi qua; sono alle vostre spalle ma forse non ci sto, siete voi che pensate che io ci sia.

Sono la vostra cattiva coscienza e se non ne avete, la supplisco.

Piuttosto… lei, signora che sta leggendo o facendo finta di leggere la composizione di quella maglia, la sto osservando.

Dia retta, lasci stare quella etichetta, non la sostituisca con l’altra presa da un capo meno costoso. E lei, signor Rossi, tolga dalla tasca quelle cesoie. Ma… sono cesoie?

Foto presa dal web.