Avanza Mario, affondando i piedi nella neve alta.
Ha per divisa degli stracci inadeguati che non lo proteggono dalle intemperie.
La sua maglia di lana grezza gli irrita e punge la pelle, ma non gli da nessun calore, nessun tepore.
I suoi piedi avvolte nelle pezze fradice, prigionieri di vecchi scarponi chiodati, sono intirizziti.
Avanza Mario, avanza nella neve.
Sulle spalle porta il suo fucile ed uno zaino con le sue poche, povere cose.
Avanza Mario ed assieme a lui, muti fantasmi avanzano i suoi compagni, morti viventi nel deserto ghiacciato di un suolo straniero.
Di tanto in tanto accanto a lui, qualcuno cade.
Ma ormai non ci si ferma più !
Avanza Mario, ormai febbricitante, il delirio l’assale.
Anela al suo casolare, al caldo del camino di casa sua.
Anela a sorseggiare una bevanda calda che sciolga il ghiaccio che lo invade e che sta giungendo al suo cuore.
Il suo pensiero alla famiglia, al sole della sua terra, al suo mare.
Sogna l’abbraccio di Teresa, la sua donna, ecco la vede: è la ! è la !
E’ la sull’uscio che lo attende con le braccia aperte !
Anche Mario apre le sue per rispondere all’abbraccio.
Ma si affloscia e cade.
Non sono le braccia di Teresa a stringerlo ma quelle della Morte, che lo accolgono in un sonno eterno.
Addio Mario, soldato italiano, morto lontano dalla tua Patria, straniero disperso nella sconfinata pianura russa !

R. Margareci