«Guarda Rosy, c’è Andrea! Andrea… ehi Andrea, qui da questa parte…»
«Non ci posso credere, diavolo di un uomo! Quant’è che non ci si vede, Renzo?»
«Almeno due anni direi. Te la ricordi Rosy?»
«Eccome, no! Come stai Rosy?»

La mia Rosy sorride e non risponde. È timida. Punta lo sguardo a terra mentre con una mano si drappeggia la sciarpa intorno al collo. È una donna di classe, la mia Rosy.

«Anche voi venite qui?» dice Andrea prima di alitarsi sulle mani congelate.
«Si, si mangia bene, anche se c’è sempre un sacco di gente e bisogna fare la coda.»

Giusto un paio di battute e poi ci salutiamo. Fa decisamente freddo stasera.
Rosy trema un po’ e allora la stringo forte a me cercando di riscaldarla col mio corpo.
Sono contento. Sono proprio contento. Lei non lo sa ancora che le ho fatto un regalo.
Anzi due. Occupano entrambe le tasche del mio cappotto. È una settimana che me li porto dietro in attesa di darglieli.
Lo farò dopo cena. In piazza del Duomo, sotto le luci dell’albero. Si, farò così!
Le dirò: “ Rosy mettiti a sedere!”. Poi mi inginocchierò ai suoi piedi e le sfilerò le scarpe.
Lo farò con delicatezza per non farle male agli alluci che hanno trovato un varco in queste vecchie ciabatte di tela e vedono da vicino l’asfalto di Milano.
Rimarrà a bocca aperta quando vedrà gli stivaletti.
Ha una bocca bellissima la mia Rosy, anche se orfana di parecchi denti ha la bocca più bella del mondo.

«Dove li hai trovati?» mi dirà estasiata.
«In un cassonetto vicino a piazza San Babila. Sono un po’ grandi , ma basta mettere della carta di giornale sulle punte.
Buon Natale Rosy.»
«Buon Natale, amore.»

Sorrido mentre ci penso. Intanto la fila scorre e il volontario della Caritas ci fa cenno di entrare.
Chissà se quest’anno c’è il panettone senza i canditi?
No, perché… alla mia Rosy i canditi non piacciono…