Il cigolio del carrello metallico lungo il corridoio annunciava la fine di un nuovo mese.

C’è posta per te. “ disse l’uomo del carrello e una mano senza volto depositò una cartolina oltre le sbarre.

La figura nella penombra aspettò a raccoglierla.

Lo fece solo la sera, al momento in cui spegnevano le luci.

L’oscurità non gli creava problemi. Aveva imparato a conviverci; soffriva di insonnia.

Ormai da anni trascorreva le notti a fissare il buio del soffitto. Non aveva mai protestato per la dura condanna che gli era stata inflitta; in tanti avevano cercato di comunicare con lui in diversi modi ma senza successo.

Poi avevano desistito, dimenticandolo.

Raccolse la cartolina e stringendola al petto si distese. Gli sembrava come ogni giorno di non avere le palpebre e gli occhi erano accecati dalla luce del buio. Tre ore più tardi rinunciò alla possibilità di addormentarsi anche quella notte. Aveva paura. Paura di fare ancora quel sogno di tanti anni prima. Quanti? Non lo ricordava più. E fu allora che il ricordo del sogno lo assalì come un ladro nella notte. Sullo schermo buio del soffitto vide le immagini del suo corpo che dormiva serenamente nel suo letto. Poi quella che sembrava la sua figura si sedette nel letto mentre il corpo continuava a dormire. Quella cosa scivolò giù dalle coperte e uscì dalla stanza. Non tornò più.

E lui non dormì più. E non sognò più. E la sua vita non fu più la stessa. E fece tutte quelle azioni che sapete per cui adesso sta pagando. Il ricordo svanì. Nonostante l’oscurità osservò la cartolina. Francobollo degli Stati Uniti, immagine di un museo di New York. Senza testo. Sorrise. Allungò la mano sotto il letto e prese una scatola di cartone. Dentro c’erano altre cartoline, senza testo ricevute da quando era in prigione: una montagna innevata, persone abbronzate intente ad una gara di limbo, un uomo ed una donna felici che salutano in cima ad una scaletta di un aereo, un gatto da strada che dorme sul cofano di un auto. Aggiunse la nuova cartolina alle altre e chiuse gli occhi.

La mattina seguente la cella era vuota.