Beh, come si fa a pensare che potesse finire diversamente? Quella poveraccia non aveva proprio alternative, mi creda. Adesso lo capisco.
E lo dico con la pena nel cuore perché anche io, come tutti, non le avevo creduto. Quando mi metteva a parte delle sue cose mi limitavo a dirle qualche parola di conforto. Magari evitavo, come altri invece non esitavano a fare, di trattarla come una povera scema… però, in tutta coscienza, anche io ero convinta che si trattasse solo di fantasie. Incubi, giustamente andavano definiti così, perché, in ogni caso, veri o fasulle che fossero, quelle cose certo non erano piacevoli, proprio per niente.
D’altra parte, qui siamo in una clinica per gente che ha problemi… a vivere serena, diciamo così. Cento anni fa non si sarebbero fatti scrupolo a chiamarli manicomi. Non era giusto, sono d’accordo, ma era purtroppo molto vero. Come vero era il fatto che in posti così, se non eri matto quando ci entravi, di certo finivi per diventarlo se non riuscivi ad uscirne per tempo. Per carità, è altrettanto vero che oggi noi trattiamo queste persone in maniera ben diversa che cento anni fa. Tuttavia questo, purtroppo non basta a tirar fuori tanti di loro dal tunnel.
Quando poi succedono storie come queste, allora capisci, come sia difficile venirne fuori. Laura raccontava sempre del mostro, che di notte veniva a trovarla. Diceva che puzzava ed aveva la testa di toro. Il Minotauro, lo chiamava. Poi, siccome non era per niente una ignorante come la maggior parte di quelli che stanno qui, personale incluso (ed io non faccio eccezione) citava Picasso ed un suo quadro. Picasso lo so anche io chi era ed il Minotauro me lo ricordo vagamente dai ricordi di scuola: un mostro ch’era rinchiuso in un labirinto, mi pare. Ma lei parlava di un quadro famoso e di una donna, Dora Maar o qualcosa del genere, che del pittore era stata amante e che era impazzita quando lui l’aveva lasciata per un’altra.
Laura raccontava che il Minotauro veniva di notte e faceva i suoi porci comodi con lei, che le faceva male, che non lo sopportava. “Non smetterò mai di prenderti…” le sussurrava mentre la violentava, “Non ti libererai di me. Mai!”.
Piangeva, quando mi raccontava queste cose. Perché con me si confidava, ero l’unica, mi considerava un’amica. Ed io sono andata dai dottori, ho riferito le sue confidenze, perché mi pareva giusto farlo. Ma quelli mi dicevano di non preoccuparmi, ch’era normale una cosa del genere, ch’era colpa anche delle medicine, ch’erano incubi e basta.
Soprattutto lui, il direttore, mi ripeteva che era tutto un frutto di una mente sofferente. Diceva proprio così: “sofferente” ed era prodigo di compassione, quasi ci piangeva; ma si preoccupava tanto per il buon nome della clinica ed allora mi supplicava di non raccontarlo in giro. Non lo diceva direttamente, ma mi faceva capire che poteva essere in gioco il mio posto di lavoro e, certo, se la clinica avesse chiuso mi sarei ritrovata per strada. Il che, di questi tempi sarebbe stato un dramma!
Lei mi capisce, vero commissario? Che potevo fare? Potevo forse immaginare che ci fosse un fondo di verità e che… insomma qua dentro se ne sentono tante ed una si abitua a vaneggiamenti e crisi isteriche. Non potevo certo immaginare che Laura avrebbe… non riesco nemmeno a capire come abbia fatto a procurarsi un coltello! Di certo non l’ha trovato qui nel reparto, qualcuno deve averglielo portato oppure ha trovato il modo di infilarsi nelle cucine. O forse era un bisturi che magari aveva rubato a qualche medico distratto… può capitare, insomma, c’è sempre un gran via vai di pazienti degli ambulatori. Stiamo tutti molto attenti, ma insomma, non è che proprio si possa controllare tutto. E poi siamo così pochi noi del personale, ci vorrebbero almeno un’altra decina di persone, ma la direzione, da quell’orecchio proprio non ci ha mai sentito. Non ho idea, proprio, mi deve credere.
E che poi trovasse la forza di… oh, signore mio, non riesco a pensarci, lei così delicata e fragile. Ma mi dica, commissario, è vero quello che ho sentito? 20 coltellate. Al cuore, quella che l’ha ammazzato… ma il resto soprattutto al… beh, si, lì sull’affare… sul sesso del mostro… da non crederci! E poi che dire del fatto che, beh quando avete levato la maschera da Minotauro al morto è vero che ci avete trovato il direttore? Ma dimmi te, sembrava una così brava persona! E Laura ora, che le accadrà? Poveraccia, non ci posso pensare… ma mi dica, commissario, è possibile che adesso chiudano la clinica? Sarebbe tremendo, mi capisce? Dio come sono sconvolta…