Terza parte
Ebbi un colpo di fortuna, cosa rara in quel periodo, perché trovai subito il “reemplazo”.
Una ragazza ecuadoriana che avevo già conosciuto qualche tempo prima; era disoccupata e venne a lavorare da me a tempo pieno.
Mi sono trovata molto bene con lei: mi accudiva come un’infermiera professionista, puliva la casa alla perfezione e sapeva cucinare.
Era molto intelligente, uno spirito pratico con una tranquillità che le veniva trasmessa da una situazione familiare normale.
Questo non è molto frequente nel mondo delle badanti. Le loro famiglie di solito sono molto complicate: vari mariti o compagni, figli sparsi per il mondo, genitori difficili.
Comunque lei ha diviso con me ansie, dolori, difficoltà di ogni tipo che mi tormentavano in quel periodo.
Ha saputo incoraggiarmi e starmi vicina nel modo giusto.
Ci fu quindi un po’ di tregua e la nostra vita migliorò.
Venivano amici, avevamo ospiti a pranzo e a cena, a volte uscivamo.
Era una bella convivenza.
Lei, da persona organizzata qual’era, aveva programmato la sua vita futura.
Avrebbe lavorato sodo per qualche anno in modo da poter tornare al suo paese con il marito, comprare
una casa, avere figli e vivere serena dopo tanti sacrifici.
Ma non sempre….
Cominciò ad avere strani malesseri, sbalzi d’umore e “ahi, ahi” vomitava spesso.
Non ci voleva uno scienziato per capire cosa le stesse succedendo. Lei diceva che non era possibile perché usava il cerotto anticoncezionale ma nessuno le aveva spiegato che, avendo fatto un ciclo di antibiotici, il cerotto non era più efficace.
Era incinta!
Che gioia, una nuova vita, ma per me ricominciava tutto da capo.
La gravidanza era a rischio e, anche se lei avrebbe continuato volentieri a lavorare, dovette smettere.
Ora è felice con il suo bambino. E’ una fortuna che il cerotto non abbia funzionato.
“Ricomincio da tre” diceva Massimo Troisi, ma io da sette o otto.
Non so se per tutti sia così, ma io mi sentivo particolarmente sfigata!
La nuova era una specie di suora laica.
Apparteneva a una setta religiosa, fanatica di ciò che dice la Bibbia e di ciò che diceva il capo della chiesa frequentata.
Dispiaceva vedere come si mortificasse nel corpo e nella mente. Pur essendo molto carina faceva di tutto per non apparire e per imbruttirsi.
Inoltre non si interessava di nulla se non delle preghiere e dei salmi che recitava o cantava in continuazione.
Ogni problema si sarebbe risolto con l’aiuto di Dio.
Io non sono proprio atea, sono solo curiosa di scoprire cosa succederà dla morte.
Ma finché sono in vita penso che le nostre faccende dobbiamo cercare di risolverle da soli, nessuno ha la soluzione del mistero della vita.
Lei voleva portarmi sulla retta via, il suo scopo diventò quello di convertirmi alla sua religione. Io mi ero sempre considerata un osso duro, ma quando sei completamente dipendente dagli altri, quando non puoi alzarti e uscire dalla stanza, quando non riesci ad andare in bagno da sola, quando qualcuno ti deve dare da mangiare e da bere, si diventa più vulnerabili.
Non mi convertì al suo Dio ma creò intorno a me un’atmosfera di tristezza, di vuoto, di mancanza di voglia di vivere.
Là dove non era riuscita la malattia, lei arrivò:
ero depressa!
Tutti si accorsero di questo ed i miei parenti decisero giustamente che era meglio cambiare badante. Mi salutò dicendomi di essere dispiaciuta di avere fallito nel suo intento: non avermi accompagnata a una buona morte…
E ora il lieto fine.
Si occupano di me a turno due ragazze sudamericane poco più che ventenni. Una ecuadoriana, l’altra venezuelana.
Hanno in comune la bellezza (si narra che le mie badanti io le scelga ai concorsi per Miss Sud America), l’entusiasmo dei vent’anni, il coraggio e la volontà di migliorare la propria vita.
Hanno un talento naturale per il lavoro che stanno facendo.
Imparano tutto ciò che viene loro insegnato dal medico, dal fisioterapista, dagli infermieri.
Ora la mia casa è organizzata come una clinica svizzera.
Io mi sono rassegnata al mio nuovo stato, penso che se fossi vissuta nel ‘500 e fossi stata una regina avrei avuto chi mi vestiva, mi pettinava, mi lavava.
Ci vuole un po’ di fantasia e spirito di adattamento.
Ed è bello avere intorno due giovani che, per il loro comportamento, non mi permettono di avere una vita di routine.
Pur avendo in comune le qualità che ho descritto, sono completamente diverse.
Una sembra uscita da un college inglese, l’altra è una selvaggia.
Una è docile e ubbidiente, non discute mai; l’altra è un genio ribelle che vuole sempre fare di testa sua e non si può nemmeno rimproverare perché alla fine riesce in tutto.
Una è appassionata di cinema, politica e fatti di cronaca; l’altra accanita lettrice e scrittrice.
Con loro ho catalogato i miei numerosi libri come in una vera biblioteca; così abbiamo fatto anche con video cassette, DVD e CD.
Abbiamo sul terrazzo piante meravigliose e stiamo organizzando un piccolo orto.
Andiamo insieme al cinema, a teatro, ai concerti.
E’ un piacere vedere come si appassionano a tutto. Tante cose per loro sono nuove e fanno tesoro di ogni esperienza.
Con un’amica coraggiosa abbiamo fatto anche brevi viaggi.
Si sono ben inserite nel gruppo dei miei amici e nella mia famiglia.
Per me è come avere due nipoti ed è bello rispondere alle loro domande, soddisfare le loro curiosità, trasmettere loro un po’ di me.
So perfettamente che non durerà, loro hanno il diritto e il dovere di fare qualcosa di meglio.
Fantastico su di loro.
Una la vedo in Venezuela dove ha aperto un ristorante chic di cucina italiana.
L’altra dirigente di un centro estetico, come hobby continuerà a scrivere poesie.
Io chissà? O avrò nuove badanti, o non ne avrò più bisogno.
FINE